Capitolo 39 - seconda parte

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Quando l'auto si fermò davanti al grande palazzo, il respiro mi si mozzò in gola: sia a causa dell'architettura neoclassica che si mostrava sulla facciata dello stesso, sia per tutto quello che adornava l'entrata come le luci, il tappeto rosso, i fotografi e i fan che gridavano senza sosta per l'arrivo degli invitati.

Era un trambusto a cui ero abituata -poiché, di solito ero, sempre stata io l'addetta ai lavori che aspettava, pronta con la propria macchina fotografica salda tra le mani, con il naso all'insù intenta a captare qualsiasi segnale provenisse da tutto ciò che vi fosse attorno- ma che mai avevo vissuto come protagonista. E che mai avrei immaginato di poter fare.

"Non hai motivo di essere nervosa."

"La fai semplice tu!" Sbottai d'istinto, incontrando subito i suoi occhi divertiti.

Lewis ridacchiò, com'era ormai solito fare ogni qual volta il mio atteggiamento sfociasse nel melodrammatico, e dovetti stringere ancora più forte la pochette che avevo tra le mani pur di non dargli un pugno in faccia.

"Jane sarà tutto facile: entriamo, socializziamo, ci divertiamo e poi torniamo in hotel!"

"Ho bisogno di alcol per poter essere simpatica con tutti."

"In questi eventi c'è sempre l'open bar."

"La notizia migliore che tu potessi darmi!"

Lui, in risposta, alzò gli occhi al cielo ma non appena la portiera dell'auto venne aperta, ci mise poco a riacquistare la sua solita espressione composta e intensa.

"Si comincia!" Disse, scivolando rapidamente fuori.

Il clamore che suscitò la sua comparsa fu percepibile quasi subito -il frastuono creato dalle grida dei presenti e il bagliore dei flash delle macchine fotografiche fu impossibile da ignorare- e ciò non fece altro che aumentare il mio malessere ma nel momento in cui Lewis mi porse la sua mano, non ci pensai due volte nell'afferrarla.

Una volta al suo fianco, il mio cervello ebbe un attimo di sbandamento nell'appuntare realmente la quantità di gente presente attorno a noi.

"Questo è peggio di quanto immaginassi." Ammisi, deglutendo e riacquistando il falso sorriso che avevo deciso d'indossare per quella sera. "Ho una voglia immane di picchiarti per avermi portato qui."

Lewis non si scompose, anzi: mi circondò la vita con un braccio e con una risoluta naturalezza, quasi mi trascinò verso l'entrata del palazzo.
Non rimasi sorpresa nel notare quanto i presenti si battessero per conquistare l'attenzione del Campione del Mondo di Formula 1 -un suo sguardo, un suo sorriso o un suo saluto-, invece mi stupii ancora quanto lui riuscisse a sembrare a suo agio dinnanzi a tale trambusto.
Ed era curioso, considerato che l'unico posto in cui si sentisse completamente sicuro e sereno fosse all'interno della sua monoposto.

Solo quando varcammo l'ingresso dell'edificio -indenni, grazie al cielo-, mi permisi di sospirare per il sollievo e in automatico avvertii il mio intero corpo sciogliersi.

Primo step andato: Jane 1 - Razza di viziosi psicopatici 0!

"È andata bene!" Esclamò Lewis, volgendo lo sguardo su di me e sorridendo.

Lo guardai a mia volta e l'istinto di prenderlo a pugni in faccia riemerse con prepotenza. Ero, infatti, pronta a rispondergli a tono quando una voce squillante mi fece letteralmente balzare sul posto.

"Finalmente sei arrivato Lewis!"

Nonostante non fossi proprio ferrata nell'ambito della moda internazionale, non mi fu difficile capire chi fosse l'uomo che, con passo spedito, si diresse verso di noi: egli non solo ricopriva un ruolo importante nella carriera professionale del mio ragazzo -e nella scelta del guardaroba che stazionava all'interno della sua cabina armadio-, ma a quanto pare era stato l'unico ad aver insistito per la mia presenza a quell'evento.
Il suo evento, naturalmente.

"Tommy!" Salutò proprio Lewis, andandogli incontro.

Lo stilista indossava un completo grigio con cuciture lineari bianche e rosse, una cravatta rigorosamente blu sopra una camicia chiara e degli occhiali spessi marroni a forma circolare che riempivano il suo volto, segnato soprattutto dalle rughe dell'età.

Li vidi abbracciarsi e scambiare qualche parola, poi -come se sentissero il mio persistente sguardo su di loro- si voltarono nella mia direzione e si avvicinarono.

Ci siamo Jane, secondo step: sorridi e mostrati simpatica!

"Tu devi essere la misteriosa ragazza che ha rubato il cuore a questo ragazzone!" Cominciò l'uomo, mostrando un sorriso sincero e dando una leggere pacca sulla spalla a Lewis."È un piacere incontrarti, finalmente!"

"Sono Jane" dissi, stringendo la mano che in modo garbato mi aveva porto. "Ed il piacere è tutto mio signor Hilfiger!"

"Oh per favore, chiamami Tommy!" Ribatté subito. "Ho sentito così tanto parlate di te che mi sembra di essere già amici da una vita!"

"Davvero?" Chiesi un pò sorpresa, lanciando un'occhiata a Lewis.

Lui, in risposta, abbassò lo sguardo e non proferì parola: chiaro segno che fosse in imbarazzo e non potetti non trattenermi dal sorridere.

"Per settimane non ha fatto altro che parlarmi di te e della vostra relazione, aumentando così la mia voglia nel fare la tua conoscenza! Per questo l'ho praticamente costretto a portarti qui!"

"Wow, io... io non avevo idea di tutto..."

"Lo so, da un tipo così non ti aspetti tanto romanticismo no?"

"Beh, avrei dovuto immaginarlo visto il week end a Parigi e..."

"Oh andiamo, avete finito?!" Sbottò il diretto interessato, facendoci ridacchiare.

"Continueremo questa conversazione dopo Jane!" Promise Tommy, quando un ragazzo -forse un suo assistente- lo raggiunse. "Prima devo liberarmi di alcuni obblighi ma presto tornerò! Voi intanto fate un giro e divertitevi!"

Lo vidi allontanarsi e subito approcciarsi con un altro gruppo di ospiti, sempre sorridente e carismatico, e mi fu impossibile non pensare a come riuscisse ad essere così energico nonostante la settimana infernale che sicuramente stava vivendo.

"È simpatico!" Dissi, voltandomi verso Lewis.

"Sì e insieme sarete distruttivi! Ma non mi sorprende, visto che sei riuscita a fare coppia anche con il temerario Torger Wolff!"

"Geloso?"

"No amore, solo molto preoccupato!" Rispose, prendendomi per mano.

Insieme ci dirigemmo verso la sala principale dell'edificio e non potetti fare a meno che rimanere per buona parte del tempo con gli occhi incollati sulle decorazioni sparse: i lampadari erano perfettamente lucidi, i mobili costruiti con legni pregiati, i tappeti persiani spazzolati, le varie tappezzerie d'epoca ancora con colori vividi. Il complesso rendeva l'ambiente elegante e raffinato, simile a quello che si poteva trovare solo nei più importante musei d'arte.

Di certo se avessi avuto la mia macchina fotografica avrei catturato ogni particolare.

"Dove stiamo andando?" Domandai a Lewis, notando come il suo passo non rallentasse e come letteralmente ignorasse alcune delle persone che cercavano d'attirare la sua attenzione.

"A prendere qualcosa da bere."

"Non ero io l'alcolizzata della coppia?" Chiesi ancora, corrucciando la fronte.

"Può essere, ma in questo momento io ne ho un maggiore bisogno."

"E perché mai?"

"Perché ho capito che sarà una lunga serata." Rispose, sospirando.

A quello non potetti proprio ribattere.






Angolo autore: tre mesi di ritardo, lo so, ritardo imperdonabile ma sembrava che ogni tipo di disgrazia si fosse focalizzata su di me. Poi, ancora, questo capitolo -che come avrete capito è di riempimento, anche brutto- non mi ha inspirato dal primo istante e ho fatto una fatica immane per completarlo. Fortunatamente il brutto periodo è passato, quindi spero di poter essere di nuovo costante nella scrittura e negli aggiornamenti! Alla prossima!

Photograph - Lewis HamiltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora