38. Chi non muore si rivede.

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Mi concentro più di quanto dovrei sulla rivista, cosicché abbia tempo di pensare ad un piano per scappare da qui: non ho idea di cosa possa fare, è ubriaco e arrabbiato e io sono qui da sola.
Per ora non ho tempo di deprimermi su quello che ho scoperto, mi importa solo andarmene via e tornare a casa mia, dove potrò cecare una soluzione in modo più tranquillo.
Il mio polso è ancora in mano sua, ma non stringe più così tanto: se provassi a strattonare un po', dovrei riuscire a liberarmi, ma poi?
Per lui sarebbe un gioco da ragazzi acciuffarmi di nuovo...
Mando al diavolo i pensieri negativi e ci provo: tiro indietro il braccio che tiene il giornalino spezza-cuori e lo colpisco in viso; lui, per lo spavento, ritrae la mano che mi stringeva, per cui sono libera e corro immediatamente verso la porta e volo giù dalle scale.
Non mi passa nemmeno per la testa, di prendere l'ascensore e, in meno di un minuto, mi ritrovo in strada; la mia auto è parcheggiata proprio di fronte alle porte del palazzo, quindi salgo dalla parte del conducente e parto a razzo, senza nemmeno mettere la cintura.
È solo in questo momento che mi guardo alle spalle, per vedere se Christian è partito all'inseguimento, ma il paesaggio intorno a me è deserto e mi rilasso sul sedile.
So che sta vivendo la sua prima notte da sposato, ma chiamo Harry, in preda al panico e sull'orlo di un pianto; devo fare il numero 2 volte, a causa delle mie mani che tremano e dopo altrettanti tentativi, riesco ad infilarmi l'auricolare nell'orecchio.
Suona a vuoto per un po', ma poi la voce di Harry emerge dal silenzio, "Jenni, spero sia importante...se è per lavoro metterò giù fra tre, due, uno...", "NO!" urlo io agitata e penso si sia accorto che c'è qualcosa di grave sotto, perché si zittisce e mi lascia parlare.
Gli racconto tutta la storia: di quando siamo restati a pulire, quando l'ho riportato a casa e non riusciva nemmeno a stare in piedi, di tutte le cose che ha detto e che ha cercato di fare.
Tralascio la scoperta di Chanyeol e Sejinni, non voglio pensarci adesso, anche se è difficile, visto che la rivista è sul sedile del passeggero e continuo a guardarla.
Dopo aver ascoltato le mie parole, è decisamente sveglio e agitato quanto me, "Dove sei?" mi chiede, "Ormai sono arrivata a casa" rispondo, varcando la porta del mio appartamento e chiudendola a chiave, "Non mi ha seguita, tranquillo. Per ora sono abbastanza al sicuro" lo rassicuro.
"Okay, non vorrei davvero smontarti le idee e tutto il resto, ma lo sai che se non hai prove, non potremo fare nulla?" domanda, dopo una pausa silenziosa, "Sì, lo so" affermo, "Ed è per questo che l'ho registrato: non penso che se ne sia accorto".
Ebbene sì, ho registrato tutto quello che ha detto: quando ha iniziato a farneticare di come sia cambiato e di quanto detesti tutti noi, di nascosto ho acceso il registratore del mio telefono e non l'ho spento fino al momento in cui sono salita in auto: mi stupisce che uno che si crede furbo come una volpe, non abbia visto quello che facevo.
"Okay, vengo subito da te. Sposterò la Luna di Miele, tu sei più importante" dichiara, ma sbarro gli occhi, "No, no, no e poi no! Non azzardarti nemmeno! Io ce la farò benissimo. Telefonerò a Kang Min Ho e chiederò un paio di settimane di vacanza, gli dirò che sono malata... non lo so, ma stai tranquillo e goditi Sharm El Sheikh, risolveremo tutto quando tornerai, o quando torneranno i ragazzi" ribatto, apparendo sicura e decisa e a lui non conviene darmi contro.
"D'accordo manipolatrice" acconsente a malavoglia, facendomi sorridere, "C'è qualcos'altro di cui vuoi parlarmi?" mi chiede.
Il suo tono è cambiato, è diventato...compassionevole? Che abbia letto ciò che c'è sui giornali? Beh, anche se fosse non è un problema che lo riguarda, perciò non mi metto a dargli altri pesi, "No" rispondo tranquilla, quasi allegra e chiudo la chiamata.
Le Fans, non lasciano più riviste o bigliettini nella mia cassetta delle lettere e io di sicuro non vado a comprarle, perciò non sono aggiornata.
I paparazzi e i giornalisti, chiedono sempre le stesse cose, ma la maggiorissima parte delle volte, stanno lì e mi fotografano o mi riprendono, per poi piazzarmi sui giornali o nelle trasmissioni di gossip, come 'La fidanzata nostalgica' o 'L'innamorata persa e fiduciosa': tutte cose che odio sentirmi dire, ma che sono vere e lo so anche io.
Mi trascino (senza nemmeno alzarmi), un po' gattonando e un po' vermeggiando, sul divano e mi sdraio lì; il mio sguardo corre sull'orologio e rivela che sono le 4.45 del mattino.
Decido di chiamare Min Ho più tardi, quando so che lo troverò al lavoro.
Kang Min Ho, è uno dei miei molteplici capi, ma è tutt'altro che snob e superiore: mi ha accolto benissimo nell'agenzia, quando avevo 16 anni e appoggia sempre le idee di Harry. Ha contribuito a farmi aumentare di grado e darmi le mie nuove mansioni e, da uno che ha potere come lui, non è per niente uno scherzo.
Decido che, fino a quando non tornerà Harry, o i ragazzi, stabilirò un coprifuoco, così da non restare fuori fino a tardi e rischiare di beccarmi Christian da qualche parte, che mi rapisce.
Un pensiero mi attraversa la mente proprio in quel momento: "Come mi comporterò quando tornerà Chanyeol?".
Lui lo sa che è finito su quella copertina (e di sicuro non solo quella...)? Immagina che posso averla vista? Perché allora non mi chiama per rassicurarmi che lei non esiste, o che è un errore, o una coincidenza?
"Sejinni...facevo bene ad odiarti!" penso arrabbiata e alzandomi di scatto.
Non riesco a capire se sono stanca oppure no, sta il fatto che mi preparo una caraffa di caffè e nel giro di 40 minuti, me la scolo tutta.
Anche dopo questa Overdose (ommioddio...) di caffeina, mi sento più che normale, quindi, come tutte le persone normali, decido di andar a letto e provare a dormire un po'.
Controllo tutte le porte (ce n'è solo una!) e le finestre (sono al dodicesimo piano, idiota) e mi reco in camera mia: non passa nemmeno il tempo di poter formulare un altro pensiero, che mi addormento profondamente.


"Sto cadendo!" urlo nella mia testa, perché la voce non vuole uscire dalla mia bocca; mi guardo intorno, "Ma che diavolo è?" penso, non avendo idea di dove mi trovo, "Sembra una caverna, però in verticale...e io continuo a cadere nel vuoto!".
Non vedo niente a cui potermi aggrappare: no radici, sporgenze, rami o incavi...niente di niente. Mi resta solo sperare che in fondo ci sia una rete, altrimenti... beh, potete immaginarlo.
Scendendo, scorgo una luce, "Ma che, sono morta?" penso, ma non faccio in tempo a trovare una risposta, che arrivo in fondo ed essa mi inghiotte avida, lasciandomi cieca per qualche minuto...


Mi sveglio di soprassalto, scattando a sedere, ricordando ogni minimo particolare del sogno appena fatto, "Cosa?" sussurro, tastando intorno a me e sentendo il morbido materasso sotto le mie dita.
Mi butto giù di nuovo, allargando braccia a gambe, chiedendomi cosa stia succedendo... in generale, ma soprattutto a me.
Dopo essere stata ingoiata da quel bagliore, mi sono ritrovata davanti a casa mia, quella in Italia, dove ho vissuto la mia infanzia, solo che era tutto deserto, non c'era anima viva.
Era come se uno spiffero d'aria, mi guidasse e mi spingesse dove voleva, così sono entrata: era esattamente com'era il giorno in cui l'ho lasciata, solo che non me ne sarei accorta, se non per qualche piccolo particolare.
Il cuscino di raso di mia madre, era ancora lì per terra, in camera sua, ma lei non c'era in quel momento.
Sono uscita e sono salita su per le scale, entrando poi nella mia vecchia stanza da letto: l'armadio, con le ante aperte e i pochi vestiti rimasti, buttati dentro alla bell'è meglio, sono come li ho lasciati 6 anni fa, il letto, era tutto sfatto, perché quella mattina, non avevo avuto voglia di rimboccare le coperte...
Tutto è come era allora.
Sono ridiscesa e d'un tratto la scena si è animata: io ero esattamente sulla porta della camera dei miei genitori e stavo assistendo all'omicidio di mia madre. Lei che cercava di scappare, ma mio padre, troppo forte, la teneva stretta e alla fine, l'ha soffocata con il guanciale.
Si è voltato verso la porta e mi sono spaventata, pensando che mi abbia vista, ma poi ha afferrato una borsa, l'ha riempita di soldi e vestiti e se n'è andato, passandomi attraverso, come fossi un fantasma.
Mi sono avvicinata al cadavere, come ho fatto quando l'ho visto tempo indietro, e mi sono seduta lì vicino; piano piano, ha iniziato a dissolversi e dopo un paio di minuti è sparito completamente, ma non me ne sono stupita più di tanto.
Sono rimasta lì ancora un po', non so quanto tempo, poi la luce abbagliante è tornata e io mi sono svegliata.

Rimugino e rimugino, sul significato di questo episodio, ma non trovo soluzione, "Sarà stata colpa dello stress per l'organizzazione del matrimonio... o di Christian... o dei ragazzi... o del caffè a quantità industriali che sto prendendo in questo periodo" penso, cercando di calmarmi e consolarmi.
Sbircio l'orologio alla parete, le 6.55: non ha senso rimettersi a dormire: il sole pallido e mattutino entra dalla finestra e questo mi convince ancora di più ad alzarmi.
Nelle 4 ore successive, riesco solamente a fare colazione e a stravaccarmi sul divano, considerato che non ho la forza di fan niente; mentre mi crogiolo nella comodità del mio mega-divano di pelle, chiamo Min-Ho "Kang Min Ho, buongiorno sono Jenni" dico; non mi sforzo nemmeno di modificare il tono della voce e fingermi malata, già così sembro in punto di morte, "Volevo avvertirla che ieri mi sono sentita male, dopo il matrimonio e mancherò per un bel po'..." dichiaro, sperando che se la beve.
"Oh, ok...troverò qualcuno che ti sostituisca...riprenditi e telefonami in caso dovessi tornare al lavoro!" esclama dispiaciuto e poi attacca.
Mi concedo un momento per complimentarmi con me stessa per la mia favolosa recitazione da moribonda, dopodiché decido che non posso stare così per le prossime due settimane, perciò penso a cosa posso fare.
"Sala d'allenamento, arrivo!" penso e mi alzo in piedi con un solo movimento.
Passo in camera a prendere dei vestiti comodi e semplici, che posso usare per ballare e mi dirigo al piano di sopra.
Quando entro, indosso il completo, composto da pantaloni della tuta grigi, un top nero corto e un paio di sneakers bianche.
Collego il mio telefono allo stereo e guardo con che canzone posso iniziare.
Fantastic Baby dei Big Bang invade la stanza e le mie orecchie e subito mi lascio trasportare; inizio a ballare e mi accorgo di quanto mi fosse mancato. Era da mesi che non lo facevo e ora mi sento più carica che mai, nonostante abbia appena passato 4 ore, immobile sul divano...
Le canzoni si susseguono e io mi concentro sulla mia figura allo specchio e nient'altro, non vedo nient'altro, solo me.
Siamo solo io e la musica adesso e così, penso di stare bene.
Ballo e ballo, fino allo sfinimento, senza fermarmi nemmeno un minuto per riposare e, quando finalmente decido di smettere, sono le 15.00.
"Cavolo... mi sono fatta prendere la mano" penso e mi scappa un sorrisino.
Sono state le ore più belle degli ultimi due giorni: non pensavo a nulla mentre ballavo, era come se volassi, fluttuassi e stavo così bene, ero così in pace...
Abbandono questi pensieri e afferro l'asciugamano: sono sudata come un maialino, ma anche affamata, perciò decido di mangiare e poi andare a farmi la doccia.
Ho il telo davanti alla faccia, quando arrivo in soggiorno e vedo solo il buio.
Mi fermo, dove penso ci sia il divano e mi asciugo bene il sudore che cola dalla fronte, poi lo tolgo e me lo metto a cavallo dell'avambraccio.
Alzo lo sguardo e il mio cuore, la mia gamba, il mio cervello, insomma tutto il mio corpo, perde un colpo, lasciandomi un attimo senz'aria. Quando mi accorgo che non sto respirando, ricomincio a inalare ossigeno, ritornando alla normalità.
Parlo per prima, con una voce che non immaginavo di poter tirar fuori, fredda e piatta, quasi di metallo "Chi non muore si rivede eh?"

Quella magica SeoulWhere stories live. Discover now