capitolo 42

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  capitolo 42

Shikamaru Nara, ninja rinomato per il suo sviluppatissimo intelletto e uomo di grande astuzia, passeggiava tranquillamente per le vie di Konoha. In quel momento si stava concedendo un'oretta di relax dai suoi doveri di consigliere dell'Hokage. Tanto lo sapeva, Naruto non era in ufficio a quell'ora, ogni giorno sempre la stessa storia, nel primo pomeriggio il biondo si dileguava, lasciando un biglietto sulla propria scrivania con su scritto:

-Sono andato a prendere Itachi in accademia. Torno tra un po'!-

Ormai non si prendeva nemmeno più la briga di controllare se ci fosse il fatidico biglietto su quella scrivania. Tanto, alla fine, Naruto trovava sempre una scusa per filarsela e andare a prendere il figlio, perciò tanto valeva prendersela comoda e rilassarsi un po'.
L'uomo con il codino si sdraiò all'ombra sotto un enorme albero, fissando le nuvole, proprio come faceva da ragazzo.
"Come vola il tempo. Sono quasi otto anni che è diventato Hokage."
Lasciandosi cullare dal tepore emanato dal sole e dalla brezza che gli accarezzava il viso, Shikamaru attese pazientemente il ritorno dell'Hokage.



Concluse le lezioni come ogni giorno, Itachi uscì dalla propria classe, salutando calorosamente i compagni ed il sensei. Il bambino di appena sette anni proseguì per i corridoi dell'accademia ninja camminando con calma. Anche quella mattina come tutte le precedenti era andata bene, non poteva lamentarsi. Andava bene a scuola, non attaccava briga con nessuno, al contrario di Mey, e al contrario di Akane non si sentiva superiore a nessuno. Purtroppo la sua bravura veniva sempre associata al fatto che fosse figlio dell'Hokage ed al suo cognome. Ma il ragazzino cercava sempre di distinguersi per le proprie doti e non per la propria discendenza.
Una volta fuori dall'accademia iniziò a guardarsi intorno attentamente ricercando, come da routine, un lungo mantello bianco con delle fiamme ricamate sopra. Il ragazzino scorse la figura del genitore seduto su una staccionata che attendeva tranquillamente.
I capelli biondi venivano mossi leggermente dalla brezza del vento, mentre sorrideva chiacchierando tranquillamente con un'anziana signora. Itachi silenziosamente si avvicinò al genitore tirando leggermente il lungo mantello bianco attirando la sua attenzione.

L'uomo si voltò vedendo il proprio bambino accanto a sé.
"Ciao mamma!" Salutò il bambino accennando in piccolo sorriso.
"Itachi! Com'è andata oggi?" Naruto ricambiò quel piccolo stiramento di labbra, ereditato dal ramo della famiglia del marito. Con uno dei suoi enormi sorrisi.
"Bene!"
"Su sbrighiamoci ho un sacco di lavoro arretrato!"
Il biondo prese per mano il figlio incamminandosi verso il proprio ufficio, per dedicarsi ad un altro pomeriggio tra noiosissimi documenti da firmare e rapporti da leggere.

Itachi osservava la figura del genitore tenerlo per mano, mentre camminavano per le vie del villaggio. Fin da bambino lo aveva sempre visto con quel mantello bianco indosso. Ricordava le giornate trascorse tra le mura del palazzo dell'Hokage mentre il genitore dietro a quella scrivania veniva tampinato da documenti di ogni genere.

Per Naruto, la nomina di Hokage arriva appena due mesi dopo la nascita del piccolo Itachi, era stata del tutto inaspettata.
Era accaduto così all'improvviso una mattina di quasi otto anni prima.

*****
Il biondo si trovava a casa ad accudire il figlioletto di appena due mesi, mentre le figlie si trovavano in accademia ed il marito in missione. Quella stessa mattina Sakura accompagnata da Sai si era presentata in casa sua. La giovane aveva riferito un messaggio da parte del sesto Hokage. L'uomo aveva convocato l'Uzumaki immediatamente. Il jinchuuriki era terrorizzato, si era già visto vedovo, l'urgenza con cui era stato convocato lo aveva letteralmente spaventato, temeva fosse successo qualcosa a Sasuke.
Dopo aver lasciato il figlio all'amica era corso dritto verso il palazzo dove Kakashi lo attendeva.
Il biondo aveva spalancato la porta come una furia chiedendo subito informazioni sul marito. Ma ciò che lo lasciò ancora più incredulo fu scoprire delle dimissioni dell'ex sensei, la quale aveva chiesto espressamente che fosse lui il suo successore.

Il giovane a dir poco sbigottito era rimasto a fissare il marito difronte a sè all'interno di quell'ufficio. Per Sasuke quella mattina era stato tutto fin troppo semplice, aveva detto al biondo che andava in missione per poi raggiungere Kakashi in ufficio e poi attendere l'arrivo di quel dobe, che adesso lo fissava con occhi e bocca sbarrati dopo avergli comunicato che tra pochi giorni sarebbe subentrato come settimo Hokage.

Naruto stava cercando di riordinare i propri pensieri che in quel momento si stavano accavallando l'uno sull'altro creandogli una gran confusione. Non riusciva a capacitarsi di tutto ciò. In quel momento gli sembrava tutto fin troppo surreale. Non poteva star accadendo seriamente. In una frazione di secondo vide la sua intera vita scorrergli davanti agli occhi. La sua tristissima infanzia, seguita da un'adolescenza ancora più turbolenta, l'inizio della sua, a dir poco catastrofica relazione con quel teme, seguita dall'arrivo di Mey, il loro matrimonio, poi Akane a adesso anche Itachi.
Era tutto fin troppo perfetto. Dopo una vita di sofferenze, aveva sposato il suo più grande amore, avendo ben tre figli da lui, ed adesso anche la nomina di Hokage. Si diede un pizzicotto sul braccio per assicurarsi di essere sveglio. Chissà? Forse era solo un sogno.

Sasuke gli si avvicinò con passo calmo e sicuro di sè. Riusciva a scorgere il profondo turbamento in quegli occhi azzurrissimi e limpidi come il cielo.
"Che c'è dobe? Non vuoi più diventare Hokage?"
Il biondo sollevò lo sguardo incrocindo i propri occhi con quelli nerissimi e intensi del moro.
"Ti prego...! Dimmi che non sto sognando!" Chiese stringendo le braccia al collo del maggiore conficcando il viso nell'incavo del suo collo. Non riusciva a crederci, ormai aveva abbandonato completamente la speranza di riuscire un giorno a raggiungere quel sogno che per tutta la vita gli aveva dato la forza di rialzarsi ad ognì caduta.
L'Uchiha era intenerito dal suo dobe biondo. Avvolse le proprie braccia intorno alla vita del marito per poi passare una mano tra i suoi capelli.
"Non stai sognando! Diventerai l'Hokage. Perciò smettila di fare il bambino e datti un po' di contegno!" Nonostante le parole dure, il tono usato era stato basso e comprensivo.
Naruto si rimise dritto mostrando un enorme sorriso, ancora a stento riusciva a crederci, la felicità che iniziava a prendere possesso del suo animo era smisurata. Adesso si sentiva totalmente realizzato.
*****

Quel ricordo era tornato a galla dopo tanti anni, nella mente dell'Uzumaki. Non sapeva nemmeno da dove era uscito fuori, senza alcun dubbio quello era stato uno dei giorni più belli della sua vita. Dopo quello del suo matrimonio, ovviamente.
Con la mente continuò a vagare tra i ricordi.
I giorni a seguire erano stati un vero incubo. Nonostante fosse stato eletto Hokage, aveva pur sempre un bambino piccolo da accudire, e non gli andava molto giù l'idea di pagare una baby sitter che si occupasse di suo figlio. Perciò ogni mattina Naruto si recava in ufficio portando con se il piccolo Itachi.

Tra i suoi ricordi risuonava ancora il suono degli urletti eccitati delle giovani ninja che avevano l'onore di incontrare il suo splendido bambino. Quel periodo era stato uno tra i più stressanti della sua vita. Se inizialmente la nomina di Hokage lo aveva riempito di gioia, dopo appena un mese stava maledendo Kakashi in tutte le lingue possibili. Quel degenerato del suo ex sensei aveva deciso di dimettersi proprio in un periodo cruciale.
Destreggiarsi tra la carica di Hokage e fare il genitore non era per nulla semplice. Se aggiungiamo una bambina dispettosa che attaccava briga continuamente con tutti, una bambina un po troppo piena di sè, un bambino neonato di appena tre mesi ed un marito iper geloso. Almeno una cosa positiva c'era. Sasuke nonostante le missioni cercava di aiutarlo il più possibile. Più di una volta era capitato che il biondo portasse il lavoro a casa, venendo poi aiutato dal marito.

A distanza di anni la situazione non era cambiata poi molto, ancora adesso Sasuke spesso rimaneva in ufficio con lui per aiutarlo.
Adesso Naruto camminava tenendo per mano il figlio. Itachi era cresciuto a vista d'occhio, ormai il suo bambino aveva quasi otto anni, il nove di Settembre sarebbe stato il suo ottavo compleanno. Il tempo era trascorso talmente in fretta. Crescendo diventava sempre più simile a suo zio, almeno per come lo descriveva Sasuke. Lui aveva avuto modo di conoscerlo in pochissime occasioni e non erano state nemmeno piacevoli.
Gli stessi capelli nerissimi, la pelle chiara e gli occhi neri del medesimo colore, anche se molto più grandi e dal taglio meno affilato. Rimase ad osservare il figlioletto che camminava tranquillamente accanto a lui tenendolo per mano. Possedeva un carattere stupendo, dolcissimo e dall'animo buono.

Il bambino sentendosi osservare si voltò vendendo il genitore fissarlo.
"Mamma che c'è? Ho fatto qualcosa di male?"
Naruto si riscosse immediatamente. "No tesoro. Sei cresciuto così in fretta! Mi sembra ieri che ti tenevo in braccio.. e già sei diventato grande!"
Il piccolo lo guardò sorridendo leggermente. "Sbrighiamoci! sbaglio o hai detto che avevi tanto lavoro da sbrigare?"
L'uomo rispose sorridendo a sua volta, per poi continuare a camminare.


Intanto nel palazzo dell'Hokage, Mey era appena arrivata nell'ufficio del genitore trovando suo padre seduto dietro la scrivania intento nel leggere alcuni documenti.
"E tu che ci fai qui? Dovè mamma?"
La giovane diciottenne, era appena rientrata da una missione ed doveva fare rapporto.
"E' andato a prendere Itachi in accademia." Sasuke continuava a leggere i documenti tra le sue mani.
La ragazza puntò lo sguardo sull'orologio appeso alla parete, non aveva fatto caso a che ore fossero. Si sedette su una sedia attendendo pazientemente il rientro del genitore, intanto osservava suo padre.
"Cosa stai leggendo?"
"Il rapporto di tua sorella."
"è già rientrata?"
"Si, poche ora fa."
La giovane sbuffò sonoramente, quella nanerottola di sua sorella pur avendo solo quattordici anni, era diventata la migliore tra tutti i chunin della sua età. Mey tornò ad osservare suo padre seduto dietro la scrivania dell'Hokage, che continuava a leggere. Si stava annoiando da morire, inoltre i suoi compagni avevano affidato a lei il compito di fare rapporto, tanto alla fine per come la vedevano loro si trattava solo di una chiacchierata tra genitore e figlia.

La porta dell'Ufficio si a prì mostrando la figura di Naruto che teneva per mano il piccolo Itachi. Il biondo aggirò la scrivania piazzando un bacio sulle labbra del moro, gli strappò letteralmente i documenti dalle mani, sedendosi sulle sue gambe per poi cominciare a leggere il rapporto della figlia.
Intanto Itachi si era seduto accanto a sua sorella.
"Sbaglio o questo è il rapporto della squadra di Akane? é già tornata?"
"Si, e andata a pranzare con i suoi compagni, tra non molto dovrebbe tornare." Il moro anche se un po' seccato dal modo prepotente con cui il dobe lo aveva usato come sedia, alla fine aveva avvolto le proprie braccia intorno alla vita del marito stringendolo a sè.
"Se non vi dispiace anche io vorrei fare rapporto! Così poi posso tornarmene a casa e rilassarmi un pò!.
"Mey posso venire con te? Ho fame!" Itachi si era rivolto alla sorella.
"Certo tesoro! Come faresti senza di me? Questi due pensano solo a..."
Due paia di occhi serissimi gelarono la ragazza sul posto. Sasuke e Naruto si era voltati in contemporania freddando la figlia maggiore con lo sguardo, stava per dire qualcosa di inappropriato se lo sentivano. La ragazza si blocco immediatamente sentendo i brividi scorrergli nelle vene di fronte a quei quattro occhi puntati su di sè.
In quel momento gli era tornato in mente quell'episodio avvenuto qualche anno prima.

*****
All'epoca, aveva solo sedici anni. Quel pomeriggio si trovava a casa con la sorella ed il fratello, mentre suoi erano come al solito in ufficio. I tre fratelli Uchiha totalmente assaliti dalla noia avevano deciso di fare un giro. Dopo aver trascorso l'intero pomeriggio in giro per Konoha fecero tappa al palazzo dell'Hokage. La giovane di sedici anni insieme alla sorella dodicenne ed il fratellino di appena sei anni stavano raggiungendo l'ufficio del genitore.
Alcuni rumori molesti provenienti da dentro quell'ufficio fecero insospettire la ragazza mora che prese un kunai tra le mani avvicinandosi silenziosamente alla porta pronta ad attaccare, ordinando alla sorellina di proteggere Il fratello minore.
La ragazza cautamente si avvicinò ruotando la maniglia per poi aprire la porta entrando dentro la stanza con un balzo.

La scena che gli si presentò davanti agli occhi fu quanto di pìù imbarazzante la sua mente potesse concepire.
Sua mamma stava sdraiato su quella scrivania semi nudo con le gambe spalancata mentre suo padre addossato su di lui, altrettanto mezzo nudo, posizionato tra quelle gambe spingeva animatamente, il tutto mentre si baciavano appassionatamente.
Mey era rimasta letteralmente pietrificata, mentre i suoi si erano fermati immediatamente. Naruto rosso come un pomodoro, aveva preso ad inveire contro sua figlia mentre cercava di coprirsi il più possibile. Sasuke era sbiancato, più del solito, con un movimento veloce aveva afferato il mentello bianco da Hokage del biondo cercando di coprire entrambi per poi freddare la figlia con lo sguardo ordinandole di uscire immediatamente.

Sentendo tutte quelle imprecazioni, Akane si era sporta dallo stipite della porta, vedendo sua sorella imbambolata come una statua di sale, bianca come un lenzuolo ferma davanti all'entrata della stanza, mentre i suoi genitori semi nudi cercavano di rivestirsi in fretta e furia, tra le imprecazioni di entrambi.
La bionda afferrò veloce la sorella maggiore tirandola per un braccio facendola uscire da quella stanza per poi chiudere immediatamente la porta con un sonoro tonfo.
Fece sedere la ragazza sul pavimento scuotendola un pò nel tentativo di farla riprendere dallo shock.
"Ho bisogno di uno psicologo..." Rantolò la giovane dai capelli corvini con gli occhi fuori dalle orbite.
"Oh santo cielo Mey... Avresti dovuto bussare prima di entrare!" Fu il rimprovero di Akane.
La sorella maggiore si animò improvvisamente, sbraitando come una forsennata. "Che diavolo ne sapevo io che stavano facendo sesso! Ho sentito degli strani rumori e mi sono insospettita! Pensavo fosse un ladro o peggio. Che vuoi che ne sapessi che invece di lavorare, quei due si danno alla pazza gioia!!!"
Akane si zittì, non poteva darle torto. Anche lei aveva pensato le stesse cose, infatti non aveva obiettato di fronte agli ordini della sorella.
Il piccolo itachi continuava a fissare le sue sorelle non capendo di cosa stessero parlando.
"Cos'è il sesso?" Chiese ingenuamente il bambino di appena sei anni.
"Beata innocenza...!" Furono le parole di Akane mentre si portava una mano alla radice del naso, intanto sua sorella ancora più pallida chiedeva un supporto morale.
"Avrò un blocco della crescita!" Riprese la mora ancora sconvolta.


Naruto sedeva dietro la propria scrivania tenendo in braccio il piccolo Itachi, Sasuke in piedi di fronte alla finestra continuava a tenere lo sguardo fisso fuori. Mey e Akane invece si erano accomodate su due sedie di fronte alla scrivania del biondo.
"Mi dovete pagare uno psicologo!" Esordì Mey puntando lo sguardo sul biondo che cercava in ogni modo si svincolare i suoi occhi.
Il biondino si sentiva terribilmente in imbarazzo per essere stato beccato in quella situazione. Praticamente nudo con il teme tra le sue cosce. In quel momento era talmente preso dalla goduria che non si era accorto di nulla.
"Sei grande, pagatelo da sola." Sasuke continuava a dare le spalle a tutta la sua famiglia. Stava affogando nella spirale della vergogna, ma era troppo orgoglioso per darlo a vedere.
Mey sentì l'irritazione montare. "Comprendo perfettamente il fatto che siete ancora giovani, ed anche il fatto che siete sposati. Ma...Maledizione! Chiudere a chiave no?" La ragazza era furiosa.
Una cosa, era sapere che i propri genitori facevano sesso. Perchè era più che ovvio che facessero certe cose, era grandicella, ormai la favoletta della cicogna non attaccava più. Ma vederli con i propri occhi, quello era un altro paio di maniche.
Naruto aveva abbracciato il figlio rintanando il viso rossissimo in quella piccola spalla. Ci mancava solo questa. Una ramanzina da parte della figlia.
"Potevi anche bussare." Sasuke si era voltato guardando la figlia dritto negli occhi con sguardo furente. Erano grandi e vaccinati potevano fare ciò che volevano.
Quella non si lasciò intimidire. "Scommetto che non è la prima volta che vi fate beccare!" Ghignò malefica, notando la reazione fin troppo imbarazzata dell'Hokage.
"Mi sento all'asilo!" Akane nonostante avesse solo dodici anni era la più matura di tutta la famiglia. La giovane ricevette tre sguardi furibondi per quella palese offesa.
Naruto cercò di riprendersi da tutto quell'imbarazzo. "Ha ragione tuo padre! Non sai che si bussa! E poi sono il tuo Hokage. Porta rispetto...!" Si impuntò assottigliando lo sguardo.
Mey si infuriò maggiormente, ma preferì tacere. In quel momento voleva soltanto tornarsene a casa, ne aveva viste fin troppe di cose quel giorno.
*****

Era già passati ben due anni da quell'episodio.
Akane si diresse nuovamente verso il palazzo dell'Hokage. Era compito suo accompagnare Itachi a casa. Non sapeva se sua sorella sarebbe rientrata in giornata perciò era compito suo badare al fratellino.
La loro non era una famiglia comune, non lo era mai stata. E non solo per il fatto che entrambi i suoi genitori fossero maschi. La caratteristica che maggiormente li distingueva dal resto della popolazione dipendeva dal fatto che fossero gli eredi dei due ninja più forti al mondo, altre al fatto che suo padre possedeva una tra le arti oculari più potenti in tutte le terre ninja. Che sia lei che sua sorella avevano ereditato. Di sicuro anche Itachi un giorno avrebbe risvegliato lo sharingan, ma per adesso era ancora troppo piccolo.
Se a questo si aggiungeva il fatto che fossero anche figlie del jinchuriki della volpe a nove code, non chè Hokage del paese del fuoco, la situazione si complicava. All'età di tre anni sua sorella era stata rapita da Orochimaru. Quando lei era piccola, per mesi aveva visto casa sua assediata da ambu che avevano il compito di proteggerla da un gruppo di folli che volevano catturarla. Dopo la nascita di Itachi le cose non erano migliorate poi molto. Due jonin avevano provato a rapire suo fratello quando aveva solo sei mesi, fallendo miseramente per mano di sua mamma.
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Era pienamente consapevole del fardello che comportava portare il cognome Uchiha. Ma la ragazza era fiera del suo nome e della sua famiglia. Da piccola spesso le avevano rinfacciato in malo modo le sue origini, rivolgendogli occhiate piene di disprezzo. Ma non se ne era mai curata. Amava la sua famiglia proprio per il fatto che non fosse comune.
La giovane raggiunse il palazzo dell'Hokage. Salì le scale giungendo di fronte alla porta in legno aprendola trovò la sua famiglia al completo, all'interno di quell'ufficio.
"Sei tornata!" Si rivolse alla sorella maggiore.
"Si, io vado a casa con Itachi. Vieni con noi?"
La bionda fecce cenno di assenso per poi uscire da quell'ufficio con la sorella ed il fratello dirigendosi verso casa.



Rimasti soli in quell'ufficio...
Sasuke ancora seduto su quella poltrona teneva il marito in braccio che leggeva tranquillamente il rapporto consegnatogli dalla figlia.
"Dobe hai intenzione di usarmi come sedia ancora per molto?"
"Ti do fastidio?" Chiese continuando a tenere lo sguardo rivolto sui fogli bianchi tra le sue mani.
"Sei pesante."
L'Uzumaki sbuffo infastidito per poi alzarsi andando a sedersi su una sedia dall'altro lato della scrivania. Il moro ridacchiava divertito continuando a fissare il broncio sul viso del biondo. Nonostante avesse trentotto anni, continuava a rimanere un bambino in certi casi.
"Dobe!" Provò a richiamarlo.
"Che vuoi teme? Sto lavorando!" Chiese Naruto con aria imbronciata.
"Vieni qui!" Riprese il moro stirando leggermente le labbra in un lieve sorriso.
Naruto sollevò il viso verso il marito, vedendo quel piccolo sorriso illuminargli il volto non potè fare a meno di arrossire. Con il passare degli anni Sasuke era diventato ancora più bello e affascinante di quanto già non fosse. Imbarazzato riabbassò il viso sentendo la propria mano destra venire stretta in una presa ferrea.

Sasuke si era intenerito nel vedere il dobe così impacciato. Dopo tanti anni passati insieme riusciva ancora ad imbarazzarlo. Era proprio un dobe. Velocissimo lo prese per mano tirandolo verso di sè invogliandolo nel raggiungerlo.
Il biondo con le guance ancora un pò arrossate, aggirò la scrivania raggiungendo il marito. Il moro gli posò una mano sul fianco facendolo sedere a cavalcioni sulle sue gambe, i due conuigi rimasero per minuti interminabili persi l'uno negli occhi dell'altro.
Sasuke adorava quegli occhi così grandi e azzurri, limpidi e cristallini. Riusciva a leggerci dentro una miriade di emozioni. Contornati da quelle ciglia folte e chiarissime.
Al contrario Naruto avrebbe voluto annegare in quelle iridi nere come la notte in grado di risucchiarlo rendendolo docile e inoffensivo come un agnellino ed al contempo donargli forza e coraggio.

Il biondo sentì le proprie labbra sfiorate da quelle del marito. Quei baci, inizialmente casti e delicati divennero subito dopo caldi e passionali, le labbra si accarezzavano, mentre le lingue si cercavano avide in cerca di maggiore contatto. Un contatto da cui entrambi dipendevano.
Intanto le mani del maggiore si erano intrufolate sotto la maglia del compagno accarezzandogli la schiena con maniacale lentezza. Con il preciso intento di provocarlo un po'.
L'Uchiha sentiva i sospiri eccitati del suo dobe, infrangersi sulle sue labbra, tra un bacio e l'altro. Una sua mano si era intrufolata all'interno dei pantaloni del minore, accarezzando la pelle, indugiando intenzionalmente sul solco tra le natiche. Intanto la lingua biricchina del moro continuava a vezzeggiare quel collo ambrato, tra leccate lascive e qualche piccolo morso.
Naruto sempre più preda del desiderio, stringeva tra le mani i capelli corvini del marito. Sentiva un caldo soffocante, doveva liberarsi da quei dannati abiti.
Il jinchuuriki tirando leggermente i capelli del teme lo fece staccare dal proprio collo, si calò su quelle labbra rosee e delicate baciandole, dedicandosi poi alla divisa da shinobi del compagno. Aprì la cerniera del gilet aiutandolo nel sfilarlo, per poi alzargli la maglia, lanciandola sul pavimento con poca grazia. Lasciandolo a dorso nudo.
Naruto era rimasto imbambolato per l'ennesima volta nella sua vita, ad ammirare il corpo chiarissimo del marito. I pettorali, gli addominali, la vita sottile, il tutto adornato da quella pelle lattea. Uno spettacolo magnifico. Si arpionò al moro sbavando come una ragazzina.
"Dannato teme! Perchè sei così sexy...? Così non resisto..." Sospirò.
Sasuke non riuscì proprio a trattenersi dal ridere, ricevendo un dolorosissimo pizzicotto sul fianco in risposta. Fece drizzare nuovamente il biondo, con movimenti studiati gli sfilò il mantello bianco aprendo la cerniera della giacca, sfilando anche quella, per poi togliergli la maglietta ammirando la pelle perfettamente liscia del suo corpo. Dovuta a quel demone che lo curava da una vita, non lasciando nemmeno la più misera cicatrice su quel corpo, rendendolo incredibilmente perfetto e appetibile.

Non riuscendo più a trattenersi, il moro spinse il compagno su quella grande scrivania in mogano, armeggiando immediatamente con i pantaloni di entrambi.
"Teme! As-petta! Non sulla scrivania!" Naruto lo aveva fermato.
Quella scrivania traboccava di carte, foglietti vari e documenti di ogni genere. Non voleva si concludesse come l'ultima volta. In quell'occasione dopo una bella sezione di sesso selvaggio, su quella scrivania, dopo ci erano volute delle ore per riordinare il casino che regnava sul pavimento. E il biondino non voleva si concludesse nuovamente nello stesso modo.
"Sul divano!" Suggerì strusciando il bacino contro quello del marito.
Senza farselo ripetere, Sasuke afferrò il biondino da sotto le cosce portandolo fino a quel vecchio divano, scaraventandolo con poca grazia per poi sovrastarlo riprendendo da dove avevano interrotto.

Naruto sentiva il teme succhiare con vigore la propria erezione. Stava andando in estasi. Con una mano stringeva i capelli corvini del marito, mentre teneva l'altra mano stretta sulla bocca per trattenere i gemiti che premevano per uscire.
Sasuke continuava a pompare senza ritegno, conscio del fatto che il dobe non avrebbe resistito ancora a lungo. Approfittando del fatto che il biondino fosse totalmente in balia dei suoi servigi, decise di prepararlo per bene intrufolando un dito in quella piccola apertura.
Il biondo stava impazzendo. Adesso il teme lo stava torturando maggiormente continuando a muovere avanti e indietro le dita dentro il suo corpo, piegandole ogni tanto toccando la sua prostata, mandandolo letteralmente hai matti.

Il desiderio aumentava, ma quel dannato teme non si decideva nel penetrarlo, continuava a torturarlo, senza nemmeno farlo venire. Sentendo il corpo accaldato ed in un continuo stato di tensione, Naruto decise di fare la prima mossa per porre fine a quel tormento ed essere finalmente soddisfatto.
Allungò una mano sfilando le dita del moro dal proprio corpo. Con movimenti suadenti liberò l'erzione del compagno ancora costretta dai pantaloni, per poi farlo stendere su quel vecchio divano salendo a cavalcioni sul suo bacino.
Sasuke poggiò le mani su quegli stupendi e sottili fianchi bruniti, convinto che da un momento all'altro il suo dobe si sarebbe impalato da solo, desideroso.

Invece, Il biondino in questione continuava a strusciare il proprio sedere sull'erezione nuda del marito completamente gonfia e pulsante.
L'Uchiha vide quella luce maliziosa negli occhi di quel dannatissimo dobe, ora completamente nudo sopra di lui. Era certo. No. Era convinto che si sarebbe impalato dopo una simile tortura. Invece il biondo aveva deciso di giocare sporco, continuando a strusciare quelle sue natiche perfette sul proprio sesso. Gli sarebbero scoppiate le palle a furia di sentire quella pelle calda e morbida strofinare contro la propria erezione senza inglobarla seriamente.
Naruto si stava divertendo, il viso stravolto del teme era stupendo. Continuava a stringergli i fianchi, strizzando gli occhi, mordendo le labbra, mentre il suo corpo si tendeva come una corda di violino. Stava impazzendo era palese. Dal canto suo nemmeno lui era messo meglio, sentiva impellente il desiderio di essere riempito.
All'improvviso si sentì strattonare malamente, per poi ricadere supino su quel divano. Con movimenti repentini Sasuke si era posizionato tra le sue cosce penetrandolo con una sola spinta, entrando tutto dun colpo.

Naruto in quel preciso istante aveva voglia di urlare. Con una mano strinse la stoffa del copri divano con tutta la forza che aveva in corpo, conficcando le unghie nella stoffa,mentre premette l'altra mano sulla bocca, per trattenersi dall'urlare. Era stato dolorosissimo.
"Maledetto! Un pò di delicatezza no!?" Rantolò respirando profondamente nel tentativo di far diminuire quel terribile bruciore.
Sasuke era rimasto immobile, adesso stava leccando avido uno di quei piccoli bottoncini rosa.
"Lo sai che non dovresti provocarmi troppo...!" Asserì continuando a torturare quel piccolo capezzolo che si era inturgidito, passando poi all'altro.
"Sei stato tu ad iniziare teme!" Lo accusò, cercando di abituarsi a quella prepotente intrusione.
"E inutile che ti lamenti... Tanto lo so che ti piace!" Ondeggiò lievemente il bacino, sentendo il sesso pulsare.
"Teme, dannazione!!!" Sussultò il minore. "Tieni a cuccia quel bestione, non mi mi sono ancora abituato!"
Il moro conficco il viso nell'incavo del collo del dobe cercando trattenersi dal ridere.
"Non ridere!!!" Riprese digrignando i denti l'Uzumaki.
Dopo una serie di minuti interminabili, finalmente sentì il dolore scemare, per poi essere surclassato da un profondo senso di piacere. Circondò con una gamba la vita del marito invogliandolo nell'iniziare a muoversi, mentre l'altra gamba era alzata. Poggiata sullo schienale del divano.
Sasuke ghignò conscio del significato di quel gesto. Iniziò a muoversi, da prima molto lentamente spingendo piano senza affondare troppo, per poi aumentare gradualmente il ritmo, sentendo i sospiri del minore sul proprio viso mentre torturava le sue labbra.

Quel vecchio divano era terribilmente scomodo e stretto. Naruto sentiva una molla premergli contro una costola sulla schiena. E faceva terribilmente male. Inoltre quella posizione era davvero scomoda, non era nemmeno riuscito a divaricare per bene le gambe.
Esasperato, spinse leggermente il teme invogliandolo ad alzarsi. Detestava dover sentire il sesso del marito uscire dal proprio corpo, anche se solo per pochi stanti, ma era inevitabile.
Subito dopo fece sedere il compagno su quel divano mettendosi a cavalcioni su di lui, per poi sentire nuovamente quell'erezione gonfia e pulsante affondare dentro il proprio corpo fino in fondo.
L'uomo dai capelli corvini fece scorrere le proprie mani su quelle cosce ambrate fino a raggiungere quel sedere piccolo e tondo stringendolo tra le dita. Continuando a stringere quelle natiche sode, prese ad aiutare il biondino nei movimenti, sentendolo il proprio sesso venire completamente risucchiato da quel corpo bollente.

I gemiti si stagliavano nell'aria incontrollati, prova tangibile del grande senso di piacere provato da entrambi in quel momento.
Dopo aver nuovamente sbattuto il dobe sul divano ed essesi riposizionato tra quelle sue gambe lunghe, Sasuke era tornato all'opera. Adesso tenendo un ritmo forte e serrato stava portando il marito verso l'orgasmo, che arrivò poco dopo, per poi riversarsi lui stesso dentro quel corpo che tanto lo faceva impazzire.
Il moro si accasciò sfinito sul petto glabro del biondo beandosi del suono del battito del suo cuore. Da prima accelerato, che man mano stava tornando ad un ritmo regolare.
"Sas'ke alzati sento caldo!"
"Si sta facendo tardi. Torniamo a casa?" Chiese l'Uchiha continuando a stare appiccicato al dobe. Adorava stringerlo a sè dopo una bella sezione di attività fisica.
"Ho ancora una marea di documenti da controllare... é colpa tua!" Prese a lamentarsi il biondino.
Intanto l'Uchiha si era rimesso dritto cominciando a rivestirsi. "Portiamo a casa i documenti che non hai ancora revisionato e dopo cena ti aiuto io."
Naruto era la settimo cielo. Dopo aver piazzato un sonoro bacio a sciocco sulle labbra del marito si rialzò raggiungendo la scrivania, ancora completamente nudo, cominciando a preparare i vari fogli che avrebbe dovuto portare con sè.
Sasuke era rimasto imbambolato nl fissare quel piccolo e provocante sedere nudo. Gli stava tornando l'erezione.
"Dobe vestiti potrebbe vederti qualcuno!" Lo ammonì serissimo.
"E tardi a quest'ora il palazzo è vuoto, gli unici ancora qui siamo solo noi!" Rispose senza voltarsi.
Il moro inarcò un sopracciglio per poi lanciargli addosso tutti i suoi vestiti. "Dobe hai cinque secondi per rivestirti prima che ti salti addosso!" Continuò serissimo.
Il biondo iniziò a ridacchiare divertito. "Come siamo vogliosi oggi.." Gli soffiò sulle labbra abbracciandolo, sentendo la stretta venire ricambiata.

A distanza di anni amava quel teme anche più di prima, ma anche Sasuke non era da meno. Sentiva il proprio cuore sempre più legato a quel dobe che quasi venti anni prima lo aveva fatto innamorare di lui in maniera irreversibile.
Dopo un po' la coppia tornò a casa, trovando la cena già pronta ed il piccolo Itachi già a letto, mentre Akane e Mey stavano riordinando la cucina.
Avere due figlie già grandi aveva i suoi vantaggi.




Mese dopo mese il tempo trascorreva inesorabilmente. Gli anni passavano veloci uno dietro l'altro.
Adesso Itachi aveva già compiuto tredici anni. Il ragazzo dopo aver sviluppato lo sharingan a solo undici anni era diventato genin per poi esordire alle gare dei chunun come miglior ninja tra tutti i partecipanti. Raggiungendo il tanto ambito titolo che lo avrebbe finalmente fatto sentire un ragazzo e non più un bambino.
Il giovane si ritrovava sempre a doversi confrontare con l'ombra del suo importante cognome, l'essere il figlio dell'Hokage ed avere due sorelle maggiori considerate tra i ninja più potenti in tutto il paese del fuoco, dopo i suoi genitori, ovviamente. Ma tutto ciò non aveva scoraggiato il giovane dai capelli corvini che aveva mostrato grandissima tenacia riuscendo a raggiungere i propri obbiettivi con successo, anche se con grandi sacrifici.
Su una cosa poteva ritenersi fortunato. La sua famiglia non lo aveva mai istigato nel fare nulla, al contrario. Suo padre detestava vederlo allenare giorno e notte, si sentiva quasi in colpa. Come se quel nome implicasse obbligatoriamente, dover eccellere in tutto ciò che faceva.
I genitori normali invogliano i propri figli nel migliorarsi continuamente, nel non smettere mai di pretendere il meglio da se stessi. Sasuke e Naruto invece facevano tutto l'opposto. Entrambi era più che orgogliosi dei loro figli, l'unica cosa che pretendevano da loro, fosse che tutta la determinazione e tenacia dei figli fosse catalizzata nel raggiungere uno scopo nella loro vita. Non per mantenere alto e rinomato il nome dalla famiglia.

Mey e Akane erano le sue maestre di vita. Grazie alle sue sorelle aveva imparato davvero tutto. Non solo come ninja, soprattutto nei rapporti umani. Aveva imparato ad ignorare tutte quelle persone che lo additavano come il frutto di un unione sbagliata, il figlio di un demone. Aveva imparato ad affrontare tale dolore a dimostrare che Itachi Uchiha era un ragazzo buono ed un abile ninja. Contemporaneamente stava riscattando anche il nome di suo zio con il suo comportamento maturo, per la sua giovane età.
Solo una cosa distingueva Itachi dalle sue sorelle. Al contrario delle due ragazze esperte nell'arte del fuoco e del fulmine, il moretto possedeva il chakra del vento proprio come Naruto.
Il che, rendeva i tre fratelli Uchiha una squadra inarrestabile in combattimento. Grazie alla fusione tra le loro arti ninja.



Quella mattina seduto come al solito dietro la propria scrivania, Naruto stringeva tra le mani i fogli con riportate sopra le proprie dimissioni.
"Ne si proprio sicuro?" Sasuke seduto di fronte al marito, riusciva a leggere in quelle iridi azzurre tutto il turbamento presente nel suo animo.
"Si, ne sono sicuro. Sono stato Hokage per più di tredici anni."
Nonostante le sue parole,dal suo viso traspariva la profonda tristezza che sentiva nel cuore.
"Dobe perchè lo fai? Il terzo Hokage e rimasto in carica fino alla sua morte..."
"Il terzo Hokage, era andato in pensione." Proruppe. "Ed al suo posto era subentrato mio padre. Ma poi... e morto ed ha deciso di riassumere la carica di Hokage." Il tono della sue voce era tristissimo.
Il moro si avvicinò al compagno sedendosi accanto a lui circondandogli le spalle con un braccio.
"Dimmi la verità. Perchè ti stai dimettendo?"
"Sono stanco." Sospirò. "Se non fosse stato per Kakashi-sensei non mi avrebbero mai eletto e lo sai bene anche tu. Buona parte della popolazione mi porta rispetto solo perchè mi teme. Temono anche te e i nostri figli." Concluse dispiaciuto.
Sasuke lo sapeva, ne era pienamente consapevole. Non potè dargli torto, anche se non approvava le sue dimissioni, era evidente che la cosa lo stesse distruggendo.
Continuò a tenere quelle stretta salda intorno alle spalle del marito baciandogli dolcemente una tempia.
"Fa ciò che ritieni giusto per te!" Gli sussurrò.
Naruto sorrise felice per quella dimostrazione di comprensione. Prese la penna tra le mani avvicinandola al foglio. Sentiva le dita tremare, per tutta la vita aveva desiderato essere l'Hokage ed adesso stava per dimettersi. Sentiva il cuore pulsare furioso nel petto mentre una lacrima biricchina era sfuggita al suo controllo solcando una sua guancia. Dopo aver tirato un ultimo profondo respiro poggiò finalmente la penna su quel foglio firmando.

Adesso non era più l'Hokage. Adesso al posto suo sarebbe subentrato qualcun'altro, qualcuno scelto dal nuovo consiglio. Il consiglio che era stato scelto ventitre anni prima dopo la morte degli ex consiglieri. Sentì una terribile sensazione di tristezza avvolgerlo. Alla fine Konoha aveva vinto, il settimo Hokage si era dimesso, Naruto Uzumaki si era dimesso. Il jinchiriki della volpe, il mostro, aveva rinunciato stremato da tutti quegli anni passati a lottare contro le persone che lo avevano guardato come un mostro, un essere orribile che si era unito ad un folle, al traditore, dando vita ad una nuova stirpe di Uchiha.

Fino alla fine aveva lottato mostrando al mondo intero ciò che si celava veramente dietro quell'involucro contenente il kyuubi. Ed alla fine era riuscito nel suo obbiettivo diventando Hokage, ma a poco era servito tutto ciò. I pregiudizi, le maldicenze sul suo conto erano solo aumentate. Aveva lottato, resistito per ben tredici anni, destreggiandosi come un matto tra figli, marito e lavoro, riuscendo a portare avanti tutto grazie al supporto del suo teme. Ma adesso era stanco di tutto ciò, decidendo di lasciare il posto ad un'altro per dedicarsi solo ed esclusivamente alla sua famiglia. L'unica cosa concreta presente nella sua vita. L'unica fonte di felicità che gli aveva dato la forza per andare avanti.

Ormai i suoi figli erano cresciuti. Mey aveva ben ventitre anni, Akane diciannove ed Itachi tredici. Si voltò incrociando lo sguardo di Sasuke che continuava a fissarlo preoccupato. Riusciva a leggere la preoccupazione presente in quegli occhi di ossidiana.
"Come ti senti? Va tutto bene?"
"Si sto bene." Rispose.
Anche se inizialmente era stato davvero doloroso, adesso si sentiva quasi sollevato. Finalmente non sentiva più le mille responsabilità relative a quella posizione gravare sulle sue spalle.
Sasuke teneva perennemente lo sguardo fisso sul dobe, mentre continuava a tenerlo stretto a sè. Temeva potesse crollare da un momento all'altro. Conosceva ogni sfumatura presente nel carattere del compagno. Dietro tutta quella forza e tenacia era presente anche molta dolcezza ed un gran cuore.
Un cuore che per tutta la vita aveva dedicato a quel villaggio che in continuazione gli aveva voltato le spalle. Ripensandoci forse era un bene che si fosse dimesso. Konoha non meritava un uomo come lui. Una persona tanto leale e meravigliosa. Naruto finalmente era solo suo.

Dopo aver trascorso un tempo lunghissimo stretti l'uno tra le braccia dell'altro, fu Sasuke ad interrompere quello strano stato di transi in cui si trovavano.
"Ti va di tornare a casa?"
"Prima dovrei comunicare ufficialmente le mie dimissioni..." Naruto alzò lo sguardo verso il compagno, mostrando i suoi splendi occhi azzurrissimi.
Sasuke ne rimase felicemente compiaciuto. In quel meraviglioso sguardo, non trovò nessun alone di tristezza, ne rammarico. A deturpare quel meraviglioso blu.
"Su sbrigati! Dai la notizia ufficiale così possiamo tornare a casa." Riprese alzandosi in piedi raggiungendo la porta, dopo avergli lasciato un tenero bacio sulle labbra.
Il biondo sentiva il cuore leggero. Era riuscito a realizzare tutti i suoi sogni. Non poteva che essere più che felice di così. Adesso il suo unico obiettivo era.. Trascorrere il resto dei suoi giorni con il suo teme.

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