Capitolo XIII

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Come se tutta la giornata - e soprattutto la serata - non fosse stata un disastro totale, aveva cominciato a piovere a dirotto. Kamila non poteva quindi accendere il fuoco per scaldarsi, era buio pesto ed era talmente incavolata che, nella furia della corsa che stava affrontando, proprio non le riuscì di trovare un riparo.

Quindi, si limitò a fare l'unica cosa che le era consentita ogni volta che, negli ultimi tre anni, si era trovata impossibilitata a trascorrere una notte in serenità: si sedette ai piedi di un albero, tirò le ginocchia al petto circuendo le gambe con le braccia, e aspettò che la pioggia smettesse di cadere giù incessante. Cercò di stringere i denti, che però si prendevano beffe di lei sbattendo fra loro a causa del freddo penetratole fin dentro le ossa, e si ripeté in loop che prima o poi la tempesta sarebbe passata, consapevole che il freddo la indeboliva, la piegava, la logorava, ma non la uccideva.

 Cercò di stringere i denti, che però si prendevano beffe di lei sbattendo fra loro a causa del freddo penetratole fin dentro le ossa, e si ripeté in loop che prima o poi la tempesta sarebbe passata, consapevole che il freddo la indeboliva, la pie...

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Il sole era sorto da un po' e stava ancora piovendo. Le era capitato spesso di trovarsi rallentata da giorni e giorni di pioggia torrenziale; durante il giorno, però, si faceva forza e cercava un riparo, e non si fermava finché non lo aveva trovato. Ma quel giorno era diverso. Quella mattina si sentiva fisicamente ed emotivamente devastata e cominciò a pensare che se quel freddo per una buona volta l'avesse uccisa, le avrebbe fatto un grandissimo favore.

Per tutta la notte precedente non era stato il pensiero del 'sopravviverò, devo solo resistere' a tenere la propria mente occupata, bensì un'ormai consueta e comprensibile domanda: perché mai si rifiutava di uccidere Alexander Sartori?
Davvero era solo perché era uno dei cinque neonati nel carretto? Cominciò a dubitarne.

Una cosa che Kami desiderava fortemente era vendicare Magdalena. Però Alex... Alex lo desiderava ancora di più. La loro era senz'altro un'attrazione solo fisica, di certo non corrispondeva a quell'amore che gli umani decantavano e di cui aveva letto molto nei libri, anche se non sapeva bene cosa esso fosse, visto che non l'aveva mai provato. Anzi, lo trovava un sentimento ridicolo, e dubitava fortemente che i demoni fossero in grado di amare, soprattutto se le creature appartenevano a una specie opposta.

Eppure, anche se lo aveva capito troppo tardi, per Magda aveva provato una forma d'amore. L'aveva amata e continuava ad amarla, come si ama una madre. Però l'amore che schiavizza due individui tra cui non sussiste un legame di parentela - anche se mellifluo, come Anya e Bass - le era sconosciuto.

Era certa, comunque, di non amare Alex. Come poteva amare qualcuno con cui aveva avuto così poco a che fare e che contemporaneamente odiava?

Il fatto di non riuscire a decifrare ciò che sentiva dentro la stava, con giusta ragione, facendo impazzire. Ma, a quanto pareva, non era l'unica ad aver perso qualche rotella: Alex apparve in piedi di fronte a lei. Era completamente fradicio, ovviamente, ma lui, a differenza della demone, non pativa il freddo, anzi, era perfettamente a suo agio. Il naso aveva smesso di sanguinare, ma presentava un ematoma evidente, segno dell'ancora non completa guarigione.

Immunda et Maledictus - Gli EléctaWhere stories live. Discover now