22 ~Per un pugno di centesimi~ ✔

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Fare il riscaldamento con tutti gli occhi puntati addosso non fu facile, i nostri compagni di allenamento erano seduti ai bordi della pedana del corpo libero. Io e Lia decidemmo di non scaldarci insieme, dovevamo concentrarci e evitare che l'amicizia che ci legava ostacolasse la nostra prestazione.

Con la coda dell'occhio vedevo Enrico insieme a Samantha, giravano per la palestra come se stessero facendo un tour, lei toccava gli attrezzi come se li stesse valutando e volesse analizzare ogni minimo particolare. Mia madre mi aveva parlato vagamente di lei, come, vagamente, raccontava il suo passato; ma una cosa l'avevo capita: tra loro due non correva buon sangue.

Tra una spaccata e l'altra guardavo Samuele, indossava la tuta blu della nazionale e aveva i ricci biondi tenuti fermi con un po' di gel, ogni volta che si accorgeva del mio sguardo mi sorrideva e annuiva, era il suo modo per dire "puoi farcela". Subito dopo, pero, i miei occhi incontravano quelli grandi e verdi di Sveva, e la sua espressione era un ghigno perverso che poteva permettersi solo una persona che, in quel preciso momento, si trovava in una situazione migliore della mia visto che aveva già la qualificazione in tasca.

«Ragazze! Siamo pronti per vedervi all'opera», disse Enrico ad alta voce in modo che, tutta la platea di ginnasti, potesse sentirlo «Samantha, in qualità di ex ginnasta della nazionale italiana, è la persona adatta per questa sfida. Se vuoi dire qualcosa siamo tutt'orecchi», esclamò rivolgendosi alla donna.

«Credo ci sia poco altro da dire, voglio solo fare un in bocca al lupo alle due atlete, che vinca la migliore! Spero non ci sia nessun tedio dopo la mia decisione», rispose lei arcigna.

«Assolutamente no, posso garantire. Sono delle ginnaste serie ed educate».

Questa difesa in nostro favore fu ancora un modo per scusarsi, tutti sapevo che sarebbe dovuto essere lui il giudice oggi.

La sorte volle che sarebbe stata Lia a iniziare, preferivo di gran lunga essere io la prima, l'attesa mi faceva salire l'ansia da gara. Era da sempre un mio difetto.

Samantha si posizionò su una sedia davanti la trave, in modo da poter osservare ogni dettaglio dei nostri esercizi, su un piccolo tavolino erano poggiati dei fogli nei quali avrebbe potuto prendere appunti.

Lia continuava a molleggiare le gambe per tenere i muscoli caldi poi, appena Samantha le diede il via, mi guardò e mi sorrise dolcemente.

Io e Lia conoscevamo bene i nostri limiti e sapevamo che, la trave, era il mio cavallo di battaglia e, le parallele, erano il suo. Quando salì sull'attrezzo era agitata, lo notai da alcune goccioline di sudore che le scendevano dalla fronte, il suo esercizio, infatti, ne risentì. Fece uno sbilanciamento grave ma senza caduta nel flic smezzato e sporcò l'uscita con un passo indietro.

Samantha la ringraziò con un sorriso e poi mi fece cenno di avvicinarmi.

Com'era consuetudine salutai la giudice con le braccia alzate e poi mi accostai alla trave. Quando ero prossima a iniziare un esercizio tutto ciò che c'era attorno svaniva, c'eravamo solo io e l'attrezzo. Presi un respiro lunghissimo, appoggiai le mani sulla superficie fredda della trave e salii con una verticale di forza, feci la prima serie di salti artistici senza nessun problema poi, prima di realizzare il salto costale, mi fermai un secondo, era lo scoglio del mio esercizio nonostante non fosse il salto più complicato. Alzai le braccia, distesi la gamba destra in avanti e poi partii per la rotazione senza mani, l'arrivo quasi perfetto mi fece fare un piccolo sorriso che sciolse parte dell'angoscia. L'uscita con un salto con doppio avvitamento, eseguito senza esitazione, mi fece sentire soddisfatta.

Un applauso leggero, proveniente dal piccolo pubblico di curiosi, ci accompagnò al cambio di attrezzo. Le parallele, come previsto, mostrarono tutta la bravura di Lia, si lanciava da uno staggio all'altro con grazia e facilità, le gambe sempre tese, le punte dei piedi tirate e le gran volte precise senza mai spanciare. Io cercai di sciogliere l'agitazione andando al cestello della magnesia, dopo aver indossato i paracalli li cosparsi di quella polverina bianca, rimasi lì più del dovuto per cercare la concentrazione.

A un passo dal sogno - Let's Make It -Where stories live. Discover now