Capitolo 30

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*Genny pov's*

- che c'é? - domandai rivolta a mio padre, che mi guardava guidare da un po di tempo, più o meno da quando eravamo partiti dal ristorante, una volta finito di pranzare

- sei davvero bellissima Genny - rispose semplicemente lui, togliendosi da sopra il naso gli occhiali da vista neri

- beh... grazie - risposi leggermente stupita da quel complimento improvviso

Seguì un breve silenzio tra me e mio padre, tempo in cui mi concentrai di più sulla guida dell'auto, mentre candidi fiocchi di neve scendevano dal cielo, posandosi delicatamente sul parabrezza

- sai... - cominció mio padre passandosi una mano tra i capelli biondo cenere, il mio stesso colore naturale - mi dispiace di essere sempre via per lavoro... -

- papà, te l'ho detto tante volte, lo capisco, non fa niente - risposi subito io, simile a una macchinetta programmata su una sola risposta a una determinata domanda

- Genny, invece a me dispiace. Sei quasi cresciuta da sola, è vero, avevi Rachele, ma non volevo essere sempre così assente... mi vedi praticamente solo nelle festività, e dopo che abbiamo perso tua madre... - lui si arrestò di colpo

Anch'io mi bloccai di colpo. I miei muscoli si irrigidirono completamente, era da anni che l'argomento di mia madre non veniva toccato. E lo facevamo apposta, facevamo finta di nulla, mentre dentro bruciavamo dal dolore

- papà... - sussurrai debolmente

- un padre non si dovrebbe comportare così, dopo quello che è successo negli ultimi tre anni, mi devo solo vergognare di tutto ciò che ti ho fatto passare... -

- ma papà, capisco tutto quello che è successo... Non potevamo gettare via l'intero nostro patrimonio, accumulato in anni... - rallentai con l'auto, mentre la macchina dietro di me mi sorpassò

- e invece sì, avremmo dovuto farlo, insomma, che ci importa dei soldi? La cosa più importante è la famiglia... E vedendo quanto sei cresciuta mi rendo conto che mi sono perso tutto quanto... -

- alla Vigilia di Natale non si dovrebbe pensare a certe cose - feci notare io, stupita dal ragionamento di mio padre

- è l'unico momento in cui siamo insieme, e io voglio parlarne con te Genny - mio padre abbassò lo sguardo

- io capisco e approvo tutte le scelte che hai fatto nella mia crescita, sono contenta di aver dato un contributo alla famiglia - affermai convinta

- tu approvi tutto ciò perché sei stata cresciuta, ma se provo a chiedere a qualsiasi altro genitore o ragazzo mi considererebbero un mostro interessato solo ai soldi per aver fatto cose del genere... ma non è affatto così Genny, credimi -

- papà, io ti voglio un mondo di bene, sei una delle cose più importanti per me, non potrei mai essere arrabbiata con te - risposi al suo ragionamento

- mi dispiace per tutto, mi dispiace per ciò che hai dovuto subire, mi dispiace per la mamma... - la voce di mio padre si affievoliva mano a mano che andava avanti con il suo discorso, finché smise di parlare

- non è stata colpa tua per la mamma - non ricevetti nessuna risposta. E nemmeno io avevo più voglia di parlare

Fissai la strada davanti a me, e avvolta nel calore della macchina, cullata dalla musica tranquilla che mandavano alla radio, lasciai la mia mente persa nei ricordi.

- mamma, mamma, sono tornata da scuola! - gridai entrando in casa e gettando lo zaino a terra - ho preso 10 di italiano, e la maestra mi ha fatto anche i complimenti! - le dissi avvicinandomi  a lei, che era seduta in poltrona a sorseggiare una tazza di

- sono contenta amore mio, vieni qui con me - lei mi abbracció e mi tenne in braccio per un po di tempo, accarezzandomi i capelli con dolcezza, come solo una madre può fare

- ti voglio bene mamma, non andartene mai ti prego - sussurrai cullata dal suo abbraccio

- che cosa ti fa pensare che me ne andrò amore? Sei la cosa più cara e importante che ho al mondo, non potrei mai lasciarti - lei sorrise, e il suo sorriso era davvero la fine del mondo e il paradiso, rassicurante e solare come quello di un angelo

Volevo bene a mia mamma, e lei era la persona più importante per me al mondo, non sapevo come vivere senza di lei.

****

- papà, sei tornato a casa? - domandai a mio padre, che era in piedi nell'atrio a parlare con un signore vestito di bianco

- si piccola mia, ho cose urgenti da sbrigare, se vuoi tu va a giocare in camera tua, hai tante belle Barbie - mi disse lui abbassandosi alla mia altezza e dandomi un bacio sulla fronte

- dov'é la  mamma? - gli chiesi guardandomi in giro. Era dalla mattina che non la vedevo per casa

- la mamma non sta molto bene, se starà meglio la vedrai domani mattina - mio padre sorrise incoraggiante, e la stessa cosa fece il signore in bianco di fianco a lui, ma il suo sorriso non era incoraggiante, era triste e pieno di pietà negli occhi

Non ci diedi peso e salii in camera mia, ma mentre giocavo con le bambole la mia mente andava a mia madre, e nel mio cervello le cercavo di dare la forza che le serviva per sentirsi meglio.

****

- Genny, amore mio - mio padre mi prese in braccio e mi tenne sulle sue ginocchia

Aveva gli occhi rossi, i capelli scompigliati e la cravatta legata tutta storta. Era strano per me vederlo così spesso, di solito era molto impegnato con il lavoro

- che cosa c'è? - domandai ingenuamente

- vedi... La mamma... Non è stata bene... Ha contratto una malattia molto grave e... - mio padre non finì la frase, e si posó una mano sugli occhi. Lo sentii chiaramente singhiozzare in modo più silenzioso possibile

- la mamma? - sentii le lacrime salire, e scoppiai a piangere. Piansi come non avevo mai fatto in vita mia, restai sola nella mia camera per giorni interi, aspettando i funerali.

****

- addio mamma - la baciai sulla fronte e la abbracciai, il suo corpo era freddo, e io cercavo inultilelmente di scaldarlo con il mio piccolo corpicino. Indossava il vestito da cerimonia più bello che avessi mai visto, il suo viso era perfetto, senza una ruga, a prima vista poteva sembrare una bellissima statua di cera. Ma non era una statua di cera.

- addio - sussurrai mentre la seppellivano nella tomba di famiglia - addio per sempre mamma... -

Bad LoveWhere stories live. Discover now