Capitolo 75

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Eccomi! Dopo un po' di giorni di assenza, torno a pubblicare!

Mi scuso anticipatamente per eventuali errori! Ero così impaziente di pubblicare il capitolo da non averlo riletto!

Aspetto i vostri commenti e messaggi!

Un bacio <3

Andy's POV

Poggiai le spalle al muro, ricontrollando il messaggio con cui Vin mi aveva dato appuntamento.

Morivo dalla voglia di riabbracciarlo, di tenerlo stretto a me. Volevo perdermi nelle sue iridi verdissime, baciare le sue labbra e attutire quella sensazione di ansia che mi attanagliava il petto. Avevo bisogno di lasciarmi andare, di chiudere gli occhi e permettere al suo profumo di avvolgermi e calmarmi.

Ripensai a tutte quelle volte in cui mi ero ritrovato a sentire così tanto la sua mancanza, da voler mollare tutto e correre da lui. Avevo resistito quattro anni perché volevo cambiare, e perché avevo paura che lui mi avesse dimenticato. Mi era capitato milioni di volte di svegliarmi nel bel mezzo della notte in lacrime, spesso dopo aver fatto degli incubi terribili. Specialmente all'inizio, ero stato costretto a chiamare Curtis ogni volta in cui accadeva, perché la sua voce era l'unica cosa che mi aiutava a non impazzire.

Mi affidavo completamente a lui e mi mettevo completamente a nudo, raccontandogli ogni singola cosa mi passasse per la testa. Sentivo di potergli dire davvero tutto. Curt conosceva ogni mio segreto, e sapevo che non mi avrebbe mai giudicato.

Gli raccontai di quanto mi facesse stare male essere stato mollato per la seconda volta da qualcuno a cui avevo dato tutto me stesso. Gli dissi che avrei voluto odiare Vin, ma che non ci riuscivo. Pensarlo accanto a Fred mi uccideva. Lo aveva persino baciato mentre stava con me, come se io per lui non avessi mai contato nulla. Avevo versato tante di quelle lacrime, da sentirmi la faccia bruciare. Eppure non riuscivo ad amare nessun altro. Avevo conosciuto molti ragazzi in giro per il mondo, ma nessuno era lui. Tutto quello che potevo fare per avere almeno il sentore di averlo vicino, era scrivergli delle lettere, negandomi di sapere se le avrebbe ricevute e lette.

Piano piano riuscii ad abituarmi alla sua mancanza, o per lo meno, non la sentivo più forte come prima. Di giorno era difficile mi ritrovassi a pensare a lui. Mi concentravo sul lavoro, sugli obiettivi, sulla necessità di diventare qualcuno. Ma per quanto lo negassi, il tutto non era finalizzato solo a fare in modo che riuscissi a sentirmi più a mio agio con me stesso. Lo facevo per lui. Perché volevo realizzarmi, volevo che lui non si vergognasse di me.

Mi sentivo più fragile di quanto non fossi mai stato. Nemmeno da ragazzino, a diciannove anni, quanto tutto il mondo sembrava remarmi contro mi ero sentito così giù di morale.

Mi ero svegliato scosso dai singhiozzi troppe volte, accampato in mezzo al nulla, con i miei colleghi addormentati nelle tende a qualche metro dalla mia. Mi ero ritrovato a soffocare le lacrime, rannicchiato tra le coperte ruvide di pensioni davvero poco ospitali. Avevo pianto seduto in mezzo ai letti enormi di quelle stanze fredde in quei lussuosissimi hotel.

Ovunque fossi, era il pensiero che forse Vin ogni tanto pensasse ancora a me prima di chiudere gli occhi e addormentarsi, a darmi il motivo di continuare quel progetto.

Non andavo bene per lui e non andavo bene per me. Non facevo altro che farmi del male. Dovevo cambiare. Dovevo imparare a farcela da solo, e per riuscirci dovevo stare lontano da tutto e da tutti.

Dovevo allontanarmi dal porto e imparare a navigare in mare aperto. Dovevo togliere entrambe le rotelle alla mia bici e imparare a stare in equilibrio da solo. Dovevo imparare a camminare senza aggrapparmi ovunque.

Coincidenze - COMPLETA (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now