Capitolo 40

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Curtis's POV

Un solo colpo.

Dritto al cuore.

Una smorfia di dolore.

Gli occhi iniettati di sangue e di odio.

Le mie ginocchia cedere insieme alle sue.

Un dolore lancinante al petto.

Le lacrime a rigarmi il viso.

La fine di tutto.

(Circa venti minuti prima)

Tenevo la pistola stretta tra le mani.

Le spalle incurvate, i gomiti poggiati sulle ginocchia.

In macchina regnava un silenzio assordante.

Suv nero, vetri oscurati.

Nessuno sapeva cosa stesse succedendo all'interno.

Come d'altronde nessuno sapeva quello che stessi provando.

Miguel e Brian non si azzardavano a parlare.

Sapevano che non ci fosse nulla da dire.

Era giunta la resa dei conti.

Io e mio padre, faccia a faccia.

Aspettavo quel momento da tutta la vita.

Sapevo fosse la cosa giusta da fare.

Ma nonostante tutto sentivo di non essere completamente sicuro di riuscirci.

Mi sarei sentito libero alla fine?

Forse.

Ma soprattutto mi sarei sentito uguale a lui.

E sarei stato ancora una volta quello che mia madre non voleva diventassi.

Un assassino.

Per un istante mi sarei sentito invincibile.

Avrei provato ancora una volta quella sensazione di onnipotenza.

Un secondo dopo mi sarei sentito l'essere più vuoto e meschino del mondo.

A certe cose non ci si abitua mai.

Me lo aveva insegnato James.

Lui c'era la prima volta che uccisi qualcuno.

Era stato lui a rimettermi in piedi.

A farmi reagire.

Era anche per lui lo stavo facendo.

Per quello che consideravo mio padre.

E per mia madre.

Per Roxanne e Aleksey.

Per i miei amici.

Per il mio quartiere, la mia città.

Per Eric.

Ma soprattutto per me.

Per sentirmi libero.

Per ricominciare.

-Siamo arrivati- mi informò Miguel.

Deglutii annuendo leggermente.

Il riccio fece per dire qualcosa, ma Brian lo bloccò prima che cominciasse.

Coincidenze - COMPLETA (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now