f o u r t y - s e v e n

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Taehyung si guardò un momento intorno e osservò la situazione che lo circondava, tanto per farsi un'idea approssimativa sul da farsi, adesso che arrivava la parte migliore della situazione, per lui la più divertente, la più interessante da compiere.

Era da parecchio che non si trovava lì, in piedi su quel pavimento lucido su cui vedeva chiaramente la sua ombra riflettersi, dalle enorme piastrelle bianche e nere che si alternavano un'altra all'altra, alcune ricoperte da raffinati disegni geometrici, altre semplici, immacolate, ma nonostante ciò nulla sembrava esser cambiato ai suoi occhi; tutto era rimasto immutato, sempre nelle stesse noiose fattezze, al limite solo invecchiato un minimo, quel poco da poter essere capace di mostrare i naturali segni dovuti all'età, che rendono un qualcosa lievemente differente dalle sue origini.

Successivamente Tae, ricordando ancora bene la divisione e la disposizione delle stanze di quel luogo, decise che fosse prima meglio lasciare un saluto a quelli che di certo, bastardi e presuntuosi com'erano, in tutto quell'arco di tempo, passato in maniera così tranquilla e serena, avevano dimenticato più di prima della sua esistenza, illudendosi di non ritrovarsi mai più il suo viso e sembianze davanti agli occhi, che al solo incrociare di sfuggita il suo sguardo si abbassavano all'istante verso il suolo.

Un po' gli mancavano quelle sensazioni, a essere sinceri: l'indossare nelle circostanze richieste quell'abito conforme alla sua posizione, nero in ogni angolo; il fare prepotente e sfacciato che assumeva durante le riunioni con gli altri membri, specialmente se si trattava di quelle eccezionali, improvvise, organizzate all'ultimo minuto, dalle quali non sapevi mai che aspettarti, di cui potevi avere solo la certezza che, quando si verificano, non portassero a niente di buono; i commenti e le occhiatacce che la maggior parte dei suoi "compagni" gli lanciavano quando credevano che lui non potesse accorgersene; il semplice trovarsi a contatto con quell'ambiente e agire come ai vecchi tempi, ecco, quando ancora era ammesso in quell'ambiente, quando ancora nessuno aveva capito chi fosse davvero.

Lo trovava un passatempo decente, in fondo.

Sempre meglio di quel che si ritrovava a fare ora, con molta probabilità.

I passi dell' interessato man mano che avanzava rimbombavano nel vuoto, echeggiando fra quelle stupende mura marmoree, alla cui vista il rosso sorrise lievemente, ricordando i bei vecchi tempi dove si sentiva al sicuro sotto quella struttura, dove grazie a Nam aveva pensato di aver trovato la strada giusta per lui, il suo futuro, quel che per secoli lo avrebbe accompagnato nella sua esistenza.

Ma niente è prevedibile, giusto?

Chi l'avrebbe mai detto che dopo anni passati a evitare il posto che l'aveva visto crescere, a cui collegava più eventi negativi che positivi, ora lui stesso si sarebbe ritrovato come se niente fosse di sua spontanea volontà lì, ad assaporare già il dolce retrogusto della propria vendetta che tra non molto si sarebbe compiuta, che già aveva iniziato a disseminare sangue, in realtà, pur se non in condizioni, per il momento, così notevoli?

Il giovane continuò ad avanzare a passo tranquillo per quei saloni immensi, dall'odore pungente di chiuso che forse non avevano mai smesso di emanare fin dal passato, tutti dalle porte enormi di legno rigorosamente serrate, per fortuna o sfortuna -in base ai punti di vista- per quei corridoi dai colori monocromi, dalle tinte rimaste assolutamente immutate, senza un singolo segno diverso da come erano rimasti impressi nella sua mente, con sempre gli stessi vasi in ceramica sparsi qua e là per decorare un po' l'ambiente, insieme ai quadri inespressivi abbastanza fuori luogo.

Il demone proseguiva, come se quella fosse ancora la sua "dimora", come se nulla fosse cambiato, sentendosi nello stesso identico modo di quando per la prima volta Namjoon gli aveva mostrato l'edificio in ogni sua singola parte, facendogli fare un giro delle varie camere lì presenti, non immaginando che poi le cose sarebbero potute andare come alla fine è successo.

Dopo aver svoltato l'angolo, finalmente il giovane si ritrovò di fronte a ciò che cercava, la camera in cui da adolescente aveva passato la maggior parte del tempo, in cui si era chiuso giorno e notte, sovrastato da pile e pile di ogni tipo di libro che potesse attirare anche un minimo la sua attenzione.

Si fermò e sfiorò delicatamente con le dita le maniglie dorate, immerso da una nostalgia quasi piacevole, considerando il fatto che non la provava quasi mai.

Era un mostro dopotutto, no?

Il suo cuore non era fatto per queste cose.

Eppure, qualcuno da un po' stava cominciando a farlo ricredere.

Che fosse un cattivo segno?

Egli ripercorse con l'indice la lunghezza del manico, soffermandovisi qualche minuto prima di entrare dentro la biblioteca, dove già dall'esterno sentiva un vociare sommesso, inerente al luogo in questione, che determinava un certo tono di voce, se non l'assenza totale.

Successivamente, dicendosi di non perdere ancora altro tempo, con l'adrenalina che cominciava a farsi sentire in lui, già mostratasi dopo l'evento avvenuto precedentemente, che poi neppure aveva dato le soddisfazioni sperate, senza preoccuparsi del tatto da usare o altro, non essendo proprio il tipo da scenate simili, totalmente inutili ai suoi occhi, spalancò con decisione il portone levigato, attirando in tal modo subito l'attenzione su di lui -non che fosse possibile evitarlo, comunque- e facendo all'istante calare il luogo in un religioso silenzio, mentre fino a poco prima era immerso nelle parole.

Il rosso avanzò nella stanza e studiò intorno a sé la situazione, con quel suo solito sorriso che faceva venir voglia di prendere quella faccia, tanto bella quanto dannata, a sberle ripetute, senza fermarsi, o almeno non prima di aver messo a tacere il proprio senso di riscatto, di vendetta, che tipi del genere ti ispirano, ti fanno nascere dal profondo del cuore.

Osservò il tavolo enorme, che un tempo aveva ospitato solo lui, e si meravigliò di trovarvi un numero più elevato di persone a circondarlo, cosa che, almeno ai suoi tempi, era più unica che rara.

-Meglio così, allora, finalmente ci sarà un po' di movimento.-

Una frase e già i presenti tremavano.

Come biasimarli?

🌱

Dopo secoli eccomi qui, scusate il ritardo, ma la scuola non mi lascia più il tempo che vorrei per scrivere, uff.

Comunque, vorrei dire che se non specifico alcune cose nella storia non è perché mi dimentichi, semplicemente perché vorrei che faceste da soli/e le vostre teorie al riguardo (che se vi va potete espormi senza problemi) o perché solo non trovo quello il momento migliore per chiarire quel dettaglio e lo farò nello svolgersi delle cose.

Mi amate lo so

Monster; v k o o kWhere stories live. Discover now