🧬 19. Olli-wood

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Per accompagnare Rico alla porta mi serve recitare tutto il rosario. Sono distrutto e dolente in ogni punto del corpo: le scale sembrano direttamente una discesa negli inferi.

"Su con la vita, Ollino bello!" esclama Rico, dandomi un'affettuosa sberletta sulla guancia. "Sembri morto!"

"Penso di esserlo" confermo, controllando velocemente la mia faccia sconvolta allo specchio, su una postura da post colonscopia. Ancora uno sforzo fisico e potrei trapassare.

"Questa è la punizione per esserti confuso tra me e Raffa" mi ricorda candido, il mio amoruccio, prendendomi il viso con una mano e strizzandomi le guance. "Devi scegliere bene per chi farti venire gli orgasmi spontanei. E poi, sbaglio o eri tu quello che una volta faceva l'isterica sulla questione?"

"Ti ho detto che oggi ero condizionato da altro" ringhio, levandomi dalla sua stretta e odiando profondamente le sue stupide supposizioni. Come fa a dire una cosa del genere? Non vede che darei praticamente tutto per lui?

Prima mi sono solo lasciato trasportare, e l'orgasmo non era affatto spontaneo, perché si dal caso che fino a qualche minuto prima ci fosse stata la sua lingua a provocarlo in modo osceno.

"Sì sì certo, quel mezzo pompino subito dopo il bacetto, qui in sala..." Rico apre la porta e si prepara per raggiungere la macchina, senza dosare i diminutivi. "Non ti preoccupare, Olli, puoi stare tranquillo. Avere poca resistenza è normale e ti confesso un segreto: probabilmente se tu non fossi venuto, l'avrei fatto io un secondo dopo. Nemmeno a me è dispiaciuto il live porn nella camera a fianco. Dobbiamo ammettere che tuo cugino ci sa proprio fare."

E con questa leggerissima, casualissima provocazione, Rico se ne va salutandomi allegramente con una manina e pigiando con l'altra sul telecomando della BMW.

Gli sbatto la porta alle spalle, non trattenendo un "Vaffanculo!" di cui, per fortuna, è testimone solamente il mio cane. Perché giuro che potrei veramente essere sembrato una cantante lirica incazzata. 

"Sono dei grandissimi stronzi, vero?"

Infarto.

Mi giro e, ahimè, realizzo che non c'è solo Blu ad aver testimoniato allo sclero. Ludovica è appena scesa dalle scale: capelli montati a neve, scollatura incastrata al reggiseno e mascara colato sulle guance lucide di pianto. Ha una faccia bella quasi quanto la mia, il che è tutto dire. Mi sa che potremmo trapassare insieme, io e lei, stasera.

"Ciao" la saluto, non avendo ancora avuto occasione per le presentazioni ufficiali. "Di chi parli, scusa?"

"Degli uomini. Sono dei grandissimi stronzi."

"Eh, non dirlo a me..." commento stupidamente, strisciando le mani sulle natiche doloranti.

"E io sono Ludovica la cogliona che si innamora degli stronzi..." mormora in aggiunta, mentre recupera la giacca che aveva mollato sul pavimento prima del Ratto delle Sabine di Raffa. Si copre un po' a caso, senza tenere troppo a ripararsi dal freddo, e continuando a tirare su con il naso.

"Dovrei, ehm..." mi indica la porta, facendomi capire che sarebbe meglio se gliela aprissi.

"Oh, certo" annuisco, girando le chiavi nella toppa. "Sei... beh, immagino che prima abbia accompagnato tu mio cugino, quindi... hai la macchina, giusto?"

"No, siamo venuti in macchina di una mia amica ma lei è sparita chissà dove. Non importa, vado a piedi fino alla metro. Ciao."

Ludo esce da casa mia tremando come una foglia. Si immerge nella notte della vietta, nemmeno più i fari della BMW a illuminare il marciapiedi. Ed ecco che subentra subito il mio istinto da vigilantes: "Ehi, aspetta!" la ragazza si volta, infagottata come un bignè tra capi d'abbigliamento sgualciti e la giacca infilata male. "Ti accompagno io a casa." 

DNA - Dovrei Non AmartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora