Capitolo 21

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Montréal - Giorno 3 (sabato pomeriggio)


"Ti odio" dissi, mantenendo lo sguardo fisso sul mio riflesso. "E so che te l'ho ripetuto già un centinaio di volte, ma sono comunque troppo poche."

Nathalie -nonostante fosse immersa, proprio come me, in una veloce sessione di make up- sbuffò spazientita, beccandosi anche un'occhiataccia dalla truccatrice del team.

"Non è colpa mia se Caroline si è ammalata e tu sia stata scelta per sostituirla."

"Sai che non è per quello!" Ribattei subito.

"Davvero? Allora per cosa saresti arrabbiata?" mi chiese in modo del tutto sarcastico la mia collega, voltando addirittura le spalle alla sua truccatrice. "Ah aspetta, ho capito: magari per il fatto che il famoso cameraman biondo di cui mi hai mal volentieri accennato per tutto questo tempo in realtà era..."

"Nathalie!" Urlai, quasi in preda al panico, stringendo la sua mano con la mia.

Lei, capendo di essersi fatta prendere dal nervosismo, chiuse per un istante gli occhi e sospirò. Io, guardandola riprendere il controllo di se stessa, feci altrettanto.

"Se mi avessi accennato alla tua relazione con il campione del mondo in carica, magari avrei potuto evitarti questo momentaneo incarico da giornalista Jane." Disse, sporgendosi verso di me per non farsi sentire dalle due donne addette al trucco.

"Mi sembrava superfluo parlare delle persone con cui vado a letto."

"Ma è proprio questo il punto!" urlò di nuovo, quasi facendomi prendere un colpo al cuore. "Voi non andate solo a letto, voi siete fidanzati! Tu lo ami tanto quanto lui ama te!"

"Nat veramente..."

"E non provare a negarlo!" continuò, muovendo le braccia in modo così sconclusionato che dovetti scostarmi indietro con la sedia per non rischiare di essere colpita. "Vi ho osservato per dieci minuti e Dio mio, è così palese che siete innamorati!"

Rimasi per qualche istante immobile, con lo sguardo fisso su un punto indefinito alle sue spalle, poi accomodando i gesti della mia truccatrice, voltai di nuovo la testa verso l'enorme specchio presente davanti a me.

Sebbene quelle affermazioni non fossero poi così nuove -già un paio di volte altre persone si erano espresse allo stesso modo sull'argomento-, le parole di Nathalie ebbero il potere di rimbombare nella mia mente con la stessa intensità del suono martellante di una batteria nel bel mezzo di un concerto rock.

Probabilmente perché per la prima volta le hai ascoltate davvero.

E non solo, per la prima volta non potevo e nemmeno volevo negarle.

Arrivata a quel punto, infatti, sminuire i miei sentimenti verso Lewis avrebbe solo significato rinnegare con menzogna e noncuranza tutte le cose -dalle più brutte alle più belle- affrontate e vissute insieme ed io, invece, di quei momenti volevo ricordare tutto nei minimi dettagli e costruirne di nuovi.

"Andiamo ragazzi, è ora!"

Il richiamo di un collaboratore mi distolse da quei pensieri e subito l'ansia che avevo percepito per tutta la mattina tornò prepotentemente a farsi sentire.

Dopo il cenno d'assenso della truccatrice -ed essermi guardata allo specchio per vedere il risultato del suo lavoro-, mi alzai e recuperai in fretta tutto il materiale che avevo portato con me: il cellulare da utilizzare come registratore, il foglio stilato da Nathalie con tutte le domande più frequenti che avrei dovuto porre e una bottiglietta d'acqua.
Inutile dire che la mancanza al collo della mia preziosa macchina fotografica mi faceva sentire totalmente fuori luogo e quasi sul punto di svenire.

Photograph - Lewis HamiltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora