Capitolo 16

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- hey Lucas, come mai mi eviti da almeno una settimana? Ho fatto qualcosa che non va? -

Mi ritrovai davanti Genny. Era bellissima, non potevo negarlo, la sua bellezza era la mia peggiore maledizione, riusciva sempre a stregarmi, a farmi fare ciò che voleva lei. Ma non questa volta

- No, non hai fatto nulla che non va - risposi vago io

- e allora perché non usciamo più insieme, e non mi vieni più a trovare come prima? - chiese di nuovo lei. I suoi occhi mandavano quasi scintille, si vedeva che era seccata, o arrabbiata, ma Genny é sempre stata troppo orgogliosa per darlo a vedere agli altri, non esternava quasi mai suoi veri sentimenti, la sua era una maschera tutto il tempo che stava in mezzo a molta gente

- beh... - tossicchiai io. Non sapevo che cosa rispondere. Non volevo dirle di suo padre, ma guardarla rivedevo quell'uomo maledetto che aveva rovinato la mia vita tre anni fa. Non potevo sopportarlo

Lei aspettava una risposta, che io non le avrei dato in fretta. Era impaziente, si torturava una ciocca di capelli biondi con un dito, aveva rifatto la tinta, adesso i suoi capelli erano ancora più lucenti del solito, ma nonostante lei fosse bellissima, quando la guardavo negli occhi pensavo di chi era figlia.

E quel  pensiero faceva svanire tutto ciò che provavo per lei. Mi veniva solo disgusto, continuavo a pensare a quanto fosse ricca, a quanto suo padre l'aveva fatta franca molte volte, a chissà quante famiglie come la mia era successo il tragico fatto di rimanere senza lavoro. Non riuscivo a pensare ad altro, solo quel pensiero occupava la mia testa, e non  se ne sarebbe più andato

- Genny... Io non ho più voglia di uscire con te - le parole mi uscirono di bocca con una cadenza mortuaria ad ogni lettera. E mi sembrò di vedere la mia frase sospesa tra me e Genny

Lei non rispose subito. Rimase a fissarmi come se stessi scherzando, probabilmente si aspettava che facessi una battuta e che la baciassi. Ma non riuscivo più a farlo, non come prima. Mi scese una goccia involontaria di sudore dalla fronte, e la asciugai velocemente con la manica della maglietta.

Intorno a noi sembrava che tutto si era fermato. Al parcheggio dell'uscita di scuola non c'era più nessuno, erano tutti ormai andati via, e Genny si aspettava che io venissi a casa con lei in macchina

- cosa? - domandò lei riscuotendosi dal silenzio e dalla calma esasperante da cui era avvolta. Il suo tono era incrinato, non era completamente calmo come al solito

- credo che tu abbia capito benissimo  - sentivo le lacrime sul punto di uscire, tirai fuori dal pacchetto che avevo in tasca una sigaretta e velocemente me la infilai in bocca, accendendola ancora più velocemente e aspirando avidamente il fumo - la nostra relazione non poteva durare sin dall'inizio - e così dicendo mi giro comincio ad allontanarmi

- Lucas che cazzo stai dicendo? Hai detto che mi amavi! - gridó Genny perdendo tutta la sua calma

- io... - e l'amavo. L'amavo ancora. Ma non potevo dare sempre ascolto al cuore. Di solito il cuore ti faceva prendere la decisione sbagliata, dovevo ascoltare il cervello per almeno questa volta - volevo solo usarti Genny, sei bellissima, ma non mi sognerei mai di essere fidanzato con una ragazza vuota e così oca come  te - trattenni le lacrime mentre le dicevo queste cose così brutte che non le avrei nemmeno dette ad una ragazza che troia lo era per davvero

Lei non disse nulla. Rimase ferma in piedi un attimo, si lisciò una ciocca di capelli con un dito e controlló che una delle sue unghie fosse perfettamente limata

- bene. Se é davvero questo ciò che pensi di me  sei liberissimo di farlo, ma lascia che ti dica due cose; ricordati bene che non sono una troia, ma ricordati anche che tu sei una puttana, un ragazzo che fa cose del genere non può essere considerato un uomo vero, "ti amo" non si dice a chiunque, impara questa lezione, ti servirà tutta la vita - Genny fece una pausa per prendere fiato

Poi si girò molto lentamente e cominciò a camminare a passo lento e normale, verso la sua auto - ah e a proposito, sei un bastardo - dopo aver detto queste parole aprì la portiera della macchina e io non la vidi più

E sapevo bene che quella era l'ultima volta che lei mi rivolgeva la parola in modo così gentile. Non volli più vedere altro, mi girai e svoltai l'angolo dove c'era parcheggiata la mia moto. Montai sopra e accesi una sigaretta, aspirando una grossa boccata di fumo, e gettando fuori tutto. Le lacrime mi scendevano dalle guance, calde e brucianti come il fuoco. Avevo perso la mia unica ragione di vita, ma non potevo sopportare di guardarla negli occhi. Non più ormai.

*Genny pov's*

Lucas mi ha lasciata. E nel peggiore dei modi; mentre apro la portiera della mia auto nera e lucida cerco di sembrare calma e menefreghista, non voglio che mi veda piangere, quello stronzo non merita le mie lacrime.

Mi sedetti sul sedile, ma quando lo vidi andare via indifferente scoppiai. Appoggiai i gomiti al volante e mi coprì entrambi gli occhi con le mani, mentre nel corpo tremavo tutta; sentivo le lacrime calde e ustionanti scendere incotrolate dalle guance, e bagnavano il volante. Ma non mi importava più.

Strinsi con quanta forza avevo il bordo della maglietta che indossavo, finché non si strappó. Non volevo piangere per Lucas, dopotutto sapevo come era fatto, sarebbe finita così prima o dopo.

Ma nessuno dei ragazzi con cui ero stata mi aveva trattata come mi aveva trattata lui. I suoi sentimenti sembravano sinceri.

I suoi "ti amo" erano sinceri.

Nessun ragazzo mi aveva mai detto "ti amo".  

Bad LoveWhere stories live. Discover now