13 ~Uragano~ ✔

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L'uragano era arrivato.
Si era abbattuto con tutta la sua potenza.
Non aveva risparmiato nulla e, tantomeno, non aveva risparmiato me.
Il corpo di mio padre era disteso sul letto, pallido e immobile, la testa appoggiata sulla spalla destra mi mostrava il suo viso tranquillo.
Non aveva sofferto, queste erano state le parole del medico venuto a sincerarsi che mio padre fosse morto.
Perché era questo che era successo.
Quando si sgretola la roccia a cui ti sei sempre aggrappata cadi nel vuoto. Una lunga e dolorosa discesa nell'inferno, fatta di pensieri colmi di rammarico, che ti dilaniano la carne come mille coltelli affilati.

Dopo il volo tocchi il fondo.
A quel punto ti spezzi.
Ti spezzi quando capisci qual è il problema della morte: è definitiva.

Avevo perso l'unico amico che avevo mai avuto, l'unico che c'era sempre stato. Un padre che si era guadagnato un titolo biologicamente non suo, che aveva lottato per me, per rendermi felice e per non farmi mancare nulla.
Aveva avuto la forza di lottare anche contro il cancro, contro un mostro più grande di lui che, lentamente, aveva prosciugato la sua anima.
La prima cosa che feci, quando lo vidi sul letto, fu quella di scuoterlo per svegliarlo perché, anche se il mio cervello aveva capito, il mio cuore non si dava pace.
La risposta fu il freddo del suo corpo.
Un gelo che mi atrofizzò ogni organo, che mi bloccò il sangue nelle vene e che mi fece crollare. È stato insopportabile.
Non dimenticherò mai mia madre, seduta per terra davanti la sua stanza, con il viso stravolto.
Non dimenticherò mai ciò che vidi non appena varcai la soglia della stanza.
Non dimenticherò mai, neanche, le mie grida strazianti, le lacrime che scesero sul mio viso senza freni e il dolore che paralizzò ogni singola fibra dei miei muscoli.

Quello che successe nei due giorni successivi mi tornava alla mente come vecchi ricordi di un film in bianco e nero.

C'ero con il corpo ma non con la mente.
Un uragano di dolore, di immagini sfocate e di persone.
Vidi due medici portare via papà.
Vidi mia madre parlare, dirmi qualcosa che però non compresi.

Sentii che la notte passava, mentre io restavo sdraiata sul pavimento freddo vicino al letto dei miei genitori. La mente svuotata, non riuscivo a pensare, non riuscivo a muovermi. Volevo solo sparire dalla faccia della Terra e raggiungere mio padre, accompagnarlo in questo tremendo viaggio. Non so se credo nel paradiso ma, lui, meritava sicuramente un posto di quel tipo, un posto in cui i buoni si prendono la rivincita per aver dedicato la vita agli altri.

Sentii la mattina arrivare, il sole riscaldare tiepidamente il mio corpo gelato, e mia madre che mi ordinava di alzarmi.
Mi vidi indossare il vestito nero, raggiungere l'auto di mia madre e percorrere la breve distanza che ci separava dalla chiesa.
Non appena scesi vidi la scalinata affollata, corone di fiori appoggiate sul muro bianco e sterile dell'edificio e le campane che intonavano una leggera musica.

C'erano tante persone, troppe.

Mio padre non aveva tanti parenti né, tanto meno, tanti amici. Eppure, il giorno del suo funerale, la chiesa era gremita.
Alla fine fui dentro, seduta su una panca di legno, con la dannata voglia di tornare a casa. Quando entrò la bara ci fu un applauso mesto.
Era tutto una farsa, la gente è ipocrita e io ero lì a fare la comparsa.
Sentii parole, echi lontani, pronunciati da persone meschine.
Fiori, applausi, preghiere.
Si sentivano persone piangere disperatamente mentre, io e mia madre, eravamo in prima fila rigide come statue di marmo.
Non parlavamo, non piangevamo e non ci guardavamo. Strette in un dolore profondo che ti toglie qualunque fattezza umana e qualunque emozione.

Quando tutto finì, venni abbracciata da tante persone.
Ma non sentii nulla, non riconobbi nessuno.
Ero solo convinta che fosse tutto sbagliato.
C'era il sole che picchiava forte e metteva allegria, c'era un uomo in una bara che aveva solo cinquant'anni e che meritava di vivere e c'ero io, travolta da un uragano, che mi avrebbe, per sempre, stravolto la vita.

A un passo dal sogno - Let's Make It -Where stories live. Discover now