CAPITOLO EXTRA ~Sveva -la vera me-

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Aspettavate il Pov di Sveva? Ora potrete essere libere di amarla o odiarla ❤

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Aspettavate il Pov di Sveva?
Ora potrete essere libere di amarla o odiarla ❤

POV SVEVA "La vera me"
Si ricollega direttamente all'epilogo

Samuele e Giusy avevano ragione. Mentre ero con loro al bar stavo mandando dei messaggi a Sergio, il ragazzo della squadra di ginnastica maschile, lui si era invaghito di me a tal punto da lasciare in tronco la sua ragazza storica che aveva attraversato l'oceano pur di vederlo gareggiare alle Olimpiadi.

Ma non era lui che stavo andando ad incontrare, avevo appuntamento con Gioia, la terapista che mi seguiva dai tempi della mia rinascita dopo l'anoressia, nonostante fosse domenica lei era sempre disponibile a darmi una mano e, prima di stringere amicizia con Giusy, era stata una delle poche disposte ad ascoltarmi. A parte i miei genitori e mio fratello nessuno sapeva che ero seguita da una psicologa, avevo paura che gli altri marchiassero sulla mia pelle un altro segno che mi avrebbe ancor di più emarginata. Non volevo che oltre a "grassa" prima e poi "anoressica", "egocentrica", "stronza", "superficiale" e "senza cuore" aggiungessero anche "pazza". Non avrebbero capito che chi va dallo psicologo é solo più sensibile degli altri ma non lo vuole dare a vedere.

Gioia riceveva i pazienti in un piccolo studio adiacente al suo appartamento che si trovava nella periferia di Roma, per andare lì mi bastava prendere la linea B della metropolitana e scendere al capolinea. Quel giorno ero particolarmente agitata, avevo deciso di sfogarmi con lei così come non avevo mai fatto, non si sarebbe più parlato soltanto dei miei disturbi alimentari o della ginnastica, ma dei miei sentimenti.

Non appena Gioia aprì la porta mi ritrovai a sorridere, aveva più o meno l'età di mia madre ed esprimeva dolcezza da tutti i pori, con i suoi maglioni dai colori pastello, le cui tonalità erano sempre abbinate a orecchini pendenti con pietre incastonate, e con le sue guance paffute ricoperte di un velo di cipria fino ai biscotti con il cioccolato che serviva insieme al tè durante la seduta. Anche se io non li prendevo quasi mai perché odiavo mangiare fuori pasto.

«Ben arrivata cara», esclamò la terapeuta osservandomi da dietro i suoi occhiali tondi.

La salutai con un bacio sulle guance, «grazie per avermi ricevuta di domenica», le dissi mentre avanzavo nello studio e poggiavo il piumino sulla poltrona color panna su cui ero solita sedermi.

Gioia scaldò l'acqua nel bollitore e poi mise in infusione una bustina del solito tè alla pesca. Mi servì un nuovo tipo di biscotti che io accolsi con un sorriso ma che lasciai lì, intatti.

Quando si sedette sul divano davanti a me aveva in mano il suo blocco per gli appunti con la copertina rigida e la penna stilografica. «Qual è il problema Sveva?».

Questa era sempre la sua domanda di apertura, e io ogni volta mi prendevo del tempo per riflettere, lei aspettava paziente che io formulassi una risposta e nel frattempo sorseggiava il suo tè.

A un passo dal sogno - Let's Make It -Where stories live. Discover now