44 ~L'ultimo salto~

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La cosa più curiosa di tutta questa situazione era che adesso stavo ringraziando Alice, non ero riuscita a dirglielo chiaramente, forse per il mio orgoglio, ma ero sicura che lei l'avesse capito

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La cosa più curiosa di tutta questa situazione era che adesso stavo ringraziando Alice, non ero riuscita a dirglielo chiaramente, forse per il mio orgoglio, ma ero sicura che lei l'avesse capito.

Il mio sorriso non avrebbe potuto mentirle, quando si trattava di Samuele diventavo trasparente senza volerlo, forse era per questo che Lia, Sveva, mia madre e, perfino lo stesso Samuele, avevano capito subito i miei sentimenti, anche quando avevo dieci anni e dell'amore non sapevo nulla.

Rimasi ancora per un po' su quella panchina, con il sole che spuntava pigro tra le foglie di palma, in un silenzio rotto solo dal rumore ruggente di qualche macchina che sfrecciava sulla strada alle mie spalle.

L'idillio che stavo vivendo in quel momento fu rotto dalla vibrazione del mio cellulare, quando vidi la notifica di Whatsapp con il nome di Giorgio rimasi per un istante indecisa se aprirla o meno, avevo paura di una sua reazione esagerata, prima della gara ero sensibile e, le parole di Alice, mi avevano infuso una carica impensabile.

Poi fu la curiosità a muovere il mio dito sul cellulare e ad aprire il messaggio.

Anche lui aveva deciso di regalarmi una foto, riconobbi subito la sabbia granulosa del lago di Castel Gandolfo, lo specchio d'acqua che rifletteva la luce tiepida di un sole che stava per tramontare e due germani reali che nuotavano indisturbati.

Solo una frase ad accompagnare l'immagine: "Smettila di tormentarti tanto. Ogni cosa segue comunque il suo corso, e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. È la vita"(H. Murakami).

Un piccolo sorriso malinconico si allargò sul mio volto, quella foto era un frammento dell'Italia che non vedevo l'ora di riabbracciare mentre, quella frase, era una parte del cuore di Giorgio, lui comunicava attraverso le frasi degli altri, questo non significava che non avesse personalità anzi, saper sempre scegliere la citazione giusta, richiedeva una perspicacia e una sensibilità fuori dal comune.

Quando vidi ricomparire mia madre ed Enrico nel mio campo visivo, capii che era arrivato il momento di entrare nello stadio. Mi alzai senza indecisione e avanzai a passo sicuro verso di loro, il sangue che mi ribolliva nelle vene come se fosse lava incandescente pronta a esplodere e a infondermi la grinta giusta per affrontare il volteggio.

Percepivo agitazione attorno a me, tra i lineamenti tesi di Enrico, tra i fotografi che si spostavano da una parte all'altra per inseguire le ginnaste blasonate candidate alla vittoria, e tra i tifosi che guadagnavano l'ingresso agli spalti come tante formiche colorate.

Io invece, dopo gli ultimi avvenimenti, mi sentivo in pace con me stessa e non ero agitata, era come se stessi passeggiando in un immaginario giardino Zen, quello dove mio padre sognava di passare la vecchiaia una volta raggiunta la pensione, con il rumore incessante di un ruscello che sfocia in una piccola cascata, il canto degli uccellini che si spostano tra le siepi Taxus e l'aria fresca e pulita.

A un passo dal sogno - Let's Make It -Where stories live. Discover now