3 ~Sul filo dell'incoscienza~ ✔

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Ero sdraiata sul letto con ancora indosso il body da allenamento. Continuavo a ripensare alle parole di mia madre; mi avevano colpito in pieno, come una freccia scoccata dal migliore degli arcieri. La parola "ballerina" continuava a rimbombarmi nella testa, come un eco proveniente da un luogo remoto e dimenticato, ed era così forte da offuscare ed inquinare ogni mio pensiero. Solo lo squillo del cellulare riuscì a distrarmi.

«Pronto», dissi svogliata, senza neanche controllare il numero che mi stava chiamando.

«Giusy, sono Samuele».

«Samuele?», esclamai visibilmente sorpresa.

«Sì! Sai, quello biondo che oggi ballava con te».

Risi, finalmente qualcuno che aveva il potere di farmi stare bene. «Scemo! Lo so chi sei, non mi aspettavo che mi telefonassi».

«Volevo sentire come stavi. In realtà volevo seguirti prima, ma ho pensato che tua madre mi avrebbe incenerito con uno sguardo».

«Non ti preoccupare, non sarei stata molto di compagnia», ammisi.

Ci fu una breve pausa imbarazzante. Avrei voluto dirgli mille parole in quel momento, ma ognuna di esse restava in un piccolo spazio del mio cuore. L'unica cosa che ero in grado di restituirgli, era un silenzio colmo di aspettativa.

«Che pensi?», mi chiese preoccupato.

«Che balli da schifo!».

Lo sentii ridere, mi immaginavo le sue fossette agli angoli della bocca e mi sembrò quasi di percepire il suo profumo, nonostante fossimo a chilometri di distanza.

«Oltre ad essere una ginnasta incredibile e una ballerina sensuale, sei anche simpatica!».

«Straordinario, no?», dissi arrossendo mentre ringraziavo che ci fosse un telefono a dividerci.

«Tu sei straordinaria!», precisò con un sussurro.

Rimasi paralizzata con il cuore che andava al ritmo di una bomba in procinto di esplodere.

«Non esagerare...».

«Dico davvero! Ti conosco da sempre ma riesci a stupirmi ogni volta!», ammise con una punta di incredulità nel tono della voce.

«Forse non mi conosci bene», risposi ancora scettica per la piega che stava assumendo quella conversazione.

«So tutto di te. Potresti essere mia sorella!».

Il mio cuore rallentò. «Sorella?».

«Non ti piace?».

«No, sono una viziata figlia unica!», esclamai con l'amaro in bocca. Forse lui se ne accorse e cambiò discorso.

Ormai, però, il mio umore era di nuovo nero.

Nero come una nuvola carica di pioggia pronta a scatenare un temporale.

«Comunque l'esercizio a corpo libero è stupendo», disse.

«Davvero? Ho modificato dei passi quindi era solo un abbozzo!».

«Un abbozzo stupendo! Farai strage di cuori alla gara di Jesolo!».

«Speriamo!», risposi maliziosa.

«Non dirmi così! Non voglio litigare con nessuno!», esclamò con la voce che assunse delle sfumature aspre.

«E perché dovresti?».

«Nessuno può portare via la stella della palestra!».

«In realtà spero che presto qualcuno lo faccia».

A un passo dal sogno - Let's Make It -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora