8 ~ Non mi sfuggi

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- Mamma no, non ci vengo -
- È per Monica? -
Sbuffo - No è perché le lasagne non erano cotte, certo che è per Monica! - sto per riattaccare, ci voleva anche mamma oggi.
- Lucio ma se ti ha fatto piacere, ho visto come la guardavi. Ne sei ancora attratto e Monica è cambiata, sa di averti fatto soffrire e vuole rimediare, ti ama ancora Lucio -
Ho il vomito - Mamma devo andare, ti richiamo quando posso -
- Lucio ma io domenica ti... - chiudo la chiamata, col cavolo che ci torno domenica a quella pagliacciata del pranzo dai miei.
Poi oggi ho i nervi a fior di pelle, è di nuovo mercoledì ed io mi sono deciso ad andare a cercarla, mi dovrà ascoltare.
Sono io ad essere incazzato questa volta, ma come le è venuto in mente che avessi potuto anche solo lontanamente male interpretare le sue intenzioni, che avesse potuto provarci con me!?
So che l'appuntamento dallo psicologo è il mercoledì adesso ma non so se è allo stesso orario, l'aspetterò seduto sulla panchina dall'altra parte della strada.
Non bado a cosa mettermi, prendo le chiavi e mi chiudo la porta dietro di me, nessun ripensamento, questa volta vado fino in fondo.

Sulla panchina ci rimango per minuti interminabili che diventano mezz'ore e purtroppo anche ore. Inizio a camminare avanti e indietro e da quel maledetto ingresso saranno passate cinquanta persone ma non lei, né in entrata né in uscita.
Sono in apprensione, e se ci fosse anche Daniele con lei? Non mi farei vedere e tornerei a casa con la coda tra le gambe. Non posso parlarle davanti a Daniele, non posso maledizione!
Ok, è da più di un'ora che osservo quell'insegna, il tabacchino è così vicino a questa scomoda panchina. Una sigaretta mi aiuterà a smorzare la tensione, cavolo però non fumavo da anni, da secoli ormai.
Vado e torno, la panchina è ancora libera e mi ci lascio cadere sopra, mi massaggio le tempie e chiudo gli occhi per cercare un attimo di relax. Quando li riapro è come un flash, la vedo ma è già al fondo della via.
- Elvira! - le urlo, il pacchetto di sigarette mi scivola per terra ed io lì l'abbandono.
Lei si volta e quando scopre che sono io a chiamarla riprende a camminare senza darmi retta. E no, non mi sfuggi, corro e senza problemi la raggiungo, la faccio voltare poggiandole le braccia sulle spalle - Ti devo parlare! - sono fermo e i miei occhi sono fissi nei suoi.
- Lucio io ti avevo detto che... -
La prendo per mano, non la faccio finire, la mia presa è così salda che la sento sussultare sorpresa.
- Vieni, sediamoci - è un'imposizione la mia e per fortuna Elvira si lascia guidare.
Ci sediamo sugli scalini all'entrata di una chiesa, non è il massimo ma non ho mai badato alle apparenze e non inizierò proprio adesso.
- Allora... non so da dove devo iniziare, anzi lo so... - faccio un respiro profondo, la sua mano è ancora nella mia, lei non la lascia andare.
- Si chiamava Noemi, siamo stati insieme per sei mesi, pochi mesi penserai ma per me sono stati troppi, quando se n'è andata via ero irrimediabilmente a pezzi. Arrivavo da una cocente delusione, un matrimonio alle porte sfumato nel peggiore dei modi. Anni e anni passati con una persona accanto per poi scoprire di non averla mai conosciuta veramente... - faccio una pausa e il mio sguardo risale sui suoi occhi, l' avevo tenuto basso per tutto il tempo del racconto.
I suoi occhi sono impauriti e in attesa, decido di proseguire - Noemi mi ha preso per mano e mi ha guidato verso una nuova vita, una nuova consapevolezza, l'amore. Non l'avevo mai provato sai, me ne sono reso conto quando lei ha preso il mio cuore e l'ha custodito, al sicuro, vicino al suo. Poi un giorno... - altra pausa, i suoi occhi sono sempre nei miei e tradiscono un' emozione che non riesco a decifrare, la sua mano sta stringendo la mia, quasi la stritola.
- ... un mostro me l'ha portata via, per sempre.-
I suoi occhi sono sbarrati e una lacrima a lungo trattenuta scende sulla sua guancia, velocemente riesco sfiorandola a cacciarla via.
- Volevo andare via con lei, gli incubi mi hanno perseguitato per anni e ho tentato più volte di farla finita - trema la sua mano nella mia, è fredda. I suoi occhi mi guardano impauriti con una luce che sa di comprensione.
- Ma ora basta. Ho deciso di darmi una possibilità e di smettere di piangermi addosso, non aiuterebbe a far tornare Noemi tra le mie braccia, lo faccio anche per lei - un sorriso si fa spazio sulle mie labbra e lei mi imita di riflesso.
Ci guardiamo commossi per uno spazio di tempo indefinito, la gente ci passa accanto e ci guarda stranita ma io non me ne curo e anche ad Elvira sembra non importare.
- Cosa gradite per il dessert? - rompo il silenzio e lei si sforza di capire.
- Per la cena... che dolce porto? Daniele ha qualche gusto in particolare? - Le sorridono anche gli occhi adesso.
- Daniele è un golosone e mangerà qualsiasi cosa tu porterai, allora... verrai? -
- Alle 8? - chiedo
- Alle 8 - mi conferma
Ci alziamo e le nostre mani si separano, mi volto con un peso in meno nel cuore e una consapevolezza in più dentro di me. Mi avvio verso la macchina, lo sento il suo sguardo dietro di me, aspettami Elvira perché questa volta io verrò.

Nel prossimo capitolo finalmente la cena a casa di Elvira 🙌🏻😍

Cercami nei papaveri (#2 Book)Where stories live. Discover now