t h i r t y - e i g h t

1.2K 122 24
                                    

La distanza tra i corpi dei due ragazzi era quasi nulla, oramai.

Gli occhi di Jungkook cercavano in ogni modo di evitare di incrociare lo sguardo -a suo improvviso parere esageratamente soffocante, insistente- dell'altro, che al contrario desiderava con immenso ardore osservare come le sue pupille fossero spalancate a causa del notevole stupore, o forse è più giusto dire per mano dell'inquietudine che ora stava provando nell'averlo tanto vicino a sé, mentre i denti per poco non iniziavano a tremargli e le mani lentamente a sudargli dalla tensione, senza che lui se ne rendesse neppure subito conto, come la sua fronte, coperta da varie ciocche disordinate di capelli.

Più sentiva la presenza del rosso vicino a lui, più avvertiva i soliti frastornanti colpi ritmici del suo cuore alquanto agitato risuonargli incessantemente nelle orecchie, portandogli al contempo un fastidioso dolore al petto nell'esatto punto in cui si trovava la cassa toracica.

Non riusciva ad alzare lo sguardo da terra, distogliendolo dal punto fisso sul quale si stava distrattamente concentrando da chissà quanto, tentando così -scioccamente- di ignorare i passi lenti e irritanti della figura più grande di lui, intenta ad avanzare verso quella che era la sua direzione.

D'altra parte però, in lui c'era sempre un briciolo di ingenua, pura curiosità, tipica degli umani, a mettersi in mezzo ai suoi piani, a tormentarlo, suggerendogli di affrontare quello da cui invece stava scappando, dimenticando dell'ansia che lo portava a indietreggiare, a supplicare in maniera tanto disperata e deplorevole di scomparire in quel preciso momento da quel luogo, fuggendo da colui che lo stava mettendo così in soggezione, annebbiando ogni sua insegnificante riflessione, insulsa certezza.

Perché faceva così? Cosa voleva esattamente da lui? Che stava farneticando di preciso?

Eppure, nonostante non volesse accettarlo, per quanto fosse testardo non poteva negare l'evidenza: voleva vederlo, moriva dalla voglia di scorgere la sua espressione e constatare quale emozioni essa trasmettesse in lui, quali sensazioni si scatenassero dentro il suo corpo, cosa stesse pensando in quell'istante, vedendolo in tali condizioni.

Un altro paio di passi e Jungkook si ritrovò bloccato una volta per tutte contro la parete fredda, con un braccio del rosso accanto al suo capo, mentre non riusciva a smettere di rabbrividire.

-Allontanati.-

Avrebbe voluto dirgli, spostandolo di conseguenza lontano al fine di magari essere in grado di calmarsi e tornare completamente in sé, riacquistando la lucidità che al momento non gli apparteneva più, ma non appena schiuse leggermente le labbra piccole e rosee, adesso contratte in una linea rigida a causa dell'aria sofferente che aveva assunto, nell'intento di appunto pronunciare tale ordine, la voce gli morì in gola e non uscì fuori nient'altro che un flebile, impercettibile soffio che andò a infrangersi sulla pelle liscia del demone.

A quel gesto il suo abituale sorriso sfacciato gli incornició velocemente il volto oscurato, che intanto aveva ancora di più avvicinato a quello del moro, il quale si era finalmente deciso a guardarlo, tornando di conseguenza a concentrarsi su di lui -per forza.-

Tae continuava a pressare il giovane attraverso il suo sguardo indecifrabile, che non fece che peggiorare i brutti presentimenti di Jungkook.

La sua mente non riusciva a elaborare cosa stesse succedendo, l'unica cosa di cui era convinto però era che tutto ciò non andasse bene, affatto.

Il rosso intanto, diventato quasi irriconoscibile agli occhi del ragazzo impaurito che aveva di fronte, riusciva a contenere a stento il piacere che stava crescendo a dismisura in sé, cosa di cui l'umano si era ormai accorto, mettendolo ancora più a disagio.

-Smettila di scherzare, Taehyung.-

Fu la sola che fu in grado di mormorare appena, dopo un bel respiro profondo e attraverso un esagerato sforzo, accompagnato da un'insicurezza a tradire il suo misero tentativo di cercare di sembrare calmo e convinto, mentre nel frattempo il maggiore si inumidiva con un gesto veloce le labbra, ridacchiando.

Così, davanti a quella frase che a lui sembrava tanto detta solo per stuzzicarlo maggiormente, non poté fare a meno di diminuire ancor di più i centimetri di distanza che lo separavano da quella carne lattea, da quel viso dai tratti così angelici, da quegli occhi velati da ciò che più amava, da cui dipendeva disperatamente.

-Pensi lo stia facendo?-

La sua voce roca, il suo fiato a infrangersi sulle guance ora tinte di un rosso vermiglio del minore, le sue iridi diventate tutto d'un tratto più scure...

Come poteva Jungkook resistere?

Da un lato paura, dall'altro infinito desiderio, bisogno di capire, di comprendere, di lasciarsi andare.

Un turbine di emozioni contrastanti lo stava investendo, come se la consapevolezza di essere in trappola fosse l'ultima delle sue preoccupazioni al momento, ma contemporaneamente la principale, quella che stava stupidamente sottovalutando.

Eppure, eppure...

Se davvero provava terrore, perché ora si sentiva in quel modo, come se aspettasse da chissà quanto quell'attimo che pareva starlo metterlo così in crisi? Perché non riusciva a liberarsi dalla voglia che l'altro facesse qualcosa quanto prima, mettendo fino a quell'agonia che non gli dava pace? Che gli dimostrasse se davvero quel che gli avesse detto fosse vero?

In fondo, non era poi improbabile come lui pensava, se adesso il rosso gli stava provocando tutti quei dubbi, quei brividi.

Paura o cosa?

Jungkook deglutì a fatica, mentre Tae ormai non si rendeva più conto di quello che stava realmente facendo -come se ci fosse mai riuscito.-

Il moro cercò nuovamente di parlare, nella speranza che questo secondo tentativo non venisse sprecato, ma fu costretto a bloccarsi all'istante non appena il maggiore posò senza alcun minimo preavviso l'indice sulla sua bocca schiusa, sfiorando poi piano il labbro inferiore, spostandosi in seguito sul contorno del suo viso e fermandosi una volta arrivato alla sua fronte, dove iniziò a giocare con delle ciocche che quasi arrivavano a coprirgli quegli occhi stupendi, grandi, specchio della sua dolce anima.

Non poteva farcela, anche volendo.

-Sei così bello Kookie, sai.-

Quella fu l'ultima breve frase che il demone pronunciò come se niente fosse, facendo perdere un battito al giovane, prima di avvicinarsi definitivamente al viso di quest'ultimo e dar vita al sogno che poco fa aveva visto davanti a sé, su cui ancora aveva delle perplessità, che magari solo in tal modo sarebbero scomparse.

Era la fine per entrambi.

🌱

Idk what's going on tbh

Monster; v k o o kWhere stories live. Discover now