27. Piani diabolici (parte 2)

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"Cos'è questo?" chiede Francesco, guardando il foglio con un'occhiata nervosa e schifata, "Questo, signore mio..." inizia a spiegare Sehun, "...è il nuovo contratto di appartenenza della ModelsRecInternational e dice che lei non è più uno dei tre possessori principali".
Vorrei che tutto il mondo potesse vedere l'espressione di mio padre, in questo momento: un misto di paura, sconfitta e ira pura.
"Non capisco. I soci devono essere tre, non due e non quattro, ma tre!" ribatte secco, fingendo di aver recuparato la sua integrità dopo quel momento di "debolezza".
"Oh signore, ma i proprietari sono tre... diciamo. Legga bene" gli risponde Tao, con un tono da finto cortese (un po' da presa per i fondelli), "Proprio lì: -A causa del pagamento superiore di quota da parte di [EXO], il Signor Francesco Materi, è escluso dalla commissione di amministrazione della ModelsRecInternational".
"Oh!" esclamo io, fingendomi stupita e attirando tutti gli sguardi su di me, "Papà! Ti hanno fatto le scarpe huh? Questo significa che... aspetta..." e mi metto una mano sotto il mento, alzando lo sguardo, come se stessi pensando davvero, "...Ah già! Significa che devi buttare il culo fuori da qui. Non sei più nulla qui dentro." Finisco io, con il tono più duro che io abbia mai usato.
"E porta con te i tuoi cagnolini, per favore. Non voglio più vedere quelle patetiche imitazioni del tuo essere...beh, sempre che si possa essere più patetici di te, ovvio" dico infine, sorridendo amabilmente e indicandogli la porta con un gesto della mano, che non ammette proteste, "FUORI. ADESSO." e a questo punto si alza stizzito, ovviamente seguito agli altri e si dirige verso la porta, seguito dai "Bye bye" dei ragazzi e dal dito medio di Harry.
"Harry!" esclamo esterrefatta, "Ma che gestacci fai?!" e scoppiamo tutti a ridere, in una risata (davvero) liberatoria.
Mi tuffo tra i ragazzi e li abbraccio, uno ad uno, borbottando parole d'apprezzamento e ringraziamenti.
"Aspettate..." dico io ad un certo punto, facendo gelare tutti, "...quindi è per questo che non facevate altro che sussurrare e confabulare tra voi?".
Tutti si smuovono e sospirano di sollievo, probabilmente si aspettavano una domanda più complicata, quindi annuiscono e sorridono.
Dio quei sorrisi, come fanno?
Nel frattempo Christian e Harry, hanno iniziato a parlare con alcuni dei ragazzi, mentre io con gli altri, "Mmh... quindi adesso siete i miei superiori?" dico, mettendola sottoforma di domanda retorica, ma Kai mi risponde "Sì. E sei liiiiiiiiicenziata!" calcando molto sulla i (come avete notato anche voi).
"AH... fate tutto questo per salvarmi il sederino e poi mi volete cacciare? COERENZA PORTAMI VIA!" esclamo trattenendomi a stento dal ridere come una foca impazzita (scusate per il paragone, ma mi piaceva). Si rendono conto della gaffe e arrossiscono violentemente, ma io liquido tutto con una pacca sulla spalla di MisterSoTuttoIoMaTiLicenzioComunque e così si tranquillizzano un po'.
Dopo qualche momento, il fotografo e il manager, se ne vanno, promettendomi di trovarci in giornata e lasciandoci da soli nella sala conferenze.
"Dovete andare o avete tempo?" chiedo, preoccupata che stiano perdendo altro tempo per le prove, ma loro acconsentono, così chiudo la porta e ci sediamo tutti attorno al grande tavolo.
"E così... lavorate qui eh? Non è che avete sviluppato una specie di ossessione cronica fulminante, per me?" chiedo ammiccando, ma loro scuotono la testa, "Non abbiamo intenzione di lavorarci davvero" mi dice Kris e la mia espressione felice, si rabbuia in un attimo, "Quindi era tutta una finta?" continuo, abbassando gli occhi, che minacciano di riempirsi di lacrime.
"NO!" esclama velocemente Chanyeol, afferrandomi la mano e stringendola forte, "Abbiamo davvero comprato il posto di tuo padre. Solo che non lo amministreremo noi, ma qualcun altro". Ricomincio a respirare dal sollievo, sinceramente non mi pesa chi sia, basta che non sia Francesco, ma lo chiedo comunque "E chi sarebbe?", "Beh, sta a te deciderlo" mi rispondono semplicemente loro.
"Vedi, noi abbiamo pagato il prezzo, ma sarà qualcun altro, a tua scelta, ad occupare quel posto. Noi non abbiamo tempo per questo" precisa D.O e mi sembra stranamente giù di morale per qualcosa, ma non faccio domande su quello, "Ragazzi..." inizio io, "...non dovevate. Potevo farcela da sola" sussurro a testa bassa, ormai a conoscenza della verità.
"Sì, te la saresti cavata..." ribatte Lay, "...a farti licenziare. Sbaglio o lo stava già facendo?" finisce con uno sguardo tra il rimproverante e il dispiaciuto e io qui non posso proprio dire nulla.
Ha ragione dopotutto.
Un'ondata di ottimismo mi assale in questo momento e agguanto il mio telefono dal tavolo, compongo il numero e inoltro la chiamata, mettendo in vivavoce "Harry!" esclamo felice "Ho una notiziona!", "Ma come?! Un'altra? Dimmi che è bella come quella di prima, altrimenti mi deprimo" risponde lui, "No, no! È migliore, molto anche!" gli dico io e so di aver attirato la sua attenzione, così inizio a spiegargli nei dettagli il piano attuato dai ragazzi, con il pagamento e il trasferimento di compiti e poteri, e poi arrivo alla fine, "Harry, fammi un favore. Prendi tu quel posto. Ti nomino socio amministrativo" dichiaro, ma non sento nessun rumore dall'altro capo del telefono, "E non azzardarti a dirmi di no, altrimenti ti lincio!" aggiungo, prima che possa dire qualcosa.
Tutto d'un tratto, un urlo invade la stanza, obbligando tutti noi a metterci le mani sulle orecchie, per tapparle.
"È un sì?!" urlo in risposta, ancora con le mani sulle orecchie e in risposta arriva un "Sììììììììììììììììììììììììììì" altrettanto acuto, che mi fa sentire felice, molto felice.
Termino la telefonata con un sorriso che aleggia sulle labbra, quando un pensiero mi attraversa la mente.
"Passami il contratto" dico seria a Suho, che è il più vicino, così lui allunga una mano per consegnarmelo. Lo afferro e mi metto a leggerlo velocemente, per arrivare alla parte della quota versata dai miei amici.
"2 milioni di dollari?!" urlo a tutti loro, "2. MILIONI. DI. DOLLARI?!" ripeto, "Ma siete impazziti?!". Loro mi guardano spaventati, non capendo il perché della mia reazione e non dicono niente.
Mi aspettavo una cifra alta, questo è certo, ma 2 milioni americani sono tantissimi Won sud-coreani (tipo 2 miliardi di won!) e non riesco a capacitarmene e ad accettarlo.
Prendo la mia borsa, tiro fuori un borsellino più piccolo, dove tengo carte di credito e tutte le altre cose importanti e agguanto il mio libretto degli assegni.
Ne compilo uno, immettendo come cifra 1.000.000, lo firmo e lo consegno a Chanyeol, che mi guarda con aria interrogativa.
"Non ho intenzione di permettervi di spendere così tanto a causa mia. Per ora posso ridarvi solo la metà della somma, ma se aspettate un po' di tempo, ve la restituirò tutta" dichiaro io decisa, ma tutti iniziano a lamentarsi, "E noi non abbiamo intenzione di accettare nessun tipo di denaro da parte tua" ribatte secco Xiumin, "L'abbiamo fatto per te, non per farci ripagare di nuovo" continua, ma io non mollo.
"Ragazzi, maledizione. Non posso accettare così tanto, dovevate parlarmene prima..." sono un po' giù di morale ora: tutta la felicità e l'euforia che prima riempivano l'aria attorno a noi, è completamente svanita.
"Eddai Jenni" comincia Sehun, "se l'abbiamo fatto vuol dire che possiamo, no? Non preoccuparti, ok? Huh?" il tono con cui dice queste parole, mi fa sentire stranamente meglio, così l'espressione corrucciata che avevo sul viso, sparisce e ritorno sorridente.
"Però accettate l'assegno, vi prego" ricomincio io, ma Chanyeol, in tutta risposta, lo strappa in tanti pezzettini davanti ai miei occhi spalancati.
Lo guardo contrariata, con un'occhiata omicida, ma so che se insisto, vinceranno sempre loro, così abbandono la partita, senza però, aver prima imprecato sottovoce (sì, sono una ragazza molto fine, lo so).
"Non avete le prove?" chiedo, cambiando discorso e raggiungendo un terreno "sicuro", "Dovreste impegnarvi di più. So che il concerto è ormai il prossimo anno, però..." continuo, ma vedo che tutti hanno delle facce scure, quindi sto zitta.
Ce ne stiamo lì per qualche minuto, in silenzio, con io che guardo tutti quei volti abbattuti e mi chiedo quale diavolo sia il problema. Se c'è una cosa che ho imparato di loro, è non dicono mai esplicitamente se c'è qualcosa che non va, o almeno non a me, e se devo dire la verità, è anche una delle cose che odio del loro comportamento.
Scrollo la testa, come se servisse a scacciare questi pensieri e mi alzo, "Beh... io vado a lavorare. Ho un servizio con Christian..." dico, dopodiché li saluto ed esco dalla sala conferenze, dirigendomi al piano di sopra, dove ci sono tutte le stanze dedicate ai servizi fotografici.
Per tutte le tre ore in cui poso e mi faccio scattare foto, la mia mente è altrove: talmente tanto, che Chris è disperato e non fa altro che richiamarmi e rimproverarmi, ma senza cattiveria.
So che anche lui è felice per ciò che è successo, ma non lo vuole dare a vedere; lui e mio padre si sono conosciuti circa un anno fa, quando è stato assunto per fare uno shoot fotografico alla compagna di Francesco.
Credo che Christian, sarebbe stato l'unico a rimanere in quest'azienda, se mio padre fosse restato un socio: credo che a lui piacesse, anche se non si può dire lo stesso per Chris.
Una cosa so per certo: il bastardo non si arrenderà così facilmente. È stato letteralmente umiliato da dei "ragazzini" e se c'è una cosa che odia, è fare la figura dello scemo.
Tornerà.
In qualche modo, anche poco ortodosso o totalmente spiazzante, lui tornerà e vorrà vendicarsi per aver perso l'unica cosa che poteva piegarmi al suo volere, cioè il mio lavoro.
Non mi accorgo nemmeno che sto uscendo dal palazzo.
Vedo solo che la gente scarseggia sui marciapiedi e si possono vedere solo un paio di turisti in lontananza, "Strano" penso, ritornando con la mente al giorno in cui ho conosciuto i ragazzi: l'ambiente era proprio così.
Non posso fare a meno di sorridere, "Mi sembra anni fa" mi dico nella mente, ma tutto questo senso di nostalgia viene interrotto: mi sento strattonare tutto d'un tratto, ma non riesco a vedere nulla, poiché mi vengono coperti gli occhi con una qualche benda di stoffa.
Sento che vengo caricata su un furgone che parte all'impazzata, facendomi sbalzare all'indietro, ma due mani mi tengono saldamente ferma per la vita.
Alzo gli occhi al cielo da dietro la benda "Dio mio, smetterò mai di ficcarmi nei casini?"

Quella magica SeoulWhere stories live. Discover now