Capitolo X

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Quando Alexander e Sebastian Sartori rientrarono a casa dalla tavola calda, trovarono un post-it attaccato al frigo da parte di Anya in cui c'era scritto che era andata a una festa. E mentre il demone, furioso, uscì di nuovo a fare una passeggiata lì attorno per placare i nervi, l'angelo si soffermò ad analizzare la strana sensazione di formicolio sottopelle che percepiva.

Sentiva il fetore di Kamila, quindi gli venne naturale pensare che probabilmente, a furia di usare i suoi poteri paranormali, lei avesse infestato - o marchiato come un gatto in calore - l'intero paese di zolfo, tant'era vero che, dovunque lui si trovasse, ormai lo percepiva forte e chiaro. La questione, però, era che quella sera sentiva proprio la sua presenza, e la sentiva lì, nella propria dimora. Rabbrividì.

Qualche ora prima, Kami si era presentata alla locanda con le carcasse di tre cervi e due cinghiali e aveva detto loro d'essere in ripartenza e, i sentimenti che da allora lui aveva cominciato a provare, erano in netto contrasto fra loro: da un lato sperava che se ne andasse e che non ritornasse mai più; onestamente non gli interessava sapere cosa fossero e perché si trovavano sulla Terra, piuttosto che all'inferno o in paradiso. Non nelle condizioni barbare di Kamila, almeno. Alex desiderava solo che i genitori entrassero dalla porta, dessero loro le dovute spiegazioni e che tutto ritornasse alla normalità, per quel che si poteva. Dall'altro lato, però, l'idea di non rivederla più lo faceva sentire strano... come vuoto.

Mio Dio, sto uscendo fuori di senno, pensò. Intanto, le sue gambe avevano cominciato a muoversi come se avessero vita propria in direzione della scala che conduceva al piano superiore. L'istinto lo condusse dritto in camera di Anya. Se la bionda avesse saputo che ci stava entrando senza il suo consenso gli avrebbe cavato gli occhi dalle orbite. Aprì adagio la porta e notò una sagoma scura sul materasso. La riconobbe immediatamente.

Dal respiro pesante, capì che la ragazza fosse caduta in un sonno profondo. Non sapeva se esserne sconvolto o cosa. Si domandò se la 'gemella' fosse consapevole che la psicopatica che aveva stravolto le loro vite si era impadronita della sua camera.

Si avvicinò, cercando di non fare neppure il più insignificante rumore; se Kami si fosse svegliata sentendosi osservata, l'angelo non avrebbe fatto neppure in tempo a sbattere una volta le ciglia che si sarebbe ritrovato con la carotide recisa o il collo spezzato. O ridotto direttamente in un mucchietto di cenere.

Non aveva nemmeno chiuso le persiane; la luce della luna piena filtrava dalla finestra e le illuminava appena il volto niveo rivolto verso il soffitto. Alex non riusciva a credere che un essere così tanto perfetto, dai lineamenti di una dea, fosse in realtà un orripilante, disgustoso e pericoloso mostro.

Eppure, sin dal primo momento in cui Kamila aveva varcato la soglia della tavola calda, lui si era sentito come una di quelle minuscole e impotenti calamite che si attaccano al frigorifero: lei lo attraeva, e la cosa lo compiaceva e spaventava al contempo. Immaginava che la sua fosse semplice curiosità, voglia di sperimentare qualcosa di diverso. Chissà cosa si provava. Chissà cos'aveva provato Bass, la notte precedente, mentre la faceva sua.

Al ricordo di ciò che era accaduto, il respiro del diciannovenne si fece ansante, così sospirò per calmarsi. Avrebbe dovuto allontanarsi da lei, ne andava della propria incolumità. Invece, molto lentamente si sedette sul bordo del letto e tornò a contemplare la meravigliosa creatura che riposava sul letto di Anya.

Era così fragile, in quel momento. Alex avrebbe potuto ucciderla in quel preciso istante e lei nemmeno se ne sarebbe accorta. Quel pensiero, in realtà, lo aveva accompagnato per la maggior parte dei minuti nell'ultimo giorno e mezzo, ma non quella sera, non in quel momento.

Perché in quel momento avrebbe tanto voluto poterle spostare dal viso le ciocche scure e scarmigliate, avrebbe voluto carezzarle le gote pallide, sfiorare quelle labbra grandi e carnose, così invitanti, con le proprie; se avesse sforzato l'udito, avrebbe quasi potuto sentirle richiamarlo tentatrici, come le mitologiche sirene con i pescatori. E sentì chiaro e tondo anche il sesso pulsare e irrigidirsi.

Immunda et Maledictus - Gli EléctaWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu