Capitolo 1

32.8K 492 220
                                    

La sveglia suonava già da un pezzo, ma io non ne volevo proprio sapere di alzarmi da letto. Mi era sembrato che l'estate fosse volata troppo in fretta, non riuscivo a sopportare l'idea che dovevo tornare a scuola così presto; e quest'anno avrei dovuto iniziare la quarta superiore, tutti i miei amici che l'avevano già fatta mi ripetevano di continuo che era la classe più difficile, un'affermazione davvero rassicurante, adatta a far salire l'ansia da inizio scuola sempre di più.

Guardai l'ora: già le quattro e mezza del mattino, se devo lavare i capelli mi conviene fare in fretta, pensai, mentre mi levavo di malavoglia le coperte di dosso. Andai nel mio bagno personale, e mentre mi facevo la doccia pensavo a quanto la scuola fosse stressante: perché dobbiamo tirarci a lucido solo per andarci? Se nessuno mi giudicasse andrei anche in pigiama e con i capelli tutti spettinati... Ma purtroppo le cose non funzionano così.

Un'ora dopo avevo finito di asciugare i capelli e fare la piega, adesso erano bellissimi e lisci, proprio come piacciono a me. Feci colazione più in fretta che potevo, dato che erano già quasi le sei, e alle sette e mezza dovevo per forza partire per andare a scuola, da qui ci vogliono venti minuti in macchina ad arrivare, e non mi andava di arrivare in ritardo proprio il primo giorno.

Decisi di indossare un paio di jeans aderenti tutti pieni di brillantini, misi una t-shirt corta nera e infine i miei sandali con tacco neri preferiti, che si abbinavano alla t-shirt. Poi passai al trucco, che dovevo fare per forza semplice altrimenti a scuola mi avrebbero rotto le palle, perciò misi soltanto una mano di fondotinta, un rossetto rosso leggero e feci una sottile linea nera sull'occhio, dopo aver messo le ciglia finte. Rinuncio a tutto, ma non alle ciglia finte!

Diedi tristemente un'ultima occhiata all'atrio di casa mia, per poi scendere in garage a prendere la mia macchina per andare a scuola. Mio padre quell'estate mi aveva regalato una bellissima auto nera metallizzata, che aveva gli interni tutti foderati di pelliccia, era semplicemente la mia preferita tra tutte quelle che avevo. Salii e uscì dal mio quartiere, un quartiere di Manhattan dei più belli, prestigiosi e desiderati.

Quando arrivai davanti scuola parcheggiai l'auto e mi guardai intorno, notando sempre la solita folla di genitori che accompagnavano i ragazzini del primo anno, e i soliti gruppetti di ragazzi degli anni più grandi radunati fuori nel parchegio, chi intento a fumare una sigaretta e chi a chiaccherare. Cercai intorno nella folla i miei compagni di classe, che aspettavano tutti di entrare, e mi unii a loro, dove c'era anche la mia cosiddetta "migliore amica"

- Ciaoo Genny! - Mi salutò lei tutta entusiasta saltando per abbracciarmi, come una cavalletta.

- Ciao Alice... - La salutai io alquanto stupita del suo comportamento. Odiavo le espressioni di affetto esagerate, soprattutto in pubblico, mi imbarazzavano terribilmente.

- Sono andate bene le vacanze vero? Dove sei andata? - Mi domandò lei, mentre tutta una folla di ragazzi di tutte le età si radunava intorno a noi.

- Si, sono andata in vacanza con lo yacht di famiglia, sono stata su diverse isole... Come mai tutte queste domande? - Che palle le persone che fanno domande impertinenti; delle volte Alice era davvero insopportabile, ma le volevo bene dopotutto.

- Wow, hai uno yacht? - Chiese un ragazzino, probabilmente di seconda superiore, stupito.

- Certo che ce l'ha! - Si intromise Allison, la troia della classe, per avere un po di attenzione. Come al solito quell'oca non rinunciava a mettersi al centro dell'universo.

- Scusa ma posso rispondere anche da sola! - Mi arrabbiai io, lanciandole un'occhiata di fuoco.

- Calma, calma, ragazzi avete saputo che quest'anno abbiamo un bocciato in classe? - Si intromise Theodore, uno dei secchioni della classe, e uno dei ragazzi più intelligenti che io abbia mai conosciuto.

- Davvero chi? - Chiese Juliette, una delle mie amiche preferite, una ragazza tranquilla e solare, sempre disponibile.

- Si chiama Lucas, è quel figo dell'anno scorso. - Disse Claire, più rivolta alla sua migliore amica Rose che a tutta la sua classe.

- Ah si, ho capito chi è! - Esclamò Alice, mettendosi una mano sulla fronte.

- Ma sono l'unica che non ha idea di chi sia? - Mi intromisi io con aria scocciata.

Tutti si interruppero e mi guardarono.


- Strano che tu non lo conosca, è uno dei ragazzi più popolari della scuola. - Esclamò stupita Allison, con la sua voce stridula da oca.

- Senti Allison, se non parli più mi fai un piacere, mi stai forando i timpani con la tua voce da oca. - Mi incazzai a quel punto.

Lei restò di sasso, e con aria piuttosto afflitta se ne andò a salutare il suo fidanzato, un ragazzo di terza, anche se io ancora mi chiedevo perché lei stesse con un ragazzo più piccolo di lei.


- Ti faccio vedere io chi è. - Disse Alice, mettendosi a cercare nella folla questo famoso Lucas.

- Va be, non è importante, avete altre novità? - Lasciai perdere, tanto l'avrei visto in classe tra qualche minuto, la campanella sarebbe suonata tra poco.

- No, novità scolastiche c'è solo questa. - Borbottò Theodore guardando l'orologio. - Anzi, abbiamo cambiato classe, adesso siamo nel piano dove ci sono le quinte, perché ci sono stati molti iscritti di prima, e hanno dovuto aggiungere una classe... -

- Basta Theodore, vuoi già annoiarci adesso, non siamo neanche entrati a scuola. - Cinguettò Rose, fingendo di tapparsi le orecchie, facendo ridere tutti.

In quel momento suonò la campanella, e tutti gli studenti in massa si avviarono verso l'entrata della scuola, mentre io aspettavo fuori con Alice, dato che odio stare in mezzo alla folla; io e lei siamo state li ad aspettare che la folla si diluisse, e una volta in classe trovammo un'amara sorpresa: tutti i posti da due erano stati presi, e rimanevano solo due posti separati, uno vicino a Bernie, lo sfigato della classe, e l'altro vicino a un bel ragazzo che non avevo mai visto.

- Ti puoi levare da qui e andare a sederti vicino a Bernie? - Dissi acida rivolta al ragazzo seduto in banco da solo che non avevo ma visto.

Doveva essere lui il ragazzo bocciato, e non era niente male: era biondo, aveva gli occhi azzurri e indossava una canottiera aderente che mostrava il suo fisico palestrato, metteva quasi soggezione  a guardarlo, tanto pareva spesso e cattivo.

- E tu perché non vai a fare l'oca in un'altra classe? - Rispose lui con voce calma, ma allo stesso tempo ferma, una voce profonda, vibrante e sensuale.

- Genny, lascia perdere, vado io vicino a Bernie. - Mi sussurrò all'orecchio Alice, sedendosi a Bernie, uno dei miei tanti compagni di classe che non potevo vedere.

Ma io non avevo intenzione di mollare, perciò tentai di sparare ancora qualche insulto, ma in quel momento entrò il professore di matematica, che aveva l'aria di aver bevuto un caffè di troppo, come al solito d'altronde. Ogni anno tutti speravano sempre di cambiarlo, ma l'anno successivo era sempre nella nostra classe, a torturarci insegnandoci quell'ignobile materia che è la matematica.

- Scusa Genny, se trovi le sedie della classe scomode ti lascio in piedi per tutta la lezione! - disse il professore sedendosi con aria incazzata, buttando letteralmente sulla cattedra i libri di testo e la sua borsa. Dio, che preso male.

- Ma prof, questo ragazz... - Tentai io; sapevo di non piacere al professore, ma magari si sarebbe intenerito con la mia spiegazione.

- Basta, siediti, che siamo in ritardo con il programma. - Esclamò lui aprendo il libro. - O se preferisci, puoi andare a sederti nell'ufficio della preside.  -

Ma io già non lo ascoltavo più, mi ero seduta vicino a quello stronzo che mi aveva dato dell'oca e stavo ascoltando il professore che spiegava gli argomenti dell'anno. Bell'inizio di merda!

Bad LoveWhere stories live. Discover now