s i x t y - f i v e

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Come si identifica un'emozione di preciso? Come si riesce a capire se ciò che i sensi percepiscano così, da un istante all'altro, capovolgendo con la forza la quiete e l'ambiente circostante sia qualcosa di giusto? Chi ci assicura che dopo quell'iniziale momento di euforia il piacere di conseguenza trasmesso, diffusosi irrimediabilmente nell'integrità del corpo in una frazione di tempo impercettibile -stupidi noi che continuiamo a ostinarci a cercare di racchiudere un concetto di una simile grandezza in una parola sola- talmente fragile e condizionabile con un nonnulla, non tenda a scomparire come un fragile sogno appena appena percepito e si trasformi radicalmente, apportando modifiche indesiderate le quali, al contrario, provocheranno il risultato opposto al precedente, trascinando con sé soltanto un risultato negativo di sofferenza? 

Jungkook nella sua mente avvertì farsi avanti un dubbio che più o meno, a grandi linee, si avvicinava a questo, tentando nel frattempo invano di contenere la gioia e la voglia di mettere quanto maggiormente in fretta fosse possibile i piedi sopra quel dolce candore, nel profondo intriso di una certa somiglianza con il sottoscritto, mentre lo spettacolo continuava piacevolmente.

-Come è successo?-

Chiese quest'ultimo, alquanto stupito che il suo desiderio potesse essere sul serio tramutatosi in realtà e che fosse proprio lì, davanti ai suoi occhi, a incantarlo secondo dopo secondo.

L'aria era pungente sulla pelle, il respiro appariva come una piccola nube di fumo che man mano si formava e prendeva vita di fronte al naso, non ostacolando in ogni caso la vista mentre il minore, ancora timoroso, rimaneva fermo accanto alla figura dell'altro sotto l'entrata dell'abitazione.

-Qualcuno ti avrà ascoltato, a quanto pare.-

Fu la risposta che ottenne da Taehyung, il quale era ovvio non dimostrasse la stessa sorpresa del più piccolo a quella vista ma che anzi, per qualche bizzarro motivo paresse persino impassibile, meno spontaneo del solito.

Il moro restò per un altro paio di minuti in quello stato fino a quando lentamente si incamminò verso la zona verdeggiante, adesso temporaneamente nascosta dallo strato né troppo spesso, né tanto sottile di neve e piano vi immerse dentro i piedi, sorridendo al vedere le proprie impronte farsi strada e lasciare il segno del loro passaggio al suolo con il suo avanzare.

Non appena sentì i primi fiocchi posarsi con delicatezza sui suoi capelli e allo stesso tempo quel piacevole dono fattogli, intento a sfiorargli sempre di più i bordi dei pantaloni fino a sommergergli parte della gamba mentre camminava, non seppe definire cosa sentisse di preciso dentro di sé.

Era come se per una volta davvero riuscisse a comprendere nel pieno del suo senso che significasse essere rincuorati da un'estrema sensazione di pace intrisa nel cuore, come se finché quella atmosfera fosse viva e percepibile niente potesse nuocergli e tutto svanisse a contatto con la maestosità di una tale tranquillità, sapendo di non essere in grado di competervi.

Solo in quello stato credeva di non essere fuori posto; magari si era fatto trascinare da una serie talmente forte di emozioni che aveva l'impressione che fosse esattamente quello, il posto che lo rispecchiava meglio.

A un certo punto, estraniatosi ormai del tutto da qualsiasi altro elemento fosse presente nelle vicinanze, non avendo più alcuna importanza, il ragazzo si inginocchiò a terra e racchiuse una manciata di neve fra le sue mani, rabbrividendo di poco al contatto diretto con essa.

Era sì, gelata, ma nonostante ciò gli parve gradevole riuscire a sopportarne la caratteristica se in cambio gli era permesso ammirarne la morbidezza e il puro candore, a suo parere una delle ultime cose che ancora si riusciva a definire in quel modo, dopo quel che aveva visto e vissuto sino ad allora.

Una piccola corona bianca, senza che lui se ne rendesse conto, gli si era posata sul capo, sembrando un ulteriore omaggio a lui dato in quella giornata speciale e rendendolo ancora più etereo di quanto inconsapevolmente già fosse, protagonista in una situazione del genere dove appariva maggiormente paragonabile a un angelo rispetto che a una semplice creatura qualunque.

Successivamente si alzò in piedi, voltandosi verso il rosso per renderlo in una minima parte testimone di quanto felice potesse essere in quel momento, mostrandogli uno dei sorrisi più sinceri che si sarebbero mai potuti formare sul suo volto, ringraziandolo così, in silenzio, forse usando un gesto che nessuna parola avrebbe sostituito e reso meglio il concetto di allegria che lo inebriava, lasciandosi poi di colpo cadere all'indietro, finendo con il corpo intero in quella maschera di cui adesso era divenuto parte integrante.

Una risata innocente risuonò per il luogo, attribuendo alla situazione una gioia addirittura maggiore, se potesse essere fattibile, con Jungkook che iniziò a muovere le braccia su e giù fra la neve, creando la propria forma fra quell'infinità, senza smettere di arricciare il piccolo naso che si ritrovava, sua abitudine quando si sentiva se stesso.

Tae non si era perso un singolo attimo di quella scena che non aveva potuto fare a meno di riscaldarlo un po' da quel freddo tagliente, non accennando però ad avvicinarsi all'altro, forse per il timore di rovinare quella magia che persino lui, nonostante tutto, era in grado di avvertire diffondersi nell'aria e verso cui dimostrava persino una certa invidia.

Anche in un contesto così le paure che vigevano costantemente dentro di sé non riuscivano ad andare via e, a dir la verità, sembravano piuttosto farsi ulteriormente pressanti, come se richiamassero al fatto che urgesse muoversi il prima possibile, smettendola di indugiare fra un battito e l'altro, che il tempo passava con una velocità che tendeva quasi in maniera voluta a ignorare, come se non sapesse nemmeno lui che intenzioni avesse davvero, quale obiettivo avrebbe voluto realmente seguire.

Eppure sapeva tutte queste cose fin troppo bene, e magari era proprio questo il suo sbaglio principale: l'insieme dei dettagli lo opprimeva in ogni sua parte, stringendo il cerchio di idee che un tempo erano nate, lasciandolo solo con le insicurezze.

Era consapevole del fatto che qualcun altro seguisse la sua ombra, studiasse ogni sua mossa e tramasse quando abbassava un minimo la guardia, ma anche con ciò che poteva fare di preciso?

Il momento giusto era finalmente arrivato? Doveva agire in modo definitivo e fare quel che era presupposto fosse svolto fin dal principio?

Di cosa si trattava poi esattamente? Chi gli assicurava che quella sarebbe stata la scelta migliore?

Era arrivato al punto da non capire nemmeno più lui quel che desiderasse davvero.

Guardò per un secondo le sue mani, e come un flash istantaneo vi rivide rispecchiato tutto il sangue che aveva infangato le sue dita da secoli, macchiandosi di quella tonalità scura che era stata la sola ragione di vita che aveva conosciuto, che adesso non capiva più se desiderasse con tanto ardore o no.

Pensò a come si sarebbe sentito se fosse riuscito ad avere il suo sangue, a quando avrebbe potuto vederlo sgorgare soavemente soltanto per lui, avendo ormai in pugno quell'umano sotto qualsiasi aspetto, dovendo decidere nient'altro che passare ai fatti e stabilire gli ultimi preparativi.

Chiuse per un attimo gli occhi, quasi volendo convincersi a forza di qualcosa che nel profondo sapeva di non poter essere in grado di dimenticare, e tremò quando gli fu dannatamente chiaro che purtroppo, per quanto d'impegno potesse mettersi, non era stato capace di dimenticare quanto amasse quell'odore fresco, tanto forte da mandarlo in estasi, e che soprattutto non si era mai tolto davvero dalla testa il pensiero martellante di ottenere quell'anima gracile.

Riaprì le palpebre e si morse violentemente il labbro, mentre un'espressione rassegnata gli si creava in volto al guardare Jungkook.

No, a quanto pare non c'era un altro destino per lui, e anche i minuti continuavano a scorrere.

Quel che doveva essere fatto non si poteva lasciare ancora in sospeso.

Monster; v k o o kDove le storie prendono vita. Scoprilo ora