Capitolo 66

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Alcune settimane dopo...

Pablo's POV

Lasciai andare il mio borsone a terra e poggiai le spalle al muro.

Le luci di casa erano accese.

Sorrisi nell'immaginare Raúl intento nel guardare i cartoni e mia madre a cucire qualcosa per arrotondare un po'.

Mi mancavano da morire.

Osservai per minuti interi il vecchio palazzo di periferia in cui avevo abitato per tutta la vita.

Avevo preso la decisione di tornare a casa, ma ora che mi trovavo lì davanti non mi sembrava più una buona idea.

Ero sicuro che entrambi mi avrebbero accolto a braccia aperte.

Ciò che mi tormentava era capire in che modo avrei potuto guardarli in faccia senza sentirmi un verme.

Avevo quasi fatto uccidere Curt e per diretta conseguenza avevo messo in pericolo anche Miguel, che si era fatto in quattro per me e per nostra famiglia.

"Non ce la faccio".

Raccolsi il mio borsone da terra e mi avviai per una stradina secondaria, senza pensare che così facendo sarei passato davanti alla palestra e al campo da basket in cui ero cresciuto.

-Pablo...sei tu?-

Mi bloccai di colpo.

Non so descrivere bene cosa provai nel sentire quella voce.

Mi voltai di scatto e non ebbi nemmeno il tempo di dire qualcosa, perché Dim mi strinse in uno dei suoi abbracci meravigliosi, lasciandomi senza fiato.

Peccato che le mie costole non fossero ancora del tutto a posto e che quell'abbraccio mi fece malissimo.

Non ebbi comunque il coraggio di tirarmi indietro, troppo felice di rivedere il mio migliore amico.

-Dove cazzo eri finito?- sussurrò senza riuscire a nascondere l'emozione nella sua voce.

-Perché non ti sei più fatto sentire?- chiese staccandosi da me per potermi guardare in faccia.

-Io...merda! Mi sei mancato un sacco!- esclamò.

-Dim- sussurrai.

-Anche tu mi sei mancato- gli risposi stringendomi a lui, ma stando attento a non farmi male.

-Avevo paura...che non ti avrei più rivisto...Sei sparito da un giorno all'altro!-

-I-io avevo la stessa paura- ammisi, cercando di cacciare quelle scene dalla mia mente.

Dim non sapeva quanto avessi invocato il suo nome, ogni volta in cui mi ero trovato a piangere da solo, chiuso in una stanza.

-Vieni- sussurrò il biondo trascinandomi all'interno della palestra.

Ci sedemmo per terra, in un angolo, come ai vecchi tempi.

-Mi sei mancato un sacco, Pablo. Davvero- ripetè.

-Anche tu- risposi sorridendo.

-Hey, aspetta! Che cazzo ti sei fatto alla guancia?- chiese notando il segno chiaro di una ferita sul mio zigomo.

La accarezzò con il pollice notando fosse leggermente rialzata.

Era il primo ad essersene accorto.

Nemmeno Miguel ci aveva fatto caso.

-Diciamo che le ho prese più di una volta in questi mesi- dissi senza riuscire a nascondere l'agitazione.

Coincidenze - COMPLETA (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now