Capitolo 9

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- che cosa volevi dirmi papà? - domando avvicinandomi alla scrivania di mio padre, con aria curiosa; chissà che cosa aveva da dirmi di tanto importante, lui non staccava praticamente mai da suo lavoro...

- Genny, ormai sei abbastanza grande da capire certe cose, hai ormai quindici anni, e trovo giusto che anche tu sappia certe cose - comincia lui serio in volto, mentre delle leggere rughe corrugano la sua fronte di solito liscia

- cosa devo capire? - chiedo ancora io sedendomi su una delle costose poltrone che mio padre teneva come arredo nel suo studio

- come avrai notato non mi posso più permettere di comprarti tutti i vesisti che avevi prima... oppure ti sarai accorta che ho tolto molti degli abbonamenti che avevamo, che non ti mando più a fare lezione di danza e equitazione, ce un motivo a tutto questo - mio padre fa una pausa, nel mentre si accende una sigaretta, cominciando a fumarla - la verità é che la mia azienda non va più a gonfie vele, ho avute molte perdite, ho investito in cose sbagliate, e ora la mia azienda é in perdita, mi vogliono far chiudere... -

- mi dispiace papà, ma stai tranquillo, non mi importava affatto delle lezioni di danza e equitazione, sto molto meglio adesso - cerco di dire io

- la verità Genny é che ho cominciato a svolgere un attività illegale, contro la legge, e mi dispiace dovertelo chiedere, mi sento davvero un mostro a farti questo, ma devi aiutarmi - nel dire questo spegne la sua sigaretta nel portasigari d'argento che tiene sulla sua scrivania

- ma certo papà, lo sai che anch'io voglio aiutarti a vivere meglio, qualunque cosa mi chiedi sarò sempre ben felice di aiutarti, anche se questo é illegale, sei sempre mio padre, non ti volteró mai le spalle. Che cosa ti serve che faccia? - domando io piu che contenta di rendermi utile a qualcuno

- come sai ho deciso da un po di traslocare, andrai in un'altra scuola, e ho bisogno che tu venda almeno un po della  droga che farò arrivare dal sud America. So che é orrendo da fare, so che é pericoloso, ma questo é l'unico sistema di conservare il nostro status sociale... ti chiedo solo qualche anno a svolgere questa attività, poi non lo dovrai più fare, mi servono solo dei soldi per riportare a galla la mia azienda -

Non appena papà finisce di parlare mi blocco completamente. Non avrei mai immaginato che mi avrebbe chiesto di... spacciare. Ma non potevo abbandonarlo, dovevo aiutarlo

- lo farò, non ce nessun problema -

Mi svegliai di soprassalto sudata, con ancora addosso gli abiti della festa di ieri sera. Solo allora cominciai a ricordare più o meno tutto.

Mi alzai di fretta e cercai di sistemarmi alla meno peggio, mi cambiai indossando un paio di jeans e una maglia nera semplice aderente, e poi passai al trucco. Anche se stavo in casa non mi piaceva stare struccata, anche se mi vedeva una sola persona; misi le ciglia finte e misi un po di ombretto blu turchese dello stesso colore dei jeans. Pettinai i capelli, e finalmente soddisfatta, scesi per fare colazione, ma mentre andavo in cucina vidi Lucas che dormiva sul divano del mio salotto. Mi ero completamente dimenticata che ieri sera, essendo che lui era ubriaco fradicio e che non era nemmeno in grado di camminare, l'avevo obbligato a dormire da me. Lo scossi leggermente, e lui aprì gli occhi.

*Lucas pov's*

Sento una mano leggera sulla mia spalla che mi scuote. Apro di soprassalto gli occhi e mi ritrovo davanti Genny, ancora vestita come ieri sera. Già ieri sera... Non ricordo assolutamente un cazzo, che cosa è successo?

Un attimo... Perché ce Genny? Non sono a casa mia? Mi alzo e comincio a guardarmi intorno, ho un tremendo mal di testa, e non riesco a sentire tutto gli arti del mio corpo. Ieri devo essermi ubriacato di brutto, non ricordo niente

- che cosa ci faccio ancora a casa tua? Mia madre mi ucciderà come minimo... - comincio a dire agitato

- Lucas, ieri notte eri completamente ubriaco, non sapevi nemmeno dov'eri, non potevo lasciarti andare a casa in quelle condizioni pietose, non saresti nemmeno stato in grado di guidare - risponde Genny con fare comprensivo

- ma io non te l'ho chiesto! - mi incazzai io. Perché non mi ricordo nulla della serata?

Ricordo solo pochi spezzoni, ricordo un sacco di gente che ballava, musica a palla, ricordo di aver bevuto davvero troppo, poi niente, da mezzanotte in poi non ricordo nulla di ciò che ho fatto.

Ma il problema più grosso era: che cosa raccontavo a mia madre? Mi ucciderà come minimo, già tanto se mi aveva lasciato andare a una festa, figurarsi se rimanevo fuori tutta la notte senza nemmeno avvertire...

- dov'é il mio cellulare? - domandai alzandomi finalmente in piedi. La testa mi girò paurosamente tanto, e fui costretto ad aggrapparmi al bracciolo del divano, mentre le gambe mi cedevano. Non mi ero mai sentito tanto male dopo una sbronza, e questa non era nemmeno la prima

- non lo so, ho visto un cellulare nell'altra sala, non so se è il tuo o di qualcuno che l'ha dimenticato, vai a vedere  - mi incitó Genny, guardando dal basso all'alto i sintomi del dopo sbronza che mi stavano assalendo

Non riuscì a trattenere una risata

- Genny, ma sei davvero bassissima! - la presi in  giro ridendo, mentre mi inginocchiavo per essere alto più o meno come lei

Lei a quel punto mi guardò con occhi seccati dall'alto in basso

- ora sono decisamente più alta - disse poi vittoriosa andandosene

- dai scherzavo aspetta, non so dov'é il tuo secondo salotto - la riconcorsi io

- vieni, é di qua -

E così dicendo si avvió nella sala di fianco a questo salotto, che era tutta bianca, con un grosso divano nero al centro e una considerevole TV su un comodino sempre nero. Era tutto così pulito che sembrava che fosse stato spolverato appena pochi minuti prima del nostro arrivo

- guarda, la sopra - indicò Genny

Su un mobile nero c'era un cellulare Samsung Galaxy S3, con il vetro interamente rotto, era proprio il mio. Lo presi e controllai i messaggi, e volevo morire, o sparire all'istante nel vedere tutti quei messaggi di mia madre... Era proprio incazzata nera, dovevo andare a casa al più presto

- Genny, io devo andare a casa, mia madre é proprio incazzata nera, ci vediamo lunedì - dissi andando verso la porta d'entrata per uscire e correre a casa

- dai aspetta, almeno fermati a pranzo, se vuoi con tua madre parlo io, non ce problema  - disse Genny avvicinandosi a me comprensiva

- No, non fa niente, a lunedì devo proprio andare ciao Genny -

Mi trattenni all'impulso di baciarla. Era davvero troppo bella, non mi ero mai sentito così in presenza di una ragazza, di solito ero spavaldo e stupido, ma con Genny era tutto diverso, lei mi metteva in soggezione, era la sua bellezza, il suo carattere a farlo. Era diversa da tutte le ragazze, il suo carattere era diverso, il suo modo di fare era diverso, non indossava vestiti comuni a tutti, i suoi capelli non erano comuni, così come i suoi occhi, e il suo modo di parlare. Era diversa in tutto e per tutto, ed era proprio questo che mi faceva impazzire di lei.

Bad LoveWhere stories live. Discover now