52 Epilogo

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PREMESSA: non togliete il libro dalla biblioteca, seguiranno dei capitoli extra per rimanere ancora un po' con i personaggi di "A un passo dal sogno"

***

4 mesi dopo

Quella mattina il freddo era pungente, avevo indossato dei guanti ma continuavo ad avere le mani gelate, per non parlare dei miei piedi che, nonostante fossero avvolti in un doppio strato di calzini e infilati in un paio di Lumberjack comprate per l'occasione, sembravano fatti di ghiaccio.

Mancava una settimana a Natale, le strade e i negozi avevano quella tipica atmosfera di festa che mi aveva sempre affascinata, sembrava anche che le persone fossero più felici del normale, come se qualche luce e decorazione potesse portare gioia a tutti.

Il Bar Garden non era da meno, le sue vetrate erano state adornate con dei fiocchi di neve stilizzati, delle campane formate con dei glitter color oro e una scritta fatta di luci a intermittenza che diceva: "buone feste".

Io e Sveva eravamo arrivate in orario all'appuntamento, aspettammo per dieci minuti buoni lì fuori avvolte nei nostri piumini pesanti ma poi decidemmo di entrare.

«Lo sai che ti stanno bene i capelli così corti?», mi disse lei mentre si accomodava al solito tavolo.

Io mi lisciai piano la frangetta e mi osservai nel riflesso del vetro, prima non potevo tagliarmi i capelli a carré perché mi avrebbero dato fastidio durante le gare ma, visto che il mio rientro in palestra era ancora un miraggio lontano, mi ero concessa un cambiamento drastico.

«Però quante volte te lo devo ripetere che non ti stanno bene i maglioni di questi colori smorti? Hai i capelli neri, gli occhi nocciola e la carnagione olivastra», constatò Sveva mentre si toglieva il suo piumino rosso per scoprire un poncho scozzese rosa e nero.

«Ma per i colori ci pensi tu, no?», le risposi sarcastica.

«Questo è vero». Sorrise e si sistemò la lunga chioma di capelli sulla schiena, mi colpì un'ondata del suo nuovo profumo fruttato all'arancia, lo avevamo scelto insieme perché le avevo detto che, se avesse voluto continuare a frequentarmi, avrebbe dovuto smettere di farsi il bagno e impregnare tutti i suoi vestiti con l'essenza di lavanda.

«È sempre in ritardo eh?», disse Sveva indicando un punto della strada dove, finalmente, era comparso Samuele.

Indossava un cappello di lana grigio e aveva una sciarpa a righe che gli avvolgeva il collo, coprendogli ogni centimetro di pelle che la giacca a vento gli avrebbe lasciato scoperto. Si sfregava le mani per il freddo e ci soffiava sopra creando una piccola nube di condensa.

«Che dici lo facciamo soffrire un po' al freddo per punizione?», domandai divertita.

«Sarebbe bello», rise, «ma a noi piace anche se è sempre in ritardo».

Sveva bussò sulla vetrata per cogliere l'attenzione di Samuele che, non appena si voltò, ci regalò un sorriso magnetico.

Non appena entrò il mio cuore aumentò il battito, succedeva sempre così nonostante fossero quattro mesi che eravamo ufficialmente insieme, l'effetto che mi provocava non si esauriva mai, come un fuoco che veniva sempre alimentato.

«Ecco le donne della mia vita», esordì Samuele non appena ci raggiunse al tavolo.

Si tolse il cappello liberando i ricci biondi e ribelli, sistemò la giacca sullo schienale della sedia e infine mi stampò un bacio sulle labbra.

A un passo dal sogno - Let's Make It -Where stories live. Discover now