14 ~Come le ali per le farfalle~ ✔

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Quella mattina mi risvegliai con il manoscritto di mio padre tra le braccia. Era la prima notte che riuscivo a dormire senza svegliarmi di botto, senza sudare e, soprattutto, senza quella brutta sensazione di cadere nel vuoto.

Il lutto ha una dimensione talmente privata che non esiste un modo giusto per viverlo, io mi ero abbandonata a una sofferenza muta, fatta di ricordi e di domande.

Mia madre non aveva cercato di confortarmi né tantomeno di forzarmi a fare qualunque cosa non fosse strettamente necessaria, per la prima volta nella sua vita mi aveva rispettato.

Il dolore riconosce il dolore.

Oltre ogni previsione, io e Valeria, stavamo condividendo qualcosa di profondo e intenso che non aveva nulla a che fare con la ginnastica che, nella maniera più assoluta, era l'unico filo che ci legava.

Era passata una settimana dal giorno in cui mio padre se ne era andato.

Se prima consideravo il giorno più brutto della mia vita quello in cui il mio sogno di entrare nella squadra nazionale era sfumato, ora non c'erano dubbi; non c'è niente che può battere la morte.

Il colpo che avevo subito era mostrato dalla mutazione del mio corpo: la pelle si era ingrigita, i muscoli, solitamente gonfi e sodi, erano diventati delle protuberanze molli, il mio viso si era affilato scoprendo, ancor di più, i miei zigomi pronunciati che adesso troneggiavano sul mio volto facendomi sembrare più vecchia.

Perfino io, guardandomi allo specchio del bagno, stentavo a riconoscermi. Sembrava che un parassita mi avesse asportato la linfa vitale contro la mia volontà, quell'input che non mi permetteva di arrendermi di fronte alle difficoltà di cui, io che mi dedicavo a raggiungere un traguardo al limite dell'impossibile, avevo bisogno.

Mi misi seduta sul letto, posai la testa sulla ringhiera in ferro battuto e poggiai i fogli sulle mie ginocchia. Iniziai a leggere il manoscritto, solamente il titolo mi provocò delle fitte allo stomaco.

15/04/16

Cara Giusy,

ho deciso di scrivere questo piccolo diario per te, per poter dare libero sfogo ai miei pensieri che spero potranno servirti più avanti. Mi conosci bene e sai che preferisco scrivere; ma forse è solo deformazione professionale!

Oggi sono andato a ritirare le analisi dal medico, era una settimana che mi svegliavo con l'emicrania e con delle leggere convulsioni, non ho detto nulla a te e la mamma per non farvi preoccupare, pensavo fossero solo dovute al fatto che non trovo più l'ispirazione per il mio ultimo romanzo e che, la casa editrice, mi ha dato un ultimatum.
La causa in realtà è un'altra, ho la leucemia.
Il medico mi ha detto di rivolgermi a uno specialista, cosa che farò.

Domani dirò tutto alla mamma ma, quello che mi resta difficile fare, è dirlo a te. Hai già sofferto tanto, il fatto che il tuo papà biologico non ti abbia voluto neanche vedere appena nata, è un fardello che ti porterai dietro per tutta la vita, io spero solo di avere in qualche modo colmato quel vuoto. Perciò, dirti che potrei andare via anche io, è la cosa più insopportabile che mi potesse capitare.

Non ho paura della morte Giusy, quella prima o poi arriverà, ho paura di lasciarti sola, ho paura che, quando non ci sarò più, tu possa perdere la strada giusta.

È per questo motivo che ogni giorno stampo una pagina di questo diario, non so, se e quando, la morte arriverà, ma tu devi sapere che io ti amo più di quanto abbia mai amato me stesso.

Le lacrime iniziarono a scendere senza che avessi la capacità di fermarle. Leggere quelle parole rendeva tutto ancora più reale. Avrei voluto saperlo prima, avrei voluto potermi preparare, accettare l'idea che la vita è fatta di equilibri precari.

A un passo dal sogno - Let's Make It -Where stories live. Discover now