t h i r t y - f o u r

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La tiepida luce del mattino accarezzò lievemente il volto dei due ragazzi nella stanza, ancora circondata dall'ombra, infiltrandosi con lentezza dalle fessure della persiana lasciata un po' aperta.

Gli unici rumori percepibili fra quelle quattro mura umide erano solo i respiri calmi di entrambi, intenti a riposare, distrutti dalla stanchezza provocata dal susseguirsi degli eventi avvenuti nelle precedenti ore.

Taehyung infatti aveva passato tutto il giorno sveglio -e in seguito, al contrario di quello che all'inizio aveva previsto, anche la notte- non accennando a lasciare Jungkook da solo per neppure un singolo istante, rimanendo a richiamarlo più e più volte nella speranza che, dopo un'intera giornata trascorsa soltanto fra deboli lamenti e continui singhiozzi, in cui non aveva ancora riacquistato i sensi, si decidesse finalmente a svegliarsi, tenendo le palpebre aperte a forza e combattendo con la tremenda spossatezza che lo invadeva, scuotendo il minore per le spalle e accarezzandogli nel frattempo delicatamente i capelli morbidi, spostandogli la frangetta appiccicata alla fronte madida di sudore.

Era inutile cercare di negare o tantomeno nascondere il velo di terrore che riflettevano i suoi occhi scuri -incupiti come in poche occasioni si erano ritrovati a essere- davanti a quella tremenda scena, rendendo la sua espressione tesa sempre con maggior evidenza.

Aveva paura, non serviva a nulla mentire ormai, non arrivati a quel punto.

Era passato fin troppo tempo da quando il demone gli aveva dato quella pozione bluastra, perché non si era risvegliato, ora? Doveva aver già fatto effetto, secondo i calcoli.

Che davvero il suo corpo, già in precedenza debole, adesso ridotto in uno stato più che deplorevole, così come le sue energie, non fosse riuscito a reggerne il peso?

Cosa diamine gli stava succedendo?

Il rosso aveva provato in qualsiasi modo a lui possibile di aiutarlo, ma persino i suoi poteri non erano riusciti a contrastare quel dannato intruglio offertogli da Nam, che fino ad allora chissà quante volte aveva maledetto, insieme a se stesso che gli aveva pure dato retta, accecato dall'ambizione che gli invadeva il cuore e gli annebbiava i pensieri.

Varie lacrime, provocategli dalla rabbia che si stava facendo spazio in lui, avevano inondato il viso del povero disperato, il quale poco a poco si stava già preparando a perdere ogni speranza.

Non sapeva che altro fare, aveva tentato tutto ciò che potesse, date le sue qualità, ma nulla pareva poter assistere il moro in quell'agonia.

Lo guardava rivoltarsi nel letto come un moribondo, lo osservava mentre urlava per il dolore, per la disperazione, ma non riusciva a provarne piacere, bensì tutt'altro; l'unica cosa che davvero avvertiva era un'enorme tristezza, ribrezzo, delusione nei suoi confronti.

L'aveva distrutto, l'aveva ucciso prima del dovuto, non faceva che ripeterselo.

Poteva dire addio a ogni suo piano, ormai era tutto perduto, ne era convinto.

Stringeva la mano del ragazzo disteso davanti a lui e stava lì, inginocchiato a terra, incapace di agire, a vedere come diventasse sempre più debole, come gli scivolasse lentamente via, minuto dopo minuto.

Stupido, egoista, mostro.

Si era insultato fino ad allora in infiniti, squallidi modi, nell'attesa che qualcosa accadesse, qualunque cosa.

Un'incessante fitta al petto contribuiva a tenerlo sveglio, non riuscendo a darsi pace, non prima che Jungkook si fosse risvegliato,
o magari, nel peggiore dei casi, addormentato per sempre.

Preferiva che una delle due opzioni si verificasse il prima possibile, piuttosto che continuare a sopportare quella situazione; non ce la faceva.

Era colpa sua, solamente sua.

Era stato troppo avido, troppo precipitoso, avrebbe dovuto trovare un altro modo per raggiungere il suo scopo, non doveva rischiare, almeno non tanto.

Questo, alla fine, ne era il risultato, quel che si meritava.

La sua punizione era arrivata prima del previsto, a quanto pareva.

Era quel che gli aspettava per aver privato il mondo di un simile angelo? Per aver desiderato così sfacciatamente di fare la sua anima sua? Per aver seguito gli istinti, gli schifosi richiami della sua orrenda natura?

Come se lui avesse scelto quel destino, come se fosse stato lui a voler nascere in tale maniera.

Avrebbe preferito poter morire anche lui in quel momento, piuttosto che vedere l'altro farlo ingiustamente al posto suo.

Si ricordava ancora bene, forse fin troppo, di quando, nei primi anni della sua esistenza, non volesse seguire gli addestramenti di Nam, rifiutandosi di guardare come i suoi simili uccidessero dei poveri, sventurati innocenti, secondo la sua giovane, ingenua opinione, solo per i propri sporchi comodi, sanguinosi svaghi.

Allora non capiva molto, non voleva saper niente di tutto ciò, era ancora piccolo, c'era quel minimo di buono in lui che lo rendeva riluttante riguardo a quelle orripilanti pratiche, portandolo a desiderare solamente di evitarle.

Peccato che non potesse farlo in alcuna maniera, peccato che fosse condannato.

Anche il suo destino, dopotutto, era stato segnato, un po' come quello del giovane.

Solo che il demone non poteva realmente scappare da esso, ma Jungkook sì.

Ma ormai, in fondo che importava?

Lui era finito col cambiare, era stato costretto, non aveva avuto altra scelta, una volta compreso il potere che avrebbe imparato col tempo a possedere, a maneggiare a suo piacimento.

Come poteva rifiutare una proposta simile?

Si era arreso, aveva abbandonato quella minuscola parte di fioca luce che illuminava la sua storia per qualcosa di decisamente molto più allettante, conveniente.

Però, era davvero così?

L'atteggiamento che in quella circostanza aveva assunto non sembrava essere affatto idoneo alla sua vera indole.

Come ora, che stava ancora piegato a terra, con la testa poggiata sul ventre dell'umano che si alzava e abbassava ritmicamente, e le loro dita rimaste intrecciate fin dalla notte prima, probabilmente per dare a tutti e due un po' di forza, coraggio, di cui sembravano tanto aver bisogno.

Oppure, come quando aveva poggiato la propria fronte su quella del moro, proprio qualche istante prima di crollare, convinto che davvero fosse finita così, chiudendo gli occhi e, preso forse dalla follia, sussurrando inconsciamente qualche parola al ragazzo che non lo aveva ascoltato, come del resto aveva fatto in precedenza.

Tutto d'un tratto poi, mentre ancora il rosso era intento a riposare, sfinito dall'effetto che tutti gli avvenimenti avevano avuto su di lui, il minore aprì piano le palpebre, risvegliandosi come da un tremendo incubo da cui temeva di non aver più scampo.

🌱

Il teaser mi ha ucciso, okay.

Monster; v k o o kWhere stories live. Discover now