Capitolo 2

4.5K 172 9
                                    

Bahrein - Giorno 3 (sabato sera)


"Grazie signori, la conferenza termina qui."

Il trambusto che seguì quelle parole fu uguale a quello che precedette l'evento stesso. Giornalisti, cameraman e fotografi si alzarono tutti in piedi e cominciarono a commentare tra loro le dichiarazioni dei tre piloti che erano stati i protagonisti di quel sabato pomeriggio: Vettel, Räikkönen e Bottas, che rispettivamente si erano qualificati per il gran premio del giorno dopo in prima, seconda e terza posizione.

Io rimasi ancorata al mio posto, cercando con lo sguardo Nathalie -l'inviata del nostro canale addetta alle conferenze stampa- e quando la vidi ancora scarabocchiare qualcosa sul taccuino davanti a lei, mi voltai verso Harry.

Lui, osservando la mia espressione annoiata, mi sorrise.

"Mi ci vorrà ancora un po' per sistemare" disse, cominciando a compattare una delle due telecamere che aveva usato per la diretta. "Ma tu puoi andare! Ci vediamo in sede."

"Sei sicuro? Non hai bisogno di una mano?" Domandai, facendo cenno con la testa a tutta l'attrezzatura che si era portato.

"Oh no, tranquilla! E' più leggera di quanto sembri!" Rispose, distogliendo lo sguardo.

Senza obiettare ancora, sistemai la mia macchina fotografica dentro l'apposita custodia nera e mi misi in piedi; non ricordando quale fosse la strada per uscire dalla struttura, mi accodai a un gruppo di giornalisti spagnoli e in pochi minuti, fortunatamente, mi ritrovai nell'enorme spazio occupato dai motorhome delle varie scuderie.

Da lì, almeno, la strada sarebbe stata facile da percorrere.

Cominciai a camminare verso la sede mobile dell'azienda, senza però risparmiare occhiate a tutto ciò che mi circondasse: com'era prevedibile, davanti al motorhome Ferrari -rigorosamente rosso- vi era un bel pò di confusione tra gente appartenente al Team e giornalisti, mentre in quello accanto appartenente alla McLaren, la situazione era capovolta a causa del tredicesimo posto di Alonso e del quattordicesimo di Vandoorne. Superai anche quello nero e giallo della Renault e quello completamente grigio della Mercedes, al quale però non potetti riservare un'osservazione più prolungata.

Era riduttivo dire che fossi ancora sconvolta dal fatto che Lewis Hamilton si fosse ricordato il mio volto e il mio nome dopo una sola misera serata trascorsa insieme, e che avesse avuto la sfrontatezza di salutarmi nel bel mezzo di una pista di Formula 1, suscitando non solo la mia sorpresa ma anche quella dei miei colleghi, che non avevano perso tempo nel pormi le più disparate domande.

"Sei Jane Morgan, fotografa di Sky Sport, vero?"

Distolsi la mia attenzione da quelli che erano stati momenti piuttosto imbarazzanti, e mi concentrai sulla donna che si era presentata davanti a me: aveva i capelli biondi non troppo lunghi -legati in una coda- e gli occhi chiari, un fisico minuto e asciutto, ed era vestiva completamente di nero.

"Mi chiamo Angela e mi occupo della promozione mediatica dei piloti Mercedes" cominciò, allungando la mano per stringere la mia. "Con la tua squadra abbiamo concordato un'intervista -prevista per la settimana prossima- e mi hanno detto di prendere accordi con te sul conseguente photoshoot."

Deglutii, e cercai di respirare.

Quello era il primo vero incarico come fotografo sportivo professionista e sebbene avessi aspettato quel momento per anni, la mia mente era invasa solo da decine di scimmiette che ballavano la samba.

"Sapete già il luogo dell'intervista?" Chiesi, chiudendo le mani a pugno pur di non tremare.

"Sì" rispose, sorridendomi. "Ho tutto scritto sulla mia agenda! Ti andrebbe di seguirmi nel mio ufficio?"

Photograph - Lewis HamiltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora