Capitolo 30 - seconda parte

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Lewis


Silverstone - Giorno 3 (sabato sera)


"La smetti, per favore? Stai diventando insopportabile!"

Nonostante l'ennesima -giustificata- lamentela di Jane, in piedi e al mio fianco con un'espressione tutt'altro che serena, non distolsi lo sguardo dallo specchio davanti a me e con entrambe le mani, di nuovo, sistemai al meglio il colletto della camicia bianca che indossavo per l'occasione.

"Sto per conoscere la tua famiglia!" risposi, voltandomi. "Sono nervoso!"

"Non lo avevo capito eh..." Ribatté lei, in modo del tutto sarcastico.

Obiettivamente Jane aveva ragione.

Da quando avevo archiviato la pratica delle qualifiche, ogni mio singolo pensiero era stato indirizzato verso quell'incontro e l'ansia che sentivo addosso era quasi un controsenso per come l'intera situazione si fosse evoluta: ero stato io a far modificare i loro biglietti per permettergli di visitare l'intero paddock senza restrizioni durante il week end, sempre io ad organizzare il soggiorno in ogni minimo particolare così da non arrecare loro inutili preoccupazioni, ancora io a proporre la cena che si sarebbe svolta proprio quella sera eppure, in quel momento, le mie gambe tremavano.

Per l'amor del cielo Hamilton, nemmeno prima di una gara!

Sbuffai e mi diedi mentalmente dello stupido.

Jane, intuendo che al mio nervosismo si fosse aggiunto anche un pizzico d'insicurezza, si avvicinò e poggiò entrambe le mani sul mio petto.

"Li conquisterai Lewis."

"Come fai a esserne così sicura?"

"Perché mi fai stare bene" rispose con naturalezza, spiazzandomi. "E credimi, i miei zii mi hanno vista talmente tante volte con il broncio che oggi, mentre sorridevo, si sentivano probabilmente le persone più felici della Terra!"

Sospirai, questa volta colto da un innato senso di benessere, ma non mi sorpresi perché quello era il tipico effetto che Jane ormai mi provocava: i suoi gesti diretti e le sue parole semplici erano capaci di bloccare -anche solo per pochi istanti- le mie giornate frenetiche, e riuscivano sempre a produrre quella serenità necessaria per farmi affrontare ogni problema.

La sua era una dote innata, che spesso invidiavo.

"Beh, allora mi fido!" dissi, facendo incontrare le nostre labbra. "Andiamo a conoscere i Morgan!"

Sentii Jane ridacchiare, ma non esitò un attimo nel prendermi sottobraccio: insieme, uno di fianco all'altro, ci incamminammo verso la sala dov'era posto il nostro tavolo e non rimanemmo sorpresi di trovare già lì la sua famiglia. Non appena le tre persone si accorsero della nostra presenza, sorrisero e si voltarono verso la nostra direzione per accoglierci.

"Finalmente siete arrivati!"

Sono passati sette anni dall'ultima volta Hamilton, ma cerca di ricordare come si fa!

"Sì scusate, le interviste sono durate più del solito..." dissi, fermandomi proprio di fronte al gruppo. "Io sono Lewis, è un piacere conoscervi."

"Sappiamo chi sei!" Rispose di getto il signor Morgan, stringendo con vigore la mano che gli avevo porto per educazione.

Non era la prima volta che qualcuno mi rispondesse in quel modo ma osservando l'espressione del volto dell'uomo -mostrava un misto di serietà, curiosità ed eccitazione-, non potetti fare a meno di trattenere un sorriso divertito. Jane mi aveva accennato del fatto che fosse un mio tifoso, ma sinceramente non mi sarei mai aspettato una reazione del genere da parte dell'uomo che più avevo temuto in quelle ultime ore.

"Il piacere è nostro!" s'intromise la signora Morgan, attirando la mia attenzione. "Io sono Claire, mentre lui è mio marito Harry!" continuò, lanciando un'occhiataccia all'uomo.

Jane, al mio fianco, ridacchiò e vidi Amy, poco distante, fare altrettanto.

"Perdonalo Lewis, davvero, ma in questo momento non sa se comportarsi come un tifoso sfegatato o come un genitore responsabile!" Sbuffò alla fine sua zia, facendoci scoppiare a ridere.

Il signor Morgan, che sembrò riprendersi da quel suo stato di trance proprio in quel momento, si guardò intorno spaesato per qualche istante poi comprendendo la situazione, s'imbarazzò.

"Beh, scusate, ma non tutti i giorni s'incontra un quattro volte Campione del Mondo!" Disse, cercando di giustificare il suo comportamento.

"Se per questo nemmeno il ragazzo che si porta a letto tua nipote!"

"Amy ma stai zitta!" La rimproverò Jane, dandole un leggero schiaffo sul braccio.

Nonostante il modo abbastanza poco delicato con cui aveva descritto la mia relazione con sua cugina, la ragazza rise di gusto e contagiò anche gli altri.

Non conoscevo molto Amy -il nostro primo incontro era durato, forse, non più di cinque minuti-, ma dal modo in cui Jane mi aveva sempre raccontato di lei, era palese il fatto che quelle due fossero gli opposti di una stessa medaglia: una spigliata ed eccentrica, l'altra riservata e conformista ma sempre sulla stessa lunghezza d'onda.
Un pò come me e Nicolas.

A dimostrazione che non bisogna per forza avere legami di sangue propriamente diretti per poter considerare una persona a noi importante una sorella o un fratello: basta solo sentirlo dentro.

"Amy, però, non ha tutti i torti..."

La voce del signor Morgan colse, di nuovo, la mia attenzione.

Spostai lo sguardo sull'uomo ed avvertii un brivido lungo la schiena: l'espressione prima sognante e poi imbarazzata di alcuni minuti prima era stata sostituita da una più autorevole.

Adesso il tuo tifoso sarà seriamente tentato d'investirti con la tua stessa monoposto Hamilton.

Per fortuna, però, vidi la signora Morgan sbuffare e alzare gli occhi al cielo.

"Lascia perdere Lewis, non per niente questi stupidi sono padre e figlia!" disse, guardando in cagnesco i due. "Che ne dite, adesso, di sederci e goderci la serata? Ho così tante curiosità sul vostro rapporto!"

"Del tipo zia?"

"Non so, magari potremmo partire dal come vi siete conosciuti!"

Subito, per istinto, mi voltai per cercare Amy e quando la vidi ridacchiare cominciai a sudare freddo.
Lei, intuendo la mia preoccupazione, fece andare avanti i suoi genitori e Jane e mi affiancò.

"Non ti preoccupare campione, eviterò di dire ai miei di come tu e mia cugina siete finiti a letto solo dopo due ore di conversazione!" Disse in un sussurro, dandomi una pacca sulla spalla.

Lewis, amico mio, resisti.



Angolo autrice: buonasera popolo, come state? Io sono un pò sommersa da mille impegni, per questo sto un pò ritardando con l'aggiornamento dei capitoli... se poi questi sono come quello appena postato (quasi di passaggio), ammetto di avere poche scusanti. Mi sono immaginata questa scena tra Lewis e la famiglia di Jane tante volte, ma ovviamente ne ho scritta una completamente nuova (sotto ogni aspetto) e non sono molto soddisfatta! Era però importante far capire bene l'equilibrio familiare di Jane perché beh, da adesso sarà proprio "l'inizio della fine" (non letteralmente, mancano ancora tanti capitoli!).

Alla prossima! 

Photograph - Lewis HamiltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora