51 ~Ogni cosa al suo posto~

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Il cimitero non era lontano da casa mia, bastava aspettare l'autobus su Via Tiburtina e fare una decina di fermate fino al Verano. Il 163 arrivò quasi subito, fortunatamente erano le cinque del pomeriggio di un giorno di agosto per cui non c'era quasi nessuno. Dopo essere stata aiutata da un uomo a salire sul bus, trovai subito posto per sedermi. Avevo il cellulare tra le mani, era spento e non avevo voglia di accenderlo, in quel momento mi sembrava una situazione talmente surreale anche per essere parte integrante di un film.

Mia madre mi aveva mentito su tante cose, troppe. Aveva addirittura avuto il coraggio di fare finta di aver perso il mio cellulare per escludermi da tutto quello che era successo, anche da Samuele probabilmente.

Conoscevo Valeria, la sua rigidità e la sua freddezza, ma neanche nel peggiore degli incubi avrei creduto possibile una cosa simile. La storia delle minacce era andata avanti per mesi, addirittura dalla gara di Jesolo, ed era un qualcosa di così subdolo e infantile che non riuscivo a crederci.

Non avrei mai immaginato che tornare dal Brasile potesse essere così drammatico, era cambiato tutto ed ero sicura che, abituarsi alla mia nuova vita, si sarebbe rivelata un'impresa titanica, corredata da un dispendio di energie non indifferente. Ero ancora talmente sconvolta da non riuscire neanche a pensare a cosa avrei fatto stasera, figuriamoci fare progetti per i giorni a venire, di sicuro il rapporto con mia madre aveva subito una frattura netta e, se già prima era complicato, adesso sembrava impossibile.

La fermata dell'autobus era esattamente davanti a un grande fioraio, non appena scesi mi colpirono subito tantissimi profumi diversi, ma non ero indecisa su cosa scegliere. Andai dritta verso la proprietaria, una signora anziana con i capelli corti e un sorriso splendente, e le chiesi di darmi una rosa rossa. Lei cercò la più bella, me la mostrò per l'approvazione e poi l'avvolse in una carta argentata applicando per finire un fiocco bianco.

Il Verano era un cimitero immenso, tante piccole strade si dislocavano in maniera confusa come se fosse un labirinto, se non avessi saputo dove andare mi sarei sicuramente persa. Per fortuna mio padre ogni tanto mi aveva portato a fare visita a qualche suo parente e quindi in un attimo trovai la tomba che mi interessava.

La sua.

La lapide era semplice ed essenziale, in marmo grigio scuro e con l'incisione color oro, la foto che mia madre aveva scelto non mi piaceva affatto, il volto di papà era serio e, i suoi capelli, erano tirati indietro con tanto gel da sembrare corti. Io avrei scelto una di quelle fotografie naturali, in cui lui sorrideva e i suoi capelli lunghi gli ricadevano sulle spalle senza un preciso ordine.

Presi il vaso poggiato davanti la lapide colmo di fiori appassiti e lo pulii per poi mettere la mia rosa, cercai anche di togliere tutte le foglie secche che erano cadute lì intorno e poi, alla fine, mi sedetti a gambe incrociate sul terreno con il viso rivolto alla fotografia.

«Ciao papà», riuscii a mormorare prima che la gola mi bruciasse a cause delle lacrime che stavo cercando di trattenere.

Dio quanto mi mancava, e quanto mi sarebbe mancato per ogni giorno da qui in poi. In un mese o poco più, la mia vita era stata stravolta, erano successe talmente tante cose da farmi perdere la rotta.

«Perché mi hai lasciata?», sussurrai al vento che soffiava leggero e mi accarezzava i capelli, al sole che batteva forte e al canto degli uccellini che proveniva dagli alti cipressi posizionati lì vicino.

Le lacrime si affacciarono ai miei occhi ma le asciugai con il dorso della mano: «ho capito il tuo insegnamento, sai? Avevi ragione, nulla è come sembra. Ho imparato che non giudicherò più le persone dall'apparenza e che cercherò di andare sempre a fondo per togliere quelle maschere che spesso indossano. Ho capito che posso continuare a fidarmi degli altri ma con moderazione e che, nelle situazioni più difficili, posso contare su me stessa. Ho capito che avevi ragione anche sull'amore, che è complicato e che spesso ci fa soffrire».

A un passo dal sogno - Let's Make It -Where stories live. Discover now