4. Quella luce, la vedi ora?

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"L'ho uccisa io" sussurro, pensando che nessuno mi abbia sentita," l'ho uccisa io" ripeto più forte, al che tutti si sciolgono dall'abbraccio e si mettono a guardarmi. "Com'è possibile? Eravate entrambe su quell'auto!" esclama quasi arrabbiato Chanyeol, tenendomi fermamente sulle spalle. "Dovevo esserci io al suo posto..." dico disperata "...ci eravamo scambiate di posto. Si era messa lei al volante, perché io avevo voglia di dormire un po', prima di festeggiare." Nessuno dice una parola. "Me la sono cavata con due costole e un braccio rotto e una commozione celebrale mediamente grave e lei..." mi interrompo, vedendo se riesco a dirlo ad alta voce "...lei è morta." Dodici paia di occhi sono puntati su di me e non si perdono nessuna mia reazione. Sorrido, così da dimenticare ciò che ho appena provato, così da lasciar perdere l'argomento e abbasso lo sguardo; "Forza dai, manca solo il terrazzo, poi potete scappare da qui" dico ridendo, ma non convinco nessuno. Ci soffermiamo in terrazza, molto più che in qualsiasi altra stanza. È uno spazio grande, con il pavimento perfettamente liscio, in mattonelle grigie, con un poggiolo che la delimita per tutto il perimetro. I ragazzi osservano attentamente i vari elementi che ho aggiunto, il cavalletto e la tela, ancora incompiuta, che ho messo nell'angolo, la mini fontanella di marmo e le due altalene. Sehun e Luhan vi si siedono sopra e iniziano a dondolare lentamente, mentre ci riuniamo tutti attorno a loro e ci sediamo a terra con le gambe incrociate. I ragazzi, iniziano a raccontare degli aneddoti o degli episodi che hanno vissuto durante i concerti, o i tour. Baekyhun e Chen, contribuiscono molto a sollevare il morale al gruppo, ancora un po' scosso per il mio discorso, facendo piegare in due dalle risate anche me. Quando ci alziamo, ho le lacrime agli occhi dal ridere e faccio per entrare in casa, ma vedo che nessuno mi segue, ma che stanno guardando una pila di roba coperta da un lenzuolo. "Cosa sono?" chiede Xiumin, "Sono dipinti" rispondo pensierosa, "E sono tuoi? Possiamo vederli?" chiede Luhan, con gli occhi spalancati, in un'espressione contenta. "Mi dispiace, ma non li ho dipinti io, sono di Natalie..." rispondo; è la prima volta che nomino il suo nome, da ormai, quelli che sono mesi, "...non ho mai avuto il coraggio di sollevare il lenzuolo." dico con una risata nervosa, "Beh, direi che è ora di togliersi questo peso" interviene Chanyeol dal nulla, ricordandomi le sue parole di prima e si fa avanti, prendendo un angolo del lenzuolo e invitandomi al prendere l'altro. Sono nervosa, ma mi faccio contagiare dalla curiosità degli altri e afferro la mia estremità. "1, 2, 3 e solleva" conta Chanyeol e la pila di tele, si rivela, facendo vedere subito il primo dipinto. Un sorriso mi illumina il volto, senza che me ne accorga; riconosco subito il soggetto rappresentato: sono io, è un mio ritratto. Piano piano, inizio a disfare l'impilamento e a osservare uno ad uno, tutti i quadri; alcuni rappresentano me: io che cucino, con una maglietta extra large addosso, io che ballo nella sala d'allenamento che c'è al secondo piano, ma uno mi colpisce in particolare. È una tela, divisa in due parti: la prima parte raffigura me, con le cuffie nelle orecchie, i capelli spettinati, seduta sul divano e che guardo il telefono con uno sguardo ebete sul viso, la seconda raffigura sempre me, che mostro il telefono (come se ci fosse una telecamera) all'artista e si distingue benissimo la scritta "Miracles in December" sotto la categoria "titolo", e "EXO" sotto il nome "artista". Nei miei occhi, si distingue una luce strana, che non ho mai notato e sulle mie labbra, affiora il sorriso più bello che abbia mai visto. Ero felice, ecco perché emanavo tutta quella luce. "Ero bella..." sussurro, rapita da quel dipinto, "ora capisco perché mi diceva sempre che avevo quella luce negli occhi. Ero solo...felice." Lo stavo dicendo più a me stessa, visto che mi ero per un attimo dimenticata che gli altri erano lì, ma Chanyeol mi sveglia dalla mia trance dicendo: "Quello che è successo ti ha distrutta, per questo non riuscivi a vedere quello che c'era in te. Quando te lo diceva lei, non ci credevi, poi quando se n'è andata e tu cercavi di capirlo, non lo capivi, perché quella luce se n'era andata via con lei, ma ora la vedi, la vedi in questo dipinto e la vedi in te, perché sai che ti amava e che non avrebbe mai voluto lasciarti." Lo guardo, le lacrime ormai sono sul punto di uscire, ma odio piangere, quindi le ricaccio indietro e mi alzo: mi porto il dipinto al cuore ed entro decisa in casa, con gli occhi di tutti puntati addosso. Mi dirigo alla parete vicino alla porta del terrazzo, cosicché vedano quello che faccio, prendo il primo quadro che vedo su quel muro, lo butto a terra, lanciandolo da sopra le spalle e lo sostituisco con quello di Natalie. Sto lì qualche minuto, a contemplare la sua bellezza, non la mia, ma quella del quadro in generale. Chi lo guarda, capisce subito che lei aveva un talento. Guardo verso i ragazzi e li invito ad entrare; è ormai ora di cena, ma non sembrano intenzionati ad andarsene. "Che ne dite se vi preparo una classica pizza italiana?" propongo ed ecco la risposta sarcastica che mi aspettavo, da parte di Kai "Mmm, non saprei, se cucini tu...no". "Ehi, Mister Sarcasmo, un po' di rispetto" lo sgrido, ma sto soffocando un sorriso; quindi decido di lasciare i "bambini" a giocare con il televisore e io mi dirigo in cucina per iniziare a preparare l'impasto. "Ti serve una mano? Giuro che sono bravo", mi volto e vedo Chanyeol sorridente, annuisco e lui si piazza vicino a me e inizia ad affettare l'occorrente. La mia cucina è grande e spaziosa, ma è come se nessuno dei due volesse spostarsi e allontanarsi dall'altro, infatti a malincuore mi devo dirigere in soggiorno, a causa dei rumori molesti che sento; "Mi state distruggendo casa?" domando, prendendo di sorpresa i ragazzi, che stanno giocando ai videogiochi, "Ohhhhh no, ma ci siamo appena innamorati della tua console, quindi scusaci, ma dobbiamo giocare" mi dice Baekyhun. Interdetta, ritorno in cucina, racconto tutto a Chanyeol e scoppiamo a ridere come due scemi; mi sento così bene con lui, la tensione di prima è praticamente sparita da quando è qui con me. "Volevo chiederti scusa, per prima, sai no, quando ci hai detto di lei e io mi sono scaldato e..." mi dice, ma verso la fine la sua voce si affievolisce, "Non fa niente" taglio corto, ma mi esce dalla bocca con un tono un po' acido, quindi sorrido, per far vedere che non sono arrabbiata. Si limita a guardarmi e a fare un sorrisino, di quelli che mi fanno girare la testa. Continuiamo a lavorare in silenzio e, lentamente, finiamo entrambi i nostri compiti. Ho finito di tirare l'impasto di tutte le pizze, quando mi vedo arrivare qualcosa in faccia, chiudo gli occhi per lo spavento e, quando li riapro, mi accorgo che è farina. Alzo lo sguardo verso Chanyeol, che ha un sorriso trionfante sul viso e la mano interamente infarinata, allungo la mano verso il sacchetto di farina e, ancor prima che possa "Aiuto", glielo lancio addosso, trasformandolo in una specie di puffo bianco. Inizia così la guerra di farina, che finisce con noi due che cadiamo per terra, circondati da una coltre di (quella che può sembrare, ma non è) neve. Solo dopo essermi scrollata quelle che mi sembrano tonnellate di farina dalle spalle, mi accorgo che mi sta fissando e così ricambio lo sguardo. Piano piano, senza nemmeno accorgercene, ci ritroviamo a due centimetri dall'altro e continuiamo ad avanzare. Proprio quando le nostre labbra si stanno per toccare, Lay, Suho, Baekyhun e Chen, spuntano dall'entrata della cucina e urlano: "Mamma, vogliamo la pizzaaaaa!" e, un po' maledicendoli e un po' ridendo alla loro esclamazione, inizio a mettere nei forni (eh si, ho ben 3 forni) le prime pizze, chiedendo al mio assistente pizzaiolo, di controllarle mentre non ci sono. Nel frattempo, vado in bagno per lavarmi velocemente e cambiarmi, così da apparire almeno un po' presentabile. Con l'asciugamano addosso, attraverso il soggiorno e vado in camera mia, indosso una maglietta extra large (al diavolo l'eleganza) e ritorno in cucina, con un paio di pantaloni della tuta e una maglietta da uomo in mano, per darli a Chanyeol e invitarlo a cambiarsi e a darsi una lavata. Mentre lui è in bagno, estraggo dal forno le prime pizze e le porto in sala da pranzo, cosicché gli altri possano iniziare a mangiare e rimango sorpresa, trovando la tavola perfettamente apparecchiata per tredici. "Abbiamo pensato che non potevi fare tutto tu..." dice Tao "...quindi spero non ti dispiaccia, se ti abbiamo rubato un compito", "Che carini, grazie. Forza sedetevi, le pizze sono pronte." rispondo e mi siedo con loro. "Mmm, oh mio Dio, potrei mangiare questa pizza per sempre" borbotta a bocca piena Suho, appoggiato dalle espressioni soddisfatte degli altri membri. "Ehi, Mr Sarcasmo, che ne dici?" dico ridendo, "Mah, non sono granché" ribatte con la bocca piena Kai, "ne ho mangiate di meglio", "Beh, mi sembra che stai mangiando, anzi, ti stai abbuffando, quindi tanto schifo non fanno, eh?" Gli rispondo, "Touché" mi dice, inarcando le sopracciglia e sorridendo. Finite le prime pizze, torno in cucina, per infornare le rimanenti, e qui mi aspetta una visione altrettanto dolce e divertente. La maglietta che ho dato a Chanyeol è da uomo, quindi gli sta, ma i pantaloni sembrano essere giusto un po' piccoli è l'insieme è una cosa esilarante al massimo. "Vuoi restare così o andiamo a cercare qualcos'altro? Ti avverto, non credo di averne di più grandi però" gli dico, cercando di trattenermi dal ridere, "Che fai? Mi prendi in giro?" ribatte, prendendomi per la vita e facendomi il solletico, "Ti sei vista? Quella maglietta, è talmente larga che potrei starci dentro anche io!" ridacchia, "Ehiii, ma che dici? Scommettiamo?" ribatto un po' offesa e un po' sull'orlo di una crisi di ridarella, "D'accordo" afferma e prima che possa fare qualcosa, mi alza la maglietta e si infila dentro anche lui. "Visto? Ci stiamo tutti e due, ho vinto io" mi dice con un sorriso beffardo, mentre cerchiamo di capire come possiamo muoverci in questo stato. Inizio a ridere, come non ho più fatto, da quando la mia migliore amica mi ha lasciato e continuiamo così, finché devo per forza sciogliermi da quella specie di abbraccio e farlo uscire dalla maglia, per portare in tavola le ultime pizze, ormai pronte, ma prima di raggiungere gli altri, mi afferra senza tanti complimenti per il braccio e mi sussurra "Io finisco sempre quello che inizio" e senza darmi nemmeno un attimo per capire, appoggia le sue labbra sulle mie.

Quella magica SeoulWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu