f o u r t y - f o u r

1.2K 90 14
                                    

-Quindi, sai di cosa si tratti?-

I due tornarono a riprendere il discorso precedentemente abbandonato, con protagonista il nuovo arrivato tanto sconosciuto quanto indesiderato, mentre Nam era ancora alquanto scosso a causa dell'avvenimento accaduto poco prima, di cui non riusciva proprio a capacitarsi; gli sembrava così impossibile, surreale che realmente il minore pensasse quelle cose tanto crudeli, in particolare dopo tutto quello che aveva sempre fatto per lui...

Era diventato spiegato fino a tal punto?

Questo si limitò a scuotere il capo in segno di negazione, non proferendo una singola parola, perso fra quella miriade di pensieri vorticosi che ora gli inondavano la mente senza porsi scrupoli, provando gusto nel vederlo ridotto così.

Cosa stava facendo, di preciso?

Perché aveva accettato di finire in una situazione del genere, non tentando neppure di sottrarvisi, già partendo dallo scontato presupposto che fosse totalmente inutile anche solo provarci?

A volte non capiva il suo atteggiamento -la maggior parte del tempo, a essere sinceri.-

Avrebbe potuto benissimo fare a meno di prendere sulle proprie spalle dei problemi, delle questioni dalla portata così grande per uno come lui ma no, non era capace di stare nel suo, a quanto pareva.

Intanto Jungkook, mentre si svolgeva tutto ciò al piano inferiore senza che lui sapesse nulla, stava seduto su quel letto dalle molle arrugginite e cigolanti che già tante volte l'aveva accolto silenziosamente, vedendolo nascondersi fra quelle coperte bianche, candide come la sua pelle lattea, aggrovigliate intorno al suo corpo magro, nel tentativo di sfuggire al freddo e alle insicurezze che caratterizzavano il suo essere, tenendo lo sguardo puntato in maniera persistente in un punto indefinito nel vuoto, a riflettere su tutto quel che stesse ultimamente accedendo nella sua vita, indipendentemente da quel che fosse il suo volere.

Si chiese se avesse fatto davvero bene a lasciarsi andare prima in quel modo, senza pensare, senza badare alle conseguenze che avrebbe potuto riscontrare in seguito, se non avesse fatto uno sbaglio gigantesco a cedere a una tale tentazione, una vera e propria follia, forse.

Si chiese troppo, non ottenendo però le risposte sperate, mentre dalla finestra si poteva scorgere un piccolo spazio di cielo nero far piano piano spazio all'arrivo imminente delle tenebre.

Si chiese anche come si fosse realmente sentito quando le sue labbra ebbero sfiorato, in un primo momento riluttanti, poi sempre con più convinzione e desiderio quelle dell'altro, mosse dal morbido, dolce, insidioso piacere da cui non riusciva a sottrarsi, e non fu capace di mentire a se stesso.

Si era sentito bene, dannatamente bene, più di quel davvero potesse credere, che volesse ammettere.

Non gli pareva quasi vero di aver seriamente provato quelle emozioni così vere, pure, incontrollabili, ardenti come delle fiamme vive indomabili, tendenti a propagarsi sempre di più, senza fermarsi; stava infatti ancora considerando l'ipotesi che si fosse trattato tutto di un sogno, della questione di qualche minuto, avvolto dall'euforia e dalla tentazione -o chissà, capriccio- tanto gradevole di capire quel che realmente significasse lasciar da parte le voci della mente che noiose gli tenevano compagnia il più delle volte, che non era in grado di zittire, forse per debolezza, forse per mancanza di volontà, forse perché gli mancavano le maniere concrete per farlo.

Magari era più semplice abbandonarsi ad esse, farsi dominare con indulgenza, piuttosto che provare a sfuggirgli e rischiare di peggiorare la situazione.

Portò lentamente l'indice alla bocca e ne sfiorò piano la carne rosea, ancora bollente, come per rivivere la magia che fino a poco fa l'aveva pervaso tutto, in ogni singola parte del suo animo, come se avesse paura che potesse scomparire nel nulla e far sì che lui stesso se ne dimenticasse.

Si sentiva strano, si sentiva diverso, come se attraverso quel gesto qualcosa dentro di sé fosse scattato, finendo così col mutare completamente, senza che lui nel mentre riuscisse a rendersene conto, troppo rapito dalle circostanze che lo riguardavano per concentrarsi su altro.

Intanto le labbra, al solo ricordarsi di quelle mani che lo accarezzavano amorevolmente, al solo immaginare quegli occhi fissi nei suoi di nuovo fremevano, insieme alle speranze che ora mute nascevano, che si rispecchiavano nelle sue pupille allegre, incapaci di nascondere quella presunta felicità che le inebriava.

E se, grazie a lui, avesse potuto trovare pace? Vivere tranquillamente, riacquistando magari, grazie al suo aiuto, le memorie perdute in una maniera che continuava a essergli oscura?

No, non doveva farsi abbindolare, non doveva cadere nella sua trappola, o non ne sarebbe più scampato.

Doveva resistere, pensare che fosse tutto solo un gioco, e che come tale sarebbe dovuto rimanere per entrambi, niente di più.

Ma non era forse già tardi per rendersene conto? Per ribellarsi?

Voleva, in fondo, confidare in un nuovo inizio, in una nuova storia che avrebbe potuto cambiarlo, travolgerlo tutto con la sua poesia ammaliatrice, renderlo vivo per una seconda volta, far scomparire tutte le sue precedenti sofferenze, fargli credere che qualcosa di buono là fuori ci fosse anche per lui, che stava solo aspettando di essere scovato.

Però c'era troppo a non quadrare, erano sempre le solite cose a fermarlo, a bloccare i suoi desideri, che man mano parevano star comunque avendo il sopravvento sulla ragione; la stessa monotona vicenda non faceva che ripetersi noiosamente.

Quanto ancora sarebbe durata questa piccola quiete, se in tal modo si può definire?

Eppure, tra non molto probabilmente il povero incosciente avrebbe rimpianto questi attimi, che ora invece pareva tanto disprezzare e odiare, abbagliato dalla luce di un nuovo avvenimento che, come poco fa, sarebbe stato capace di fargli scoprire nuove arti, mostrargli nuovi orizzonti, condurlo a un nuovo futuro pieno di gioia e meraviglie, come lui aveva sempre sognato, da buon sciocco sognatore il quale era.

Intanto, dopo una lunga discussione che non vale la pena di star qui a spiegare nei minimi dettagli, poiché carica di troppa tensione e frustrazione mista a disprezzo perché le parole usate possano essere spiegate e conosciute da altri all'infuori dei due ora in contrasto, il moro sentì provenire dalle scale un cigolio stridulo, seguito poi dallo sbattete di quello che doveva essere il portone all'entrata e dal vibrare di alcuni gradini dal legno scuro, segno che qualcuno aveva fatto una bella corsa per arrivare in fretta al piano superiore.

Poco dopo la porta della camera sì aprì di scatto, portando il più piccolo istintivamente a indietreggiare per lo spavento e la sorpresa.

In questo modo egli potè quindi intravedere la figura del rosso irrompere come se niente fosse nella stanza misera, pronunciando quasi con il fiatone una frase tanto inaspettata -Muoviti piccoletto, questo posto non fa più per noi.-

🌱

Iniziate ad aspettarvi di tutto da questa storia.

Monster; v k o o kWhere stories live. Discover now