31 ~ E' stato un attimo

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Non ci poteva credere Marta, si guardò inorridita, ecco perché non si considerava una ragazza da vestitini e tacchi a spillo, era goffa e stava mettendo in piedi l'ennesima scena pietosa.
Si girò e con un gesto veloce cercò di sistemare il vestito in modo da portare le trasparenze al punto giusto, se avesse avuto una terza abbondante questo non sarebbe potuto succedere, mannaggia a lei e alla sua seconda striminzita.
Quando stava per rigirarsi verso Cristian quest'ultimo la sorprese abbracciandola da dietro e lasciandola completamente spaesata, con il suo fiato caldo sul collo ed era completamente spalmato su di lei. Si irrigidì di conseguenza, quel contatto era tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento di nervosismo e di eccitazione. Allo stesso tempo però era preoccupata Marta, avrebbe voluto lasciarsi andare completamente e viversi Cristian che dimostrava un certo interesse nei suoi confronti ma non voleva soffrire Marta, non avrebbe resistito a un'altra delusione, non un'altra volta.
Cristian la teneva così saldamente e con quei ricci che le solleticavano il collo non poté fare a mano di lasciarsi andare, abbandonando la testa sulla spalla sinistra di Cristian, permettendogli di solleticarle il collo con il naso soffermandosi a baciarle dolcemente l'orecchio destro.
- Ti andrebbe di accomodarci sul divano, rimarrei qua con te per ore ma... forse lì saremmo un po' più comodi - Marta riaprì gli occhi, si era un po' troppo rilassata e si rese conto che erano ancora in piedi, all'ingresso.
- Oh scusami, non sono per niente una buona padrona di casa. Vieni, accomodati -
Cristian la seguì e quando Marta gli fece segno di accomodarsi sul divano lui di rimando le fece segno di mettersi vicino a lui.
- Cosa ti posso offrire? Del vino, della birra... -
- Siediti qui con me, a quello penseremo dopo - le prese la mano e con uno slancio la fece sedere sulle sue gambe, sul divano.
- È ora di sapere un po' di più su di te, sono venuto per questo, ricordi? -
Marta sospirò chiudendo gli occhi e anche se non era pronta, d'altronde non lo sarebbe mai stata, si scostò da Cristian e si sedette vicino a lui.
Cercò di riorganizzare le idee e lasciando i tacchi sul pavimento si sistemò comoda, con i piedi sul divano, le braccia racchiuse  sulle sue gambe e il mento sulle ginocchia, con lo sguardo davanti a lei perso nei ricordi e lontano dalle gemme verdi di Cristian.
- Inizio col dirti che questo pezzo della mia vita non l'ho mai condiviso con nessuno, non nella totalità con cui lo sto facendo con te -
Silenzio, Cristian era in attesa e non accennava a interromperla, nonostante lo stupore per la sua ultima affermazione.
- Alberto ed io avevamo 17 anni quando ci siamo accorti di provare qualcosa l'uno per l'altra, qualcosa di più di una semplice e bella amicizia. Eravamo alla fine del terzo anno al liceo, eravamo una bella compagnia, insieme a Fabrizio, Laura e Michela. Ci trovavamo spesso a casa di uno o dell'altra per studiare insieme, il venerdì sera si iniziava ad uscire senza far troppo tardi, c'era complicità e c'era spensieratezza.
Non so dirti come ma... un pomeriggio ci siamo ritrovati completamente spalmati uno sull'altra, sul mio letto in camera mia, con mia mamma che ci stava cucinando la merenda al pian terreno. È stato un attimo e lasciati cadere libri e quaderni abbiamo iniziato a palparci senza remore, come se fosse da sempre stata la cosa più naturale e più piacevole che potessimo fare, le lingue attorcigliate nelle nostre bocche, senza tregua. Solo al grido di mia madre che la merenda era pronta, solo allora ci eravamo staccati ansimanti e con un ghigno liberatorio sulle nostre labbra.
Da quel benedetto, o col senno di poi, da quel maledetto pomeriggio tutto cambiò, non fu subito chiaro agli altri, che qualcosa avevano capito, ma ogni scusa era buona a scuola per sgattaiolare nei bagni, per baciarci a perdi fiato e al pomeriggio, a casa di uno e dell'altra, per approfondire la conoscenza dei nostri corpi.
Poi il tempo passava  e i nostri amici dovevano sapere, anche se lo avevano a lungo sospettato, eravamo usciti finalmente allo scoperto e Fabrizio ci rimase molto male, mi fece una brutta scenata che io pensai fosse di gelosia e decisi di non parlargli per un bel po' di mesi, ma lui voleva solo mettermi in guardia ed io, a mie spese, lo scoprii un anno più tardi quando oramai di Alberto ne ero irrimediabilmente innamorata.
Due mesi prima del fattaccio feci per la prima volta l'amore con lui e fu bello, ancora adesso, nonostante lo schifo che provai dopo, lo ricordo con un sorriso sulle labbra e ho il cuore che mi batte, aveva già la patente Alberto e mi portò nella sua casa in montagna.
Nevicava fuori e noi ci scaldavamo con i nostri abbracci, accese candele ovunque Alberto e fu così delicato, mi baciò per tutto il tempo e mi sembrava di toccare il cielo con un dito, non pensavo di meritarla tutta quella felicità, infatti... due mesi dopo arrivò il colpo di grazia.
Quel pomeriggio dovevo finire un lavoro di gruppo a scuola ma mi sentivo debole e avevo probabilmente qualche linea di febbre. Anticipai il mio ritorno a casa e mia madre mi annunciò che Alberto era passato a trovarmi e mi stava aspettando in camera mia, lo trovai strano perché Alberto sapeva del mio lavoro a scuola e sapeva benissimo che non sarei rincasata prima delle 6.
Salii le scale con un peso nello stomaco, un sinistro presagio che mi stava attanagliando il cuore, Alberto non era in camera mia ma sentivo la sua voce in lontananza.
Non stava parlando purtroppo, stava ansimando e seguirono delle risatine femminili, le riconobbi all'istante, erano di mia sorella Adele, erano nella sua stanza e il mio cuore crollò in mille pezzi.

Una scoperta agghiacciante per Marta 😢 nel prossimo capitolo scopriremo cosa è successo dopo e... se Cristian riuscirà a consolarla 😉☺️

Cercami nei papaveri (#2 Book)Where stories live. Discover now