t h i r t y - s e v e n

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A quella frase Jungkook si alzò di scatto, facendo cadere la piccola sedia in legno consumato dietro di sé, creando un rimbombo sordo, vuoto nella stanza in cui i due si trovavano, avvolta tutto d'un tratto da un imbarazzante, angoscioso silenzio, in seguito alla dichiarazione appena fatta dal maggiore.

Il volto dell'altro all'istante sbiancò, un brivido gli percosse per tutta la sua completa lunghezza la colonna vertebrale in quel che fu un rapido gesto, mentre la bocca si era leggermente spalancata a causa del notevole stupore che quella frase aveva suscitato in lui, giunta così inaspettatamente.

-Cosa?-

Il suo sguardo era perso in un punto imprecisato del buio pavimento sulla cui superficie, grazie alle fiamme vive del fuoco acceso, si rifletteva fiocamente l'ombra dai contorti poco definiti dei due lì presenti, ognuno invaso da un'infinità di sentimenti diversi in quello stesso attimo.

Gli occhi del moro erano velati da una confusione non indifferente, con il cuore che, non appena aveva realizzato il senso di quelle poche ma per niente semplici lettere, senza ragioni -a lui apparenti- aveva iniziato a battere a una velocità spaventosa, quasi volesse uscirgli fuori dal petto e rigettarsi al suolo.

Che significava ciò? Era forse uno stupido scherzo?

Per forza, era ovvio.

Non avrebbe potuto di certo dimenticare una cosa del genere, non era minimamente possibile.

Eppure, in quello stesso secondo una forte emicrania lo portò a perdere per qualche attimo l'equilibrio, rendendogli la vista poco chiara, mentre sentiva una persistente sensazione di vuoto sotto i propri piedi trascinarlo via con sé, come se si trovasse a vagare nel nulla, come se non fosse davvero lì.

Nonostante le palpebre socchiuse, riuscì in ogni caso a riconoscere davanti a sé la sua stessa figura in punta di piedi, di fronte al ragazzo con i capelli rossi, alquanto vicino al suo volto.

Poi un bacio, una carezza, un sussurro indefinito, lontano, incomprensibile.

Non poteva essere, era assolutamente fuori discussione.

Eppure... Perché sembrava tutto così reale? Perché più fissava la sua immagine, più avvertiva crescere dentro di sé qualcosa di sconosciuto, a lui al momento indefinibile, che gli pareva tanto un misto tra paura e ansia?

Perché a lui?

Un minuto dopo, mentre stava quasi per cadere rovinosamente a terra, perdendo di conseguenza i sensi, un leggero soffio freddo gli sfiorò la pelle pallida, seguito poi da un mormorio inquietante di una voce a lui già familiare ma che no, non apparteneva a Tae; era più tenebrosa, minacciosa, al contrario della sua.

-Dimmi, vuoi davvero fidarti di lui, mio tenero, ingenuo angelo?-

All'udire di quella breve frase il minore spalancò improvvisamente gli occhi, percorso di nuovo da una seconda scarica di brividi, più agghiacciante della prima, mentre intanto due braccia lo reggevano saldamente, impedendogli così di finire a terra.

-Jungkook?-

Ora fu il tono pacato di Taehyung a richiamarlo, scuotendolo piano per le spalle ampie, dato che sembrava quasi assente, incapace di ascoltarlo e persino esprimersi.

Inutile dire che a quella vista anche il demone credette di perdere per una frazione di secondo un battito,
peccato che lui non potesse.

Comunque, per un po' di tempo il ragazzo continuò a restare in totale silenzio, perso in quel terribile frastuono che ancora gli rimbombava senza alcuna sosta nelle orecchie, riprendendosi solo quando la mano gelida di Taehyung non gli prese in fretta il volto fra le mani, standogli ora di fronte.

-Che ti succede?-

Il moro si limitò a soffermarsi sui tratti del suo viso poco illuminati, a malapena distinguibili, studiandoli con sguardo adesso incuriosito, quasi volesse comprendere attraverso quel gesto che cosa egli gli nascondesse realmente, chi fosse davvero.

Per un momento, data la nuova presenza sbucatagli letteralmente alle spalle, fu perfino in grado di dimenticarsi delle parole che fino a poco fa tanto gli stavano dando da pensare.

Non appena però realizzò la cosa, di getto si scansò dall'altro e indietreggiò lentamente, infilando le dita affusolate fra i capelli, mentre un'espressione sofferente gli pian piano scavava gli zigomi sporgenti.

Tutta la sicurezza che per un minimo aveva posseduto, convinto di essere finalmente riuscito a sfuggire da quella miriade di confusione che sentiva costantemente tormentarlo, ora era tornata più forte di prima, portandolo solo a desiderare di non esser mai finito in una situazione simile.

-Sto solo sognando, sto solamente sognando, non c'è altra spiegazione.-

Si ripeté con il capo chino e la paura a invitargli di allontanarsi quanto maggiormente possibile da quel posto, da colui che lo guardava tremargli di fronte, leccandosi senza il minimo scrupolo le labbra incurvate in un ghigno.

Terrore, caos, ansia.

Lo vedeva, lo capiva perfettamente, bastava un'occhiata veloce per accorgersi di come Jungkook fosse diventato improvvisamente cadaverico; molto probabilmente gli era impossibile nasconderlo, ma come biasimarlo?

Assistendo a un tale, magnifico spettacolo Taehyung si dimenticò di ogni suo ipotetico buon proposito, di ogni suo possibile tentativo di trattenersi, di non mostrare la sua vera indole; non ce la fece proprio.

Gli veniva troppo difficile, i suoi sensi bramavano di venir lasciati liberi, anche se per nient'altro che qualche breve istante, senza esser più trattenuti, dopo tutto il tempo in cui erano stati costretti a sopportare un'impresa così orrida.

Più il moro si avvicinava al muro dietro di sé, più Tae seguiva i suoi stessi passi, non riflettendo minimamente riguardo a quel che stesse facendo, agendo e basta, come gli era stato sempre più facile, in fondo.

-Perché ti allontani, piccoletto?-

Monster; v k o o kDove le storie prendono vita. Scoprilo ora