f i f t y - e i g h t

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Tutto era quieto, immobile, fermo nel piacevole silenzio creatosi come di consueto nel bel mezzo della notte, mentre non si udiva alcun suono nel luogo circostante se non quello regolare, indisturbato del respiro del moro, accompagnato dal cadere tacito
dei fiocchi che si susseguivano in maniera composta, dove la testa pareva farsi più leggera per la mancanza dei soliti pensieri faticosi da sopportare ad appesantirla.

Era tutto come doveva essere, esattamente così.

Tae si girò un attimo per vedere il viso rilassato del più piccolo, stretto fra le coperte fino all'orlo, e a quella scena innocente sorrise sincero, intenerito.

Come gli veniva tanto facile ora ridursi a quello stato?

Accorgendosene subito dopo, quasi stentava a crederci anche lui stesso, ma in fondo a quel punto non era nemmeno più necessario sorprendersi di qualcosa che accadesse, tenendo conto di tutto ciò che aveva fino ad allora compiuto.

Chi stava pian piano diventando? Che gli stava succedendo?

Non ne aveva la più pallida idea, eppure era certo che quello non fosse davvero lui da un po': quel che era sempre stato non sembrava appartenere a quel corpo, su questo non c'era alcuna ombra di dubbio, chiunque lo avrebbe potuto facilmente notare.

Allo stesso tempo però c'era da porsi un quesito: era tanto terribile la cosa, pur mettendo caso che si trattasse realmente di ciò?

Il rosso avrebbe voluto con tutto il cuore rispondere di no, che non ci sarebbero stata nemmeno l'ombra di problemi al riguardo, peccato che però fosse a piena conoscenza del fatto che fosse l'esatto contrario.

Dove sarebbero stati i vantaggi da riscontrare in un ipotetico futuro?

Magari per lui qualcosa ci sarebbe potuto essere, anche se con una probabilità alquanto bassa, ma per l'umano era più che sicuro che niente di simile sarebbe mai potuto essere messo tantomeno in considerazione; era la spietata crudeltà dei fatti, e neanche lui era in grado di interferire o far qualcosa per evitarla o attutirne gli effetti.

Possibile?

Il rosso tornò a voltarsi per appoggiare la fronte sulla superficie vitrea, socchiudendo di poco le palpebre e rilassandosi facendo uscire un bel sospiro dalle labbra piene, riconcentrandosi successivamente sulla scena di prima la quale, anche se lui per ora non lo percepisse, tendeva a mutare pian piano a ogni secondo che passasse.

Non era così per qualunque evento capitasse, in effetti?

Era solo uno spiacevole, triste inganno degli occhi, che non dava a nessuno la possibilità di notare all'istante quanto le cose fossero in grado di cambiare, di farsi diverse da come le consideravamo noi all'inizio nella frazione impercettibile, insensata di un tanto semplice quanto banale battito di ciglia.

Niente era per realtà ciò che credevamo, persino per quanto riguardasse il nostro stesso io.

Le idee che ci facevamo al riguardo si disfacevano inevitabilmente o meglio, lasciavamo senza non averne nemmeno la necessaria consapevolezza che lo facessero, a seconda delle situazioni messe in atto, delle paure che ci divoravano il sonno e le certezze, degli obiettivi che ci imponevamo con estremo rigore di seguire, di affrontare, sempre però ignari del fatto -incredibile ma vero- che bastasse un niente per far sì che ogni nostro programma finisse col prendere una via del tutto diversa da come era stato progettato da noi.

Non bisognava mai abbassare la guardia, altrimenti alla fine che ne sarebbe stato dei risultati studiati minuziosamente a lungo se, per causa di eventi imprevisti, che si trattasse di sbadatezza, imprecisione, ingenuità o altro, qualcosa fosse andato storto?

Appariva tutto così infinitamente fragile da quella prospettiva, vista attraverso quel vetro sul quale non tardò a imprimersi la sagoma della mano del demone, al momento distratto nel guardare le cime degli alberi circostanti ricoprirsi di un nuovo colore a loro in origine non appartenente che, a causa del buio fitto, normale però in quel tardo orario, non dava l'opportunità di scorgere con precisione le nuove fattezze acquisite.

Come se si fosse all'improvviso ripreso da una dormita spiacevole e fatta male, in seguito Taehyung si alzò da lì con l'intenzione di andare a prendere un bicchiere d'acqua, sperando che magari in quella maniera sarebbe riuscito a calmarsi un minimo, sentendosi agitato senza un'apparente ragione.

Sapeva che ciò non era affatto un buon segno, eppure ipotizzò di poter starsi sbagliando, pur dubitandone abbastanza.

Quindi attraversò il corridoio spazioso, già a lui familiare prima ancora che si stabilisse lì con Jungkook per atti precedenti e, a passi silenziosi, dovuti alla paura che facesse far svegliare il moro, giunse a destinazione.

Sempre cercando di non creare scompiglio, si avvicinò automaticamente alla credenza per prendere il contenitore vitreo, alzandosi sulla punta dei piedi dato che l'oggetto si trovasse sul ripiano più alto e successivamente fece per voltarsi, siccome di spalle ma, preso alla sprovvista, non appena tentò di compiere tale gesto una mano si posizionò sulla sua bocca impedendogli di parlare, mentre una voce non faceva che bisbigliargli un fastidioso e ripetuto "Shh, shh!-

In un attimo il panico arrivò a condizionare la mente e l'istinto del rosso il quale, se non avesse riconosciuto in tempo la voce dal timbro inconfondibile di Namjoon che gli imponeva di star calmo, non avrebbe tardato a ricorrere alla forza per liberarsi con facilità e provvedere.

Una volta che venne lasciato andare, il demone guardò male l'altro e sarebbe di sicuro scoppiato a urlargli contro e a lamentarsi in men che non si dica, se solo non ci fosse stato il buonsenso a ricordargli che lì vicino ci fosse l'umano calato da un bel po' nel mondo dei sogni e che il suo obiettivo al momento era quello di non infastidirlo.

Non gli piaceva per niente il fatto che il rosato si trovasse lì, aveva infatti già devi brutti presentimenti riguardo alla sua presenza; non c'erano spiegazioni consolidate da buoni motivi perché lui si presentasse in un contesto simile davanti ai suoi occhi.

-Allora, si può sapere cosa vuoi? E soprattutto, perché vieni a quest'ora qui? Che ti salta in mente?-

A quelle parole Namjoon sospirò, osservando il rosso intento a tener le braccia conserte e la fronte incurvata per il fastidio evidente nato in seguito al suo arrivo così brusco, rispondendogli con aria seria soltanto dopo un'intensa pausa.

-In realtà l'unico a dover darmi delle spiegazioni qui sei tu, e ti conviene farlo anche subito, se stavolta non vuoi davvero mandare tutto a rotoli.-

Monster; v k o o kDove le storie prendono vita. Scoprilo ora