43 ~Tè o caffè?~

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Svuotai la borsa in modo rabbioso, frugai più volte in ognuna delle tasche, sia quelle esterne che quelle interne e, per scrupolo, cercai anche nel mio armadio, ma nulla il body sembrava sparito.

Quando Lia tornò in stanza dopo essere stata a cena fuori con i suoi genitori, mi trovò seduta sul pavimento con la testa tra le mani, il letto ricoperto da vestiti e oggetti buttati lì alla rinfusa.

«È scoppiata una bomba e non me ne sono accorta?», mi chiese facendo il giro della stanza e osservando ogni dettaglio di quel caos improvvisato.

«Il body di Samuele è scomparso».

«Come scomparso?», esclamò lei portandosi una mano alla bocca.

Annuii incrociando i suoi occhi sbigottiti: «E ora come faccio?», le chiesi.

«Non hai portato il body di riserva?».

«No. Però ho quello della gara di squadra».

«Stai scherzando?», domandò lei alzando solamente un sopracciglio, «e tu vuoi che tutto il mondo ti veda con un body che hanno tutte? Assolutamente no!».

Attraverso la porta aperta del bagno lanciai una rapida occhiata al triste body nero che usavo di solito per allenarmi e che giaceva nel lavandino.

Lia fece lo stesso: «neanche se fosse l'ultimo body rimasto sulla Terra».

Sapevo di non avere molte altre possibilità, non c'era il tempo per andare a comprarne uno nuovo e, più di tutto, non c'era nessun altro body che potesse avere un significato così forte, quello con la farfalla rappresentava Samuele ma, soprattutto, mio padre.

Ciò che mi fece distrarre dai miei pensieri fu il rumore di qualcosa trascinato per terra, Lia aveva preso da sotto il letto la sua valigia e ora la stava poggiando sul materasso, «vediamo un po'», disse estraendo da una tasca laterale una sacca di tela, «dovrebbe essere qui».

Le sue mani svuotarono il contenuto di quella sacca, non capii subito cosa fosse perché Lia era piegata sul letto e mi dava le spalle poi, quando si girò, mi mostrò un body che riconobbi all'istante.

Vidi i suoi occhi tristi posarsi su quel pezzo di stoffa pregiato: «problema risolto», esclamò regalandomi un piccolo sorriso e porgendomi il body.

«No, davvero non posso, è il body che ti sei fatta cucire da tua nonna».

La famiglia di Lia ha una grande tradizione nel campo della moda, sua nonna era una sarta esperta e molto famosa ai suoi tempi e, sua mamma, ha un piccolo negozio di borse in centro.

«Ha fatto tutto questo viaggio», sospirò Lia sfiorando il morbido velluto dorato che sfumava all'avorio sulle maniche, «merita di fare un giro anche lui».

Scossi la testa più volte, non mi sembrava giusto indossarlo.

«Vedilo come un sigillo alla nostra amicizia», esclamò con un tono leggermente indurito, visto che continuavo a guardarla senza parlare, e mettendomi con forza il body tra le mani.

«Grazie», mormorai con un filo di voce appena udibile.

«Dai provatelo».

Mi parve di cogliere un piccolo tremolio tra gli occhi grigi di Lia, fu un attimo, non feci in tempo a dirle nulla perché lei mi spinse in bagno e chiuse la porta.

Indossai il body, mi calzava a pennello nonostante Lia fosse leggermente più alta di me, il tessuto pregiato era morbido e setoso e profumava di borotalco, ogni dettaglio, dalle cuciture fatte a mano al bordo rifinito da piccoli brillantini, lo rendevano unico.

A un passo dal sogno - Let's Make It -Where stories live. Discover now