t h i r t y - t h r e e

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-Mh?-

Improvvisamente Jungkook si svegliò, ritrovandosi disteso a terra in un luogo a lui stranamente -e tristemente- familiare.

Così, non appena si rese conto della cosa, immediatamente si mise seduto, poggiando i palmi delle mani sul terreno.

Tutto intorno a lui era buio, di nuovo; non c'era un singolo spiraglio di luce che gli permettesse di capire con esattezza dove fosse finito.

Nonostante ciò però, diede comunque un'occhiata veloce intorno, senza ottenere alcun risultato.

Di conseguenza sbuffò, passandosi poi una mano in modo nervoso fra i capelli.

-Perché ora?-

Urlò istintivamente, rimettendosi in piedi e non capendo come mai finisse costantemente in situazioni simili, non avendone la più pallida idea.

Senza saper che fare, il minore si tirò il labbro fra i denti e rimase lì impalato per qualche minuto, fino a quando non pensò di chiamare l'unica persona che magari potesse aiutarlo, in preda all'agitazione.

-Taehyung?-

Pronunciò quel nome quasi in modo disperato, come se a esso fosse legata in maniera quasi inevitabile la sorte della sua stessa esistenza, ma non ottenne altro che un rimbombo sordo della sua voce incrinata.

Continuò così per un po', iniziando ad avanzare verso l'ignoto, mentre poco a poco una fitta e soffocante nebbia gli si creava intorno, avvolgendolo.

-Dove sei, Tae? Anzi, dove sono io?-

Il ragazzo marcò con più forza l'ultima parola, fermandosi successivamente di scatto e alzando il capo verso quello che avrebbe dovuto essere il cielo, adesso ridotto a nient'altro che un'infinita e cupa distesa grigia.

-Cosa ci faccio qui? Che volete da me?-

Senza distogliere lo sguardo dal vuoto, esclamò quelle frasi con evidente rabbia, mista a un senso di notevole disperazione, paura, che man mano stava cercando in sé.

Non riusciva a comprendere niente, assolutamente niente.

Per quale ragione doveva ritrovarsi costantemente in quello stato, faccia a faccia con quelle che erano sempre state le sue più grandi paure?

L'oscurità, la solitudine, il nulla.

Che aveva fatto di tanto male per meritare tutto ciò?

La sua mente in quell'istante era solo una totale accozzaglia di domande che si accavallavano una dopo l'altra, causate per la maggior parte dell'ansia che inutilmente cercava di soffocare, di ignorare.

Quando avrebbe avuto mai pace?

Pace, pace, che cosa buffa, dato il contesto.

Uno come lui, sarebbe mai riuscito a provare una sensazione simile?

Lui, che non era come tutti quanti?
Lui, che era costretto a essere diverso, senza il suo volere?
Lui, che stava venendo tormentato così assiduamente, senza saperne il motivo preciso?

Monster; v k o o kDove le storie prendono vita. Scoprilo ora