CAPITOLO EXTRA: Alice - tornare sui miei passi-

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POV ALICE  - Tornare sui miei passi - (Il capitolo extra si ricollega al ritorno di Alice quindi dal capitolo 38 in poi)

Non mi erano mai piaciuti i miei capelli ricci, la mattina erano indomabili e dovevo passare almeno un'ora per districarli e renderli presentabili, utilizzare la piastra non serviva a nulla, bastava un po' di pioggia o umidità e tutti gli sforzi s...

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Non mi erano mai piaciuti i miei capelli ricci, la mattina erano indomabili e dovevo passare almeno un'ora per districarli e renderli presentabili, utilizzare la piastra non serviva a nulla, bastava un po' di pioggia o umidità e tutti gli sforzi si vanificavano. Ma c'era qualcuno a cui piacevano: Samuele.

In realtà, da quello che mi aveva detto, a lui piaceva tutto di me. Dalla mia voglia al cappuccino sulla guancia destra, che io cercavo di mascherare con più fondotinta possibile, ai miei fianchi accentuati che, insieme al seno, mi facevano rientrare nella categoria: fisico a clessidra.

Samuele era stato il mio primo e unico amore, solo con lui ero riuscita a essere me stessa, non mi era più capitato neanche quando mi ero trasferita in America e avevo posto le basi per una nuova Alice. Qui nessuno aveva cercato di capire perché ero spesso taciturna, perché mi chiudevo in casa a suonare il pianoforte con le lacrime agli occhi oppure perché non uscivo mai la sera.

Così quando mi era capitato di seguire un programma in televisione che trattava di sport e avevo visto l'immagine di Samuele, avevo capito che era arrivato il momento di chiudere il cerchio. Avevo lasciato Samuele nel peggior modo possibile, dopo una decisione covata per almeno un mese e avevo sofferto come un cane; eppure, anche oggi a distanza di cinque anni, ero convinta che quella fosse stata la scelta giusta.

Il problema che mi aveva sempre tormentata però era la convinzione che Samuele non lo avesse capito e così, quando avevo appreso che lui sarebbe venuto in Brasile per le Olimpiadi, non ci avevo pensato due volte.

Dovevo fare il biglietto per Rio De Janeiro, dovevo parlare con Samuele, anche se ero in ritardo di anni e avrei potuto spezzare i nuovi equilibri che lui si era creato.

Ero arrivata a Rio il giorno precedente la gara di Samuele, non sapevo quanto sarei rimasta per cui non avevo ancora acquistato il biglietto di ritorno, avevo preso una camera in un piccolo Hotel non molto frequentato e avevo passato tutto il tempo che mi separava dall'incontro con lui, a pensare a cosa gli avrei detto.

Ma quando lo avevo visto mi ero dimenticata di tutto, non avevo fatto altro che sedermi sugli spalti per assistere alla gara senza farmi vedere da nessun altro. Avevo riconosciuto la sua amica Sveva seduta più avanti ma, la mia intenzione, era quella di apparire come un fantasma, espiare i miei peccati e sparire di nuovo nel nulla.

Non appena finita la gara però la folla si era sparpagliata per tutto il palazzetto, c'era confusione intorno a me e io non sapevo dove andare, alla fine avevo trovato un cartello che riportava la scritta "spogliatoi" e così avevo deciso che avrei aspettato Samuele lì. Percorsi il piccolo corridoio stretto fino a che, vicino a una finestra aperta, scorsi gli inconfondibili ricci biondi di Samuele. Non era solo, era abbracciato a una ragazza mora, sembravano molto intimi e, per un breve istante, mi maledii per aver fatto tutto quel viaggio. Come mi era venuto in mente di pensare che lui avesse ancora qualche riserva sulla fine della nostra relazione?

A un passo dal sogno - Let's Make It -Where stories live. Discover now