🧬 34. I grilli non diventano farfalle

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Nella messa a fuoco c'è un sasso nero che sale e scende al ritmo di un respiro.

La pancia si alza e si abbassa, avvolta da una maglietta della Baci e Abbracci color bordeaux, una delle mie preferite, con il colletto bianco e la scritta che va da una parte all'altra del petto. Ormai, un pezzo d'antiquariato e di accennata gaytudine, nonché l'unica vera griffe che abbia mai posseduto in vita.

La mini-tv è accesa su un film in bianco e nero del 1941; Quarto Potere - la vecchia Rete Quattro non deludeva mai, dopotutto. Ma in realtà io non sto affatto seguendo il film: anche se mi affascina, è piuttosto difficile da capire per un quattordicenne e poi ho altri pensieri per la testa.

Mi chiedo il perché di questo sasso.

Perché mai l'ha regalato a me? Cosa c'entra con me?

"Ehilà" una voce instabile mi distrae dalla messa a fuoco che sta per provocarmi un bel mal di testa. Se avessi una telecamera e non solo i miei occhi per queste cose, potrei fare un film lungo giorni riguardo i miei pensieri. 

"Ehi" saluto mio cugino senza muovermi di un millimetro, ma osservando come da dietro alla porta spalancata, le infermiere stiano iniziando a ronzare animatamente per far sì che ogni paziente del reparto abbia il suo pasto consegnato.

"È un bel po' che sei qui, eh?" fa, avanzando nei suoi jeans ben al di sotto delle chiappe e la sua canotta fintamente macchiata di vernice, che nel 2011 andava seriamente di moda. "I medici dicono che sarebbe ora di uscire."

"Sì, lo so" sbuffo. "Lo dicono da tre ore."

Raffa sogghigna, quindi senza annunciare la sua prossima mossa stupida, la compie e basta: prende una breve rincorsa, balza in avanti e finisce dritto addosso a me nella poltrona che, tecnicamente, dovrebbe poter ospitare un solo uomo.

E va bene, va bene, noi due non siamo affatto uomini: il mio bacino misura a malapena una spanna e Raffa è alto un metro e una spanna, però santo cielo, non può fare così ogni volta! Gli faccio largo sbuffando e proteggendo il sasso sulla mia pancia con entrambe le mani perché non cada, manco fosse una coccinella o una farfalla atterrata lì per caso. Dunque mi giro con aria seccata verso di lui: "Puzzi di sudore".

"Che ci devo fare? Sono appena tornato da una partita di calcetto contro la squadra di Fab" spiega, con la sua ridicola voce altalenante sulla via dello sviluppo. "Stavolta l'hanno messo in attacco e io l'ho fatto cadere tre volte con la faccia nel fango."

Gli lancio un'occhiataccia.

"Non che sia stata un'impresa facile. Quello è tutt'altro che una farfalla, ma in compenso è una palla da biliardo... o da bi-lardo" ride. "Basta spingerlo con un dito che ruota su se stesso e finisce in buca."

Altra occhiataccia.

"Eddai, fra, stiamo perculando Cicciobombo!" ovvia, come se la mia partecipazione in materia fosse dovuta e scontata.

"Fra? Da quando mi chiami 'fra'? Cosa vuol dire, poi?"

"Oggi al campo ho trovato un amico di Giovanni, si chiama Ascanio, ma si fa chiamare Scanuz, fa della musica forte" racconta, mentre finalmente accortosi del mio sasso, me lo ruba facilmente e se lo porta appiccicato agli occhi per studiarlo. "Scanuz ha detto che se rappi, la vita è molto meglio; chiama tutti fra perché nella sua religione, che è appunto il rap, siamo tutti fratelli, senza discriminazioni."

"Come in tutte le altre religioni, idiota. Ridammi il mio sasso."

"Cose da formiche?" scherza, citando A Bug's Life, il cartone animato della Dreamworks che Cate si spara dalla mattina alla sera. E come biasimarla? Anch'io a dieci anni adoravo quel cartone! Uno dei miei trampolini di lancio verso la passione per il cinema: un domani sarò un mago della computergrafica e creerò un cartone intitolato Odio Quando Mio Cugino Fa Lo Stupido, Cioè Sempre, Perché È Nato Male.

DNA - Dovrei Non AmartiWhere stories live. Discover now