Capitolo 27

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Giulia guardava la sua immagine riflessa nello specchio e sorrideva soddisfatta del suo nuovo tatuaggio.

- Glielo farai vedere? – chiese Laura, mentre la guardava divertita.

- Ѐ un po' impossibile non notarlo, specialmente adesso che inizia a far caldo! – rispose la castana, continuando a fissare la scritta.

- Ti calza a pennello sai? – disse poi seriamente Laura. Giulia si voltò a guardarla e le sorrise dolcemente.

- Devo andare altrimenti faccio tardi dalla psicologa! – La castana uscì dal bagno dirigendosi in salotto a recuperare la borsa e le chiavi dell'auto.

- Quando vedrò quel ragazzo, gli farò una statua! – disse Laura divertita, mentre sorseggiava la sua limonata.

- Perché? – domandò Giulia con lo stesso tono, fermandosi di fronte alla porta d'ingresso incuriosita.

- Da quando lo hai incontrato, sembri rinata. Ridi, canti e sei felice, come non lo eri da tempo. So che il tuo dolore è ancora lì e che probabilmente non passerà mai, ma in un certo senso, stai andando avanti e credo che sia tutto grazie a Niccolò! – quasi si commosse dicendo quelle cose. Cercò di trattenersi le lacrime, per non farsi vedere in qualche modo debole dalla sua amica. – Il fatto che tu abbia deciso di andare da una psicologa, di riprendere in mano la tua vita è... - la voce le morì in gola, voltandosi per non farsi vedere. Giulia, mollò la borsa e le si avvicinò per abbracciarla.

- Grazie, per essermi sempre accanto! – le sussurrò stringendola forte. Laura annuì, scostandosi per asciugarsi le lacrime e sorriderle. – Ora vai che è tardi! – la spinse verso la porta. – E ricorda che questa sera passa Adriano a prenderci per quella serata! – disse prima di chiuderle la porta alle spalle. I ragazzi erano rientrati quella mattina, Adriano era subito passato a trovare Laura e Giulia era rimasta un po' delusa nel non vedere Niccolò con lui. Il ragazzo si era scusato con una telefonata, dicendo che era stato obbligato a passare in agenzia per alcune cose urgenti da sbrigare, ma che si sarebbero visti la sera ad una festa che avevano deciso di organizzare gli amici in una villa fuori Roma dove passavano solitamente la domenica. Aveva aggiunto di portarsi un cambio perché sarebbero rimasti a dormire e che aveva già parlato lui con Giovanni, per il lavoro. Giulia aveva accettato l'invito e si erano lasciati così. Aveva lo stomaco in subbuglio, non sapeva come comportarsi quando lo avrebbe rivisto. Un semplice abbraccio? O lo avrebbe baciato? O lui avrebbe baciato lei? Aveva la testa in confusione, troppe domande alle quali non sapeva rispondere. "Basta! Quel che succede succede, lascio la palla a lui! Non farti illusioni Giulia!" si ordinò, mentre entrava in auto. Fece qualche respiro profondo e cercò di calmarsi, rimando i pensieri per la festa a dopo l'incontro con la psicologa.

***

- Quando lei vuole possiamo iniziare a parlare! – le sorrise tranquillamente la dottoressa, di fronte a lei. Giulia continuava a guardarsi intorno, intimorita dal fatto di dover aprire il vaso di Pandora che c'era in lei. Si mordeva convulsamente le labbra e batteva nervosamente il piede sul pavimento.

- Giulia, posso chiamarti Giulia? Non mi piacciono molto i formalismi in questi casi! – disse la donna bionda sulla cinquantina, con quel sorriso rassicurante. La ragazza annuì un po' titubante.

- Bene! – sorrise ancora la dottoressa Parisi, - Ho letto dal tuo fascicolo che sei stata in cura da un altro psicologo, il dottor Mele! – disse prendendo il suo fascicolo fra le mani e sfogliando quei quattro foglie che vi erano all'interno. Più che andare in cura era stata obbligata, da Stefano.

- Diciamo di sì! – bofonchiò irritandosi al ricordo di quella storia. La dottoressa Parisi se ne accorse, corrucciò lo sguardo e si tolse gli occhiali da lettura per guardare la ragazza.

Piccola Stella // UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora