Capitolo VI

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⚠️🔞Attenzione. Questo capitolo contiene scene di sesso esplicito e violento. Si raccomanda la lettura a un pubblico consapevole.

Quando Bass aprì adagio la porta della taverna, Kamila Jankowski si trovava sdraiata supina al centro del bancone, circondata da decine di candele accese; poco più di mezz'ora prima, mentre perlustrava il bosco e cercava un posto in cui stabilirsi per la notte, la demone aveva sentito un odore di zolfo non proprio tenue, e la cosa più interessante era che aveva subito percepito si trattasse di Bass; stare a contatto con gli altri tre Elécta le stava evidentemente facendo acquisire ulteriore conoscenza e padronanza dei propri poteri.

Nonostante si potesse dire che lei non lo conoscesse affatto, immaginava che sarebbe andato alla locanda, lo sentiva, così lo aveva anticipato. E, per l'occasione, aveva acceso alcune candele e si era cambiata, indossando un completino intimo nero, composto semplicemente da reggiseno e perizoma in costoso pizzo. L'aveva rubato, insieme al portafoglio, a una ragazza in Francia - che, povera anima, stava tornandosene a casa sua, in una stradina buia e isolata di periferia - prima di squartarle il ventre con gli artigli e darle fuoco. Sapeva che quel completino le sarebbe tornato utile. L'ultima volta che aveva fatto sesso era stato lo stesso in un bar, decisamente più malconcio de La Locanda dei Sartori, nella fatiscente toilette, con un giovane centauro alto e nerboruto. Era appena giunta in Italia, ma era passata qualche settimana da quel giorno. Si era anche truccata un po': si sentiva più bella con il rossetto rosso fuoco.


Ridacchiava come una stupida, probabilmente aveva esagerato con la grappa, l'elisir alla menta e tutto il resto; aveva fatto un bel po' di miscugli.

Bass accese la luce e lei sollevò il busto, mettendosi seduta e accavallando le gambe. «E tu che ci fai qui?»

Kami inarcò le sopracciglia e coprì la bocca con i polpastrelli, fingendosi in difficoltà. «Potrei aver mentito, prima. Non sapevo dove andare.» Fece il labbruccio. «Qui c'è un bagno, una giusta temperatura e... molto alcol. Gratis.»

Cercò di non scoppiare a ridere mentre lui la divorava con gli occhi. Il Maledictus era in astinenza da molto e Kamila se ne accorse, dato che lui continuava a restare lì, di sale, con le labbra schiuse. «C-come... come sei entrata? Non ci sono segni di effrazione.»

La demone non rispose con le parole, ma con le gesta: ondeggiò le dita, e la porta - che era rimasta spalancata - si richiuse rumorosamente alle spalle del ragazzo, poi fece scattare la serratura al contrario, segregando entrambi all'interno. «Telecinesi» precisò con ovvietà. Scese dal bancone e, con passo felino e sguardo suadente, si avvicinò alla preda. «Perché non mi fai compagnia?» gli sussurrò vicino all'orecchio, mentre gli passava una mano dietro alla nuca e la faceva delicatamente scivolare sulla guancia ispida per via di un leggero accenno di barba e arrossata dal fresco, e poi farla scendere fino agli addominali alti. Vide il pomo d'Adamo del ragazzo fare su e giù piuttosto lentamente.

«Non credo che sia una buona idea. Ma tu... tu puoi rimanere.»

Kami fece qualche passo indietro, poi si voltò e, ancheggiando, tornò verso il bancone con la medesima calcolata lentezza dell'andata. Anche se non poteva vederlo, sentiva benissimo il suo sguardo bruciarle la pelle. Bass la voleva, eccome se la voleva. Saltò sopra al bancone e gattonò un po', giusto per fargli capire a cosa stesse rinunciando, poi scese dall'altro lato e recuperò una felpa nera dall'interno del borsone. La indossò e chiuse la zip. Era abbastanza oversize - anche quella rubata a un malcapitato - e la copriva fino a quasi metà coscia.

Immunda et Maledictus - Gli EléctaWhere stories live. Discover now