1 ~ E sei scappata via

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- Vieni qui Lucio -
È sdraiata sul prato felice con i capelli che le ricadono in faccia, c'è una leggera brezza ed è così bella, sorride con gli occhi chiusi e mi tende la mano - Non farmi aspettare Lucio -
Mi avvicino ma ho paura, ho la consapevolezza che se ne vada di nuovo via, via da me e le mie gambe sono rigide ma si avvicinano a lei. Le ravvio quelle ciocche di capelli che ballano nel vento, dietro le orecchie e la bacio, sorride ancora e mi perdo nell'osservarla mentre la sua bocca è così perfetta sulla mia, non li chiudo gli occhi perché ho paura di perderla, ancora.
Mi abbraccia e le nostre lingue si perdono in un bacio sempre così fugace ma estremamente passionale.
Si rabbuia solo un attimo e i suoi occhi sono sui miei, tristi e malinconici.
- Devo andare lo sai, è ora -
- No non te ne andare! - i miei occhi si riempiono di lacrime, un'altra volta.
- Non fare così, lo sai, potrai sempre cercarmi nei miei Papaveri. Li hai visti come sono belli?- mi indica tutto intorno ed è una primavera perenne in cui ci sono centinaia di Papaveri alti e rigogliosi.
Mi distrae, lo fa sempre, mi giro e non c'è più.
Corro, non mi fermo, la intravedo in lontananza, la vedo e poi la perdo di vista, ho il fiatone e so cosa sta per succedere e ne ho il terrore.
Mi fermo perché lo sento che è qui intorno, di nuovo sdraiata ma questa volta non ha più il sorriso di prima, è bianca, troppo bianca. Le labbra sono viola e i capelli sono bagnati, appiccicati al suo viso che non splende più.
I papaveri tutto attorno sono sempre più piccoli e dai loro petali esce un liquido rosso, inorridisco ogni volta, come la prima, è il suo sangue, il sangue della mia Noemi.
Cado disperato, come ogni volta, non ho più lacrime da piangere ma un vuoto perenne, un buco dentro al mio corpo, una voragine che rimarrà per sempre aperta.
I passi dietro di me, quei passi, mi giro ed è già troppo lontano ed io sono così stanco e così arrabbiato, vorrei solo prenderlo, acciuffarlo, ucciderlo.

E mi sveglio sudato, stremato, un'altra volta quel maledetto sogno, Noemi così reale e quell'ultimo bacio, mi tocco le labbra, lo faccio sempre e lo sento il suo sapore, lo sento ancora.
Corro in bagno e vomito, ho ancora i postumi della sbronza di ieri sera, lo sto facendo sempre più spesso ultimamente. I farmaci non bastano più, non mi hanno mai fatto un granché a dire il vero e l'alcol potrebbe aiutarmi, mi stordisce e mi fa addormentare senza pensieri, mi fa sentire leggero e quasi inesistente.
Alzo il viso davanti allo specchio del bagno e sono un fantasma, occhiaie nere e profonde mi incorniciano gli occhi e sono così magro.
Dó uno sguardo all'orologio che tengo al polso e sono solo le 5, no non posso permettermi di sdraiarmi e ripensare a quello che sono diventato, la corsa è l'unica risposta che possa darmi un minimo di sollievo.
È ancora buio fuori e c'è poca gente in giro, in una Torino che ai miei occhi ha perso ogni bellezza, è tetra, è grigia ed è incolore.
Corro con i Metallica nelle orecchie, la musica pompa ed un' unica immagine mi annebbia la vista, il mostro che piegato davanti a me mi supplica ed io lo freddo con un colpo solo, lo uccido per far finire tutti i miei incubi e per renderle giustizia.
Corro ma il cuore mi avverte e mi fa fermare e piegare sulle ginocchia, sono troppo su di giri ed è meglio che torni a casa, in quel monolocale che sa di me, del mio odio e della mia solitudine. Ormai sto camminando e il sole sta emergendo all'orizzonte, sono le 7 ormai e Torino vive, comincia a pulsare di una vita che non mi appartiene più e mentre la gente si riversa nelle strade io mi rintano in casa, mi nascondo.
- Buongiorno -
Mary è seduta sull'ultimo scalino, vicino alla porta del mio appartamento, un sacchetto in mano con i suoi soliti 2 croissant e quel sorriso che sa di casa, che sa di te Noemi.
- Finalmente! Ho fame e mi devi fare il caffè più forte della storia, oggi ho l'ultimo esame e poi mi dovrai chiamare Dottoressa Mary -
Riesco a far uscire un debolissimo sorriso e la sorpasso, apro la porta.
- Oh ma cos'è passato di qui? Un uragano? -
Non le rispondo, lo sa benissimo che non ho più la forza di fare niente e anche se mia madre si è offerta più di una volta di aiutarmi mi sono sempre rifiutato, non la voglio tra i piedi.
- Il caffè è pronto - almeno quello non manca mai, il frigo invece è sempre vuoto e non mangio un pasto decente da mesi.
- Luca ti saluta e anche Ale, l'ho visto ieri -
Annuisco e non proferisco parola - Lucio mangia o ti imbocco con le mie mani! -
Sa essere aggressiva Mary, l'accontento addentando un pezzo di croissant.
- Oggi hai l'appuntamento con la tua editor eh?-
Se l'è ricordato ed io che volevo rimandarlo, un'altra volta - Lucio sei un bravo scrittore e le parole arriveranno, vedrai -
Mi abbraccia sempre così saldamente Mary come se volesse urlarlo che non sono solo.
- Ti chiamo più tardi, ah dimenticavo... - si accorge della bottiglia di vodka sul davanzale della finestra in cucina, lo sapevo.
La prende e la svuota completamente nel lavandino - Così va meglio - con un sorriso vittorioso si avvia alla porta.
- Ti chiamo stasera così mi racconti del tuo nuovo libro - mi lancia un bacio in aria ed esce.
Mi costringo a farmi una doccia e a darmi una sistemata, indosso la camicia e l'unico pantalone ancora stirato che ho nell'armadio.
Maledetto incontro, io non ce l'ho più la voglia di scrivere, di cosa dovrei raccontare poi? Di un amore che mi hanno strappato via o della parola amore che non ha più senso oramai, per me.

Abbiamo conosciuto l'incubo ricorrente di Lucio 😔

Cercami nei papaveri (#2 Book)Where stories live. Discover now