f i f t e e n

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All'affermazione del ragazzo Taehyung rise, abbassando il capo.

Era vero, ricordava bene che, ad alcuni umani, affrontare un viaggio di quel tipo poteva portare a perdite di memoria momentanee, riguardanti anche solamente dei ricordi in preciso.

Jungkook, a quanto pare, apparteneva a quella rara, speciale categoria.

-Il mio nome è Taehyung.-

Il demone incrociò le braccia al petto, tornando ad appoggiarsi al muro dal quale prima si era allontanato.

Intanto il moro per l'ennesima volta si guardò intorno con sguardo disorientato, spaesato, studiando il posto dove era finito e ignorando per un attimo la presenza dell'altro, a cui non sfuggiva nemmeno un suo movimento.

Solo in seguito, quando si fu reso conto più o meno della situazione, tornò a rivolgersi a lui, fissandolo con occhi spalancati, turbati.

-Dove cavolo sono?!-

Urlò in seguito, ripetendo la domanda e alzandosi improvvisamente dalla sedia, facendola cadere di conseguenza a terra.

Il rosso si inumidì le labbra, passandovi velocemente sopra la lingua come di abitudine.

Le cose si facevano interessanti.

-Dove vorresti essere?-

Gli chiese sfacciatamente, mentre il minore girava per la piccola stanza, incredulo, passandosi ripetutamente le mani fra i capelli.

-Non sicuramente qui!-

Vedendo che il castano si stava agitando fin troppo per i suoi gusti, il maggiore alzò gli occhi al cielo infastidito e in seguito si diresse verso la sua direzione, poggiandogli una mano sulla spalla.

-Rilassati, okay? Tra poco sarà tutto apposto.-

A quel tocco l'umano subito si tranquillizzò, come se fosse stato sotto l'effetto di un incantesimo, una magia, rilassando i muscoli e assumendo immediatamente un'aria più sollevata.

-Bene, ora dimmi, non ricordi proprio nulla di quel che è successo prima?-

Il più piccolo a quelle parole si passò una mano sulla fronte, corrugandola e assumendo un'aria sofferente, chiudendo gli occhi.

-Vedo solo delle immagini sfuocate, molto sbiadite e poco chiare.-

Tae sospirò.

-Tranquillo, tra non molto ti tornerà ogni cosa in mente.-

Jungkook annuì, anche se non affatto convinto; nonostante l'intervento del demone, nei suoi occhi si poteva notare comunque un velo di agitazione misto a paura.

Dopotutto, si trovava sempre in un luogo orribile con una persona di cui non sapeva niente a riguardo, avendo dimenticato ogni cosa accaduta in precedenza a quell'evento.

Come poteva rimanere quieto, rendendosi conto di quella spiacevole consapevolezza?

-Ma, come sono finito qui...Tu...-

Il giovane fu invaso all'istante da una miriade di domande a cui nessuno avrebbe potuto rispondergli se non quel... Taehyung.

Questo velocemente lo scrutò dalla testa ai piedi; non gli pareva avesse un'aria tanto affidabile.

Non sapeva perché ma averlo vicino gli provocava una strana sensazione, per niente positiva; più lo guardava, più sentiva la pelle rabbrividirgli, non riuscendo a capirne il motivo.

Tutto ciò non prometteva nulla di buono.

A un tratto il piccolo, riflettendo un po' sulla cosa, si sentì improvvisamente a disagio; voleva andarsene, voleva tornare a casa sua, al sicuro...

Ripensando a ciò però, inevitabilmente impallidì, sentendosi come risucchiato in uno strano, orribile, oscuro vuoto; il respiro per un secondo gli mancò.

Dov'era la sua vera casa? E i suoi genitori?

Immaginando quelle due figure che sarebbero dovute essere state le sue guide fino ad allora, non vide che il nulla totale.

Chi erano? Ne aveva? Perché non riusciva a ricordarsi assolutamente niente? Cosa gli era successo?

Si portò le mani ai lati del capo e, con un filo di voce, piegandosi ripeté più volte a se stesso -Ricorda Jungkook, ricorda, ricorda.-

Nonostante si sforzasse e facesse il possibile affinché qualcosa, qualsiasi cosa, anche minima, riaffiorasse nella sua memoria, tutto ciò che distingueva era solamente una gran macchia bianca e nera, contornata da altre piccole scene che gli parevano familiari, come se già viste, vissute, ma di cui non riusciva a capire il significato.

Intravide, per esempio, che qualcuno lo teneva in braccio, reggendolo, mentre probabilmente era svenuto, incosciente, però a lui non pareva che un'azione simile fosse mai avvenuta.

Quindi, frustrato cadde con le ginocchia a terra, lasciando che delle urla di disperazione uscissero dalle sue labbra piene.

-Ricorda cavolo, ricorda! Come puoi non riuscirci?-

Ripeté incessantemente quelle parole come se, attraverso ciò, potesse riuscire realmente nel suo intento, ma senza alcun successo.

Nel frattempo il rosso era rimasto ad ammirare da lontano quella scena, ai suoi occhi magnifica, mentre nelle vene sentiva il sangue defluirgli sempre più velocemente.

Non ne avrebbe mai avuto abbastanza.

Era l'unico che trovava tutto ciò uno spettacolo.

In seguito, solamente quando ormai, non potendo evitarlo, dovette per forza fare qualcosa, aprì gli occhi, fino a poco prima tenuti chiusi, e mordendosi il labbro inferiore si diresse velocemente verso l'altro, disteso al suolo.

Quando gli fu vicino si abbassò alla sua altezza e lo guardò, mentre delle lacrime gli inondavano il volto.

Una volta che il ragazzo si accorse di lui, con un filo di voce gli chiese debolmente -Perché non...-

Il maggiore però non gli permise di terminare la frase poiché, istintivamente, lo zittì, asciugandogli piano il viso pallido con il pollice e stringendolo dopo fra le sue braccia.

Il moro a quel contatto sussultò, ma non ebbe la forza, il coraggio di ribellarsi, di allontanarlo.

Aveva bisogno che qualcuno lo rassicurasse, lo tenesse forte a sé, dicendogli che ogni cosa sarebbe tornata a posto, come se nulla di tutto ciò fosse mai accaduto.

Non gli importava chi fosse a farlo, non in quel momento; andava bene chiunque e Tae era lì, solo per lui.

-Shh, shh.-

Per cui il rosso passò su e giù la mano sulla schiena dell'umano, cercando di farlo tornare in sé, ed effettivamente fu d'aiuto.

Infatti, in un modo o nell'altro, i due rimasero in quelle condizioni per un bel po', fino a quando Jungkook, smesso finalmente di singhiozzare, rimase appoggiato al demone, con il volto nascosto nel suo petto.

-Passerà?-

Balbettò tutto ad un tratto, con la voce ovattata a causa del pianto e dal fatto che si nascondesse nella maglietta scura del maggiore.

-Certo che sì, piccoletto, non preoccuparti.-

Il demone, accorgendosi delle proprie parole, si meravigliò del suo stesso atteggiamento, tanto premuroso e gentile verso qualcuno però alla fine si disse che, se voleva ottenere davvero quello a cui ambiva, qualcosa del genere doveva pur farla, ogni tanto.

Successivamente sarebbe stato ricompensato di tutte le sue dure fatiche, dei numerosi sacrifici fatti, bastava solo che non avesse troppa fretta.

Monster; v k o o kWhere stories live. Discover now