Capitolo 36

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Meraviglioso...

Era quello l'unico aggettivo che descriveva perfettamente ciò che mi si presentava davanti agli occhi: il mare calmo, limpido, che rifletteva i colori cromati del tramonto e con il quale sembrava un tutt'uno, come un'immensa distesa di sfumature astratte blu e arancioni che si propagava senza barriere dall'acqua fino al cielo, arricchita incredibilmente da soffici nuvole quasi rosate che valorizzavano i contorni d'isole non troppo lontane.

Meraviglioso, appunto.

Soprattutto per una persona come me, innamorata dell'idea di poter fissare e custodire ogni emozione avvertita in illustrazioni cartacee immutabili.

Per quello ero diventata una fotografa.

Perché ero convinta che catturare quanti più istanti possibili della nostra esistenza fosse il miglior modo per ricordarci, sempre, di averli davvero vissuti. E anche se, rispolverate dopo tanto tempo, quelle stesse immagini avessero stimolato sensazioni diverse, loro sarebbero comunque rimaste inalterate.

Pezzi puri di rara eternità.

"Che cosa ci fai qui?"

Riconobbi subito quella voce -sebbene fosse più rauca del solito-, quindi mi voltai leggermente alla mia destra e ridacchiai nel trovarmi davanti un esemplare di Lewis Hamilton ancora parecchio assonnato.

"Mi godo il panorama" risposi, indicando il crepuscolo. "Ti ho svegliato?"

Lui scosse la testa ed, esattamente come un bambino di cinque anni, si sfregò gli occhi con la mano.

"È colpa del jet lag." Disse, avvicinandosi.

Con solo addosso uno dei suoi costumi poco sobri -di un color giallo evidenziatore molto discutibile-, si sedette accanto a me, lasciando scivolare i piedi sotto la sabbia bianca.

"Eppure dovresti esserci abituato, no?"

"Sarà che undici ore di differenza sono comunque tante..." rispose, scrollando le spalle. "Anche se, a quanto vedo, su di te non fanno poi tanto effetto."

"Forse è colpa dell'eccitazione!"

"Ancora?" domandò, alzando la voce con fare melodrammatico. "Non ti sono bastate le due prodigiose sessioni di sesso di questa mattina?"

"Sei un cretino!" Ribattei, spingendolo con entrambe le mani per farlo cadere.

Lewis rise, divertito e assolutamente più sveglio rispetto ad alcuni istanti prima, per questo non ci mise molto a contrattaccare: con i suoi riflessi, infatti, mi afferrò per il polso destro e con forza mi trascinò sopra di lui, per poi invertire le posizioni e farmi sdraiare sulla sabbia.

Feci per replicare, ma subito mi zittì con un sonoro bacio.

"Allora Morgan, quante fotografie hai scattato a questo panorama?" Mi chiese, facendo cenno alla fotocamera posta al sicuro dietro di noi.

"Abbastanza per poter scegliere la migliore in modo adeguato."

"Quindi, conoscendoti, minimo una cinquantina!"

Questa volta a ridere fui io perché, ovviamente, ci aveva azzeccato.

"Dovevo, perché questo posto è... meraviglioso!"

Il tuo lessico è molto scarso Jane.

"Grazie per avermi portata qui..." continuai, accarezzandogli i capelli. "Non so come tu abbia fatto ad organizzare tutto in quattro giorni, ma grazie."

"Mantengo sempre le mie promesse, soprattutto quelle fatte a persone importanti." Rispose, scivolando leggermente alla mia sinistra per poggiarsi su un gomito e non gravare su di me.
Io lo imitai.

Photograph - Lewis HamiltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora