Capitolo 1

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La ragazza si guardò intorno ancora una volta, la brezza primaverile che entrava dalla finestra, smuovendo le tende appese le sfiorava il viso, quasi come fosse una carezza. Chiuse gli occhi ispirando profondamente il profumo di fiori d'arancio e del mare che il vento portava con sé, nella mente sentì in lontananza la risata di sua madre e riaprì gli occhi all'istante. Le sedie erano rovesciate sul tavolo della cucina e della piccola sala da pranzo alla sua destra, tutto il resto dei mobili era ricoperto da lenzuola bianche, per far si che polvere e tempo non li rovinassero.

- Sei proprio sicura di volerla vendere? – la voce di sua zia Clara la ridestò dai pensieri, facendola voltare a guardarla. Le accennò un sorriso, mentre la malinconia la investì quando lanciò un altro sguardo alla casa.

- Non saprei cosa farci! Prima o poi si dovrà vendere, perché aspettare che si faccia vecchia? –

- Ma quando tornerai ogni tanto, non ti servirà un posto per dormire? Dopo tutto questa è la casa della tua infanzia! E tua sorella è d'accorso con questa storia? –

- Anna ed io ne abbiamo parlato zia. Nessuna di noi due tornerà più, la nostra vita è altrove, non c'è più nulla qui per noi! – rispose cercando di non far tremare la voce.

- Allora questo è un addio? – domandò lei guardandola con gli occhi lucidi.

- Credo di sì! – rispose con un'alzata di spalle. – C'è il matrimonio di Anna e sicuramente ci vedremo per il battesimo del bambino! – aggiunse poi, come a rassicurarla che non sarebbe sparita nel nulla. Dopotutto erano l'unica famiglia che aveva.

- Perché Anna non è qui? – domandò sua zia.

- Non ce la faceva e poi non voglio che si stanchi troppo, è già al settimo mese! – rispose la ragazza, recuperando la borsa abbandonata sul pavimento vicino al divano.

- E' ora di andare! – disse con un sospiro. Seguì sua zia verso la porta d'ingresso, voltandosi un'ultima volta a guarda quella casa, una volta ricca di voci e risate, ora silenziosa quasi come un museo. Le disse silenziosamente addio, mentre chiuse la porta e diede due mandate, prima di porgere la chiave a sua zia.

- Della vendita me ne occupo io, ho già contattato un'agenzia, per cui non preoccuparti! Ti farò sapere se ci sono acquirenti! – disse, mentre attraversarono il piccolo cortile che separava il palazzo dalla strada. Una volta varcato il cancello e chiuso anche quello, sua zia la tirò in un abbraccio quasi soffocante, lasciandola per un attimo interdetta. La ragazza cercò di trattenere le lacrime, mentre l'altra donna si lasciava andare a dei profondi singhiozzi.

- Per qualsiasi cosa tu abbia bisogno io sono qui! – disse la donna prendendole il viso fra le mani, guardandola intensamente negli occhi. Giulia annuì, chiudendo gli occhi e lasciandosi sfuggire una lacrima solitaria.

- Fatti sentire, non sparire! – disse sua zia mentre Giulia si allontanava da lei e saliva sul taxi che aveva chiamato per farsi portare alla stazione.

- Ti voglio bene! – le urlò, di spalle, mentre entrava nel taxi. L'uomo, sulla sessantina, si voltò a guardarla con un sorriso.

- Dov'è la porto signorì? – chiese gentilmente, con il suo marcato accento napoletano.

- Alla stazione per favore! – disse lei accennando un sorriso. L'uomo annuì, voltandosi a guardare la strada e partire. Giulia inforcò gli occhiali da sole e poggiò il capo contro il finestrino. Cercò di non voltarsi indietro, la sua casa le sarebbe mancata molto, ma le sarebbero mancate molto di più le persone che ci vivevano dentro e che non poteva più avere indietro. Cercò di godersi il paesaggio che le scorreva accanto, per distogliere dalla mente i brutti ricordi. Il viaggio in taxi fu breve. Pagò il tassista e scese dall'auto, entrando in stazione e cercando con lo sguardo il tabellone con il numero ed il binario del suo treno. Il telefono squillò nella borsa. La ragazza  iniziò a cercarlo, rovistando come una matta in quella borsa senza fondo piena di carte di caramelle, vecchi scontrini o biglietti degli autobus accartocciati. Riuscì finalmente a recuperarlo e per la fretta non lesse neanche il nome sul display.

- Pronto? – disse guardandosi attorno per cercare la strada per il binario.

- Giulia sono io, dove sei? – rispose la voce di Laura, la sua migliore amica.

- In stazione, sto per prendere il treno! – le rispose salendo sulle scale mobili che portavano ai binari.

- Con che treno arrivi? – domandò l'amica.

- L'Italo 9910 – disse camminando in direzione del treno. – Ci sto salendo proprio adesso! – continuò mentre vagava fra i vari sedili alla ricerca del suo posto.

- Roma Termini? – chiese l'altra, mentre la sentì accendersi una sigaretta.

- Sì – le rispose Giulia sedendosi accanto al finestrino.

- Allora ci vediamo fra un'ora circa! – disse Laura e la immaginò mentre abbozzava un sorriso.

- A dopo! – la salutò, chiudendo la telefonata. Prese le cuffie dalla tasca del giubbino di pelle e le mise alle orecchie facendo partire un po' di musica, mentre sentiva il treno che iniziava a muoversi. Sospirò, probabilmente quella era l'ultima volta che vedeva Napoli. "Non credo ci tornerò mai!" pensò. Quella città le avrebbe sempre ricordato cosa aveva perso. Doveva guardare avanti, cercare una nuova strada da percorrere e sicuramente non sarebbe stata lì. "Ripartirò da Roma e poi si vedrà!" pensò mentre chiudeva gli occhi e si lasciava trasportare dalla musica in un mondo di ricordi, mentre il paesaggio di Napoli le scorreva accanto svanendo man mano dietro di lei.


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Angolo autrice

Salve questa è la mia prima storia su Ultimo, il primo capitolo è più una specie di introduzione, spero che la storia possa piacervi :)

Piccola Stella // UltimoWhere stories live. Discover now