Capitolo V

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Alex lo aveva detto ad alta voce: era un angelo. E, in compagnia di un crescente senso di smarrimento, si ritrovò immediatamente catapultato nell'oblio. Le fitte intercostali, unite al bruciore delle ferite del volto, non lo stavano di certo aiutando a concentrarsi.

Mamma, papà, dove siete? Ora più che mai abbiamo bisogno di voi, implorò guardando fuori dalla finestra. I fratelli Sartori giocavano a fare gli adulti, ma la verità era che si trattava solo di tre ragazzini che senza genitori non riuscivano ad andare avanti. La tavola calda andava male, loro non erano bravi come Franco e Lea a cucinare e a servire; coprire le spese del locale era diventata un'impresa e non sarebbero riusciti nemmeno a pagare il mutuo di casa, momentaneamente sospeso.

Se mi sentite, vi prego, tornate da noi. La vostra assenza ci logora di più ogni secondo che passa.

«Direi di sì, sei un angelo» sottolineò Kamila. «Gli angeli e i demoni sono nemici per antonomasia, tutto torna.»

«Ma se Alex è un angelo... No.» Anya si alzò dallo sgabello, ancora una volta, e portò le mani fra i capelli. Li strinse così tanto da rischiare di strapparli via a ciocche. «No, no, no, no, no. Non può essere. Ci deve essere un errore!»

Kami sbuffò sonoramente; i Sartori cominciavano a stancarla. «Cosa c'è adesso?»

«Ma non capisci? Io e Alex siamo gemelli! Ge-me-lli!» scandì. «Se lui è un angelo e io un demone, come facciamo a essere gemelli?»

Kamila tirò un grosso respiro e, quando espirò, fece talmente tanto rumore da sembrare un drago, poi in un paio di falcate si piazzò davanti all'altra. «Ma perché non capite?» urlò.

Bass scattò in avanti, ma Alex gli afferrò un avambraccio per invitarlo a stare buono. Quando si trattava di Anya, Bass diventava iperprotettivo; avrebbe ammazzato, per lei. E in effetti spesso ci era andato vicino. Nemmeno all'angelo piaceva il tono altezzoso con cui la polacca si stava rivolgendo alla sorellina, ma avevano avuto modo di vedere di cosa fosse capace e sarebbe stato meglio evitare di farla imbestialire di più. Alex pensava che Kamila non fosse, dal principio, intenzionata a fare del male ad Anya o a Bass. Quindi, meglio non condurla a cambiare idea.

Improvvisamente, la porta del locale si spalancò. Un cliente abituale fece il proprio ingresso e le scarpe antinfortunistiche calpestarono il pavimento grondante d'acqua. «Was zum Teufel*...?» Si osservò i piedi, poi sollevò lo sguardo e fece un'analisi a tutti, soffermandosi su Alex che non aveva affatto un bell'aspetto e domandandosi cosa fosse accaduto.

«Il locale è chiuso» tagliò corto la demone, guardandolo di sottecchi.

«Ma sono le quattro.»

«Paul, potresti tornare fra un'oretta? Per favore» lo supplicò l'Immunda. «Il tempo di raccogliere l'acqua dal pavimento.»

«Ma che ti è successo?»

Alex vide Kamila stringere i pugni e, nonostante la distanza, sentì le sue falangi scrocchiare. Aveva paura per Paul, e non solo; se la straniera avesse combinato qualche casino, sarebbero potuti finire tutti in galera, senza nemmeno uno straccio per coprirsi il sedere.

«C'è stato un guasto, il locale si è allagato e io sono scivolato, cadendo di faccia sopra un tavolo. Non è niente di grave, dacci il tempo di mettere in ordine e riapriamo.»

Immunda et Maledictus - Gli EléctaUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum