s i x t y - s e v e n

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In un mondo del genere, senza regole, senza giudizio, senza presupposti, chi era a scegliere cosa fosse giusto o sbagliato?

Chi aveva il diritto di giudicare le azioni altrui, imporvi dei severi principi da rispettare, stabilire limiti estremi, impedire atti, azioni, pensieri, supporre l'esistenza di un filo continuo da non varcare, a un passo tra il bene e il male, quando nessuno sapeva davvero in che cosa essi consistessero realmente?

Chi sarebbe stato pronto a giudicare come un orrendo, oltraggioso reato il dolce momento in cui le labbra dei due ragazzi si sfiorarono piano, con calma, quasi alla stessa velocità con cui i fiocchi passavano dal cielo per arrivare fino a infrangersi sul terreno non più spoglio, al contrario del solito?

Chi avrebbe osato fermarli, dividerli senza porsi alcuno scrupolo, una volta che si fossero resi conto dell'atmosfera che vigeva lì, più surreale che altro, dando l'impressione che il tempo stesse pian piano rallentando solo per loro, per far sì che tutto perdurasse quanto maggiormente perfino esso potesse permettere fino a, perché no, fermarsi?

In tutto quell'arco di giorni, istanti, secondi trascorsi i due si dissero tanto senza far nulla.

Si guardarono, si studiarono, immobili, fermi, incapaci di prender pace.

Si sfiorarono senza muovere un dito, senza avvicinarsi uno all'altro.

Scoprirono più di quel che potessero immaginare, sia su se stessi che su ciò che stava loro intorno, in quell'universo che apparteneva totalmente ai loro corpi, fragili maggiormente di quel che volessero ammettere, che gli piacesse o meno.

Perché non solo gli umani erano quelli a soffrire, nessuno poteva scappare alle grinfie del dolore.

Era esattamente quello il loro modo di fare, di distruggersi a vicenda, con la consapevolezza di star arrivando a un vicolo cieco, senza fine, ma non avendo la minima paura di lasciarsi andare, con l'adrenalina nelle vene che faceva il suo sporco dovere e gli occhi intrisi di un coraggio malsano, una pazzia a primo impatto incomprensibile, piena di senso nelle loro menti.

Il profumo del vicino peccato non aveva mai avuto un odore migliore, imparagonabile, impagabile.

Alla fine non era anche questo un modo per amarsi?

Folle, sciocco, estremo, al confine di qualunque immaginabile possibilità, sì, però intoccabile.

Gli altri non avrebbero di certo compreso, non potevano, non ne avevano le minime capacità ma, anche se fosse, non importava affatto a questo punto.

Era il loro mondo quello, lo avevano costruito pezzo dopo pezzo, apportandovi insieme tante piccole modifiche, aggiungendo dettagli che solo loro conoscevano, che nessuno più avrebbe potuto cogliere.

Erano solo loro.

Incomprensibili, ingenui, ma pur sempre loro.

Si volevano bene, in fondo, ed era quello ciò che contava più di qualsiasi altra cosa.

Avevano imparato che affetto non era per forza lo stesso solito stereotipo, che erano in grado di modellare tutto a loro piacimento.

Si abbracciarono un'ultima volta prima della presupposta fine, non accennando ancora a toccare la pelle spoglia delle ferite che portavano, con il terrore, l'inquietudine di conoscersi troppo, di non farcela, coscienti che da allora, forse da quella singola domanda non sarebbero stati gli stessi.

Si fecero male sorridendo, nella più calorosa delle maniere che entrambi avessero imparato, perché il bene non avrebbe mai avuto lo stesso sapore ai loro occhi, e lo avevano saputo fin dall'inizio, fin dal primo, fatale incontro a cui non sarebbero potuti scappare: vi erano semplicemente destinati.

-Jungkook, dimmi la verità. Daresti la tua vita, per me?-

Viso contro viso, quelle parole sembravano assumere un significato diverso dal reale.

Come se si trattasse della canzone che avevi in testa da ore, che esattamente in quel preciso minuto pregavi di riuscire ad ascoltare, come se non avessi potuto chiedere nulla di migliore di ciò.

Forse era proprio quel loro modo di accettarsi che li aveva condizionati più di quanto loro fossero persino in grado di capire, ritrovandovisi dentro e basta, senza uscite, senza soluzioni.

Forse era il massimo che potevano concedere l'uno all'altro, il dono più grande che potessero permettersi, la promessa più importante professata.

Il moro avvicinò ancor di più il suo volto a quello del rosso e socchiuse gli occhi, mentre una lacrima solitaria gli solcò il volto roseo, privo di imperfezioni.

Eppure continuò a sorridere, non accennando a smettere, neppure quando Tae con quelle sue mani che parevano addirittura maggiormente gelide della neve su cui erano stesi seguì il percorso ora creatosi con il pollice, tracciando poi il contorno del suo viso.

Successivamente il minore spalancò le palpebre e annuì convinto, cercando qualcosa di indefinito in quegli occhi di cui mai aveva saputo distinguere il vero colore, ciò che si celava dietro di essi, fra quei segreti nascosti e castelli retti da mura di menzogne.

Ora però non sarebbe stato un problema per lui, almeno non per molto.

Taehyung cominciò ad accarezzargli piano la guancia su cui adesso la lacrima era comparsa e continuò così per un tempo indefinito.

-È questo che intendevo prima, quando ti ho detto di scoprire se davvero ti amassi.-

Il respiro del demone si infranse diretto sulla pelle dell'umano, mentre rifletteva su una parola e l'altra.

-Ho bisogno che tu faccia quest'ultima cosa per me, allora potrò spiegarti la verità, te lo prometto.-

Doveva credergli almeno stavolta?

Jungkook posò la mano sopra la sua, guardandolo.

-Mi lascerai solo, quindi?-

L'altro scosse il capo, facendo di conseguenza muovere anche i capelli, solleticando chi gli stava di fronte.

-Al contrario, saremo una cosa sola. Resterò con te, per sempre.-

Lo baciò di nuovo, stavolta con più passione di prima, per impedirgli di aggiungere ulteriori commenti che avrebbe contribuito a distruggere quelle ingenue aspettative.

Era amare morendo,
era amare.

Come avrebbero fatto a smettere?

-Per sempre.-

Ripeté l'umano.

Probabilmente non potevano.

🌱

più corto, vero, ma dopo tanto tempo è uno dei capitoli che davvero mi piace.

credo comunque che non manchi molto alla fine della storia sigh.

Monster; v k o o kDove le storie prendono vita. Scoprilo ora