Capitolo II

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Mi sono rotta le ovaie di viaggiare in autobus, pensò la demone.

Erano ore che un umano occupava il posto accanto al suo; l'alito gli puzzava di whisky misto a tabacco e pesce putrescente. Le faceva nausea e percepiva fosse un depravato: poco prima, con la scusa di sapere che ore fossero, l'aveva afferrata per l'avambraccio in una presa languida e le aveva dedicato un sorriso sfacciato.

Sarebbe scesa alla sua stessa fermata, lo avrebbe attirato in disparte e lo avrebbe sgozzato. E, cosa più importante, si sarebbe appropriata dei soldi che aveva nel portafoglio; mentre l'uomo vi tirava fuori una bustina di antinfiammatorio orosolubile aveva notato una bella mazzetta di banconote.

Non avrebbe mai smesso di uccidere così, a sangue freddo. Dopo averlo fatto si sentiva ricaricata di un'energia pazzesca, come se lei fosse una batteria e le vittime la corrente elettrica. Era la sua natura, c'era ben poco che si potesse fare al riguardo.

Successivamente alla morte di Magdalena, la sua allevatrice, Kamila aveva scoperto che non era vero che uccidere l'avrebbe riportata all'inferno. «Uccidere esseri umani non è un'azione buona e giusta, nemmeno per un demone. Se lo farai, mi disse Ézre, la terra sotto ai tuoi piedi si disserrerà e sarai risucchiata negli inferi e ti torturata con le loro fiamme per l'eternità, come punizione divina» le diceva. L'unica bugia che le aveva raccontato sulla sua natura, su Ézre, sui quattro giorni in cui aveva sostato nella vecchia casa vicino Varsavia, prima di isolarsi nel cuore dei boschi per proteggerla. Una bugia a fin di bene, per il suo bene. All'epoca era una bambina e, quando si raccontano certe storielle dell'orrore agli infanti, persino un bambino demone se la fa sotto dalla paura. Lo aveva fatto solo per lei, per tutelarla. E, perché no, per tutelare anche se stessa e i poveri malcapitati che, altrimenti, Kami avrebbe volentieri sventrato.

Poche settimane dopo la sua scomparsa, la Maledictus aveva detto a se stessa che, a conti fatti, non sarebbe stato possibile mettersi a cercare tre demoni e un angelo in giro per il mondo. Insomma, la Terra è immensa! Aveva pensato che subire le più atroci torture in mezzo alle fiamme degli inferi fosse l'unica cosa che le spettasse di diritto. Lei era un demone, e la casa dei demoni, lo sanno tutti, è l'inferno, perché sono degli orribili mostri. Perché sono la personificazione del male.

Sentiva profondamente la mancanza di una casa in cui rifugiarsi, di un genitore con cui dialogare – anche se in monosillabi – e per cui valesse la pena restare viva. Aveva pensato di farla finita.

3 anni prima

Una mattina, pochi giorni dopo la sua fuga, mentre albeggiava cacciò un cervo: era davvero enorme. Con i suoi artigli gli staccò un bel pezzo di muscolo e cominciò a gustarselo, dopo averlo leggermente abbrustolito tra le fiamme da lei medesima generate; perché in tutta la sua vita non aveva mai mangiato carne che non fosse al sangue. Molto al sangue.

Quella mattina era talmente concentrata sul suo pasto da non sentire appropinquarsi un cacciatore con al seguito una cagna scodinzolante e bavosa. Fu tutto troppo veloce: uno sparo e, a seguire, un bruciore lancinante alla spalla sinistra. L'uomo le aveva sparato con il proprio fucile da caccia. Nessun essere vivente poteva scalfirla a mani nude, ma le armi sì, quelle le facevano un male terribile.

Lo sentiva inveirle contro con frasi come: «Finalmente ti ho trovata, bestia!», «Sono settimane che cerco l'animale che sbrana i cervi!» e «Cosa cazzo sei?»

Almeno credeva, non ne era certa. Perché il dolore era talmente forte da ovattarle l'udito. Mentre premeva la spalla sinistra con il palmo della mano destra, la cagna corse verso di lei e tentò di morderle il polpaccio. Si frantumò i canini, povera creatura. Kamila non ci pensò neppure mezza volta prima di afferrarla per la gola e spezzarle l'osso del collo. Il cacciatore non la prese affatto bene, no. Cominciò a sparare a vista. Kami si alzò e si mise a correre. Era veloce, come anche il cacciatore. Prima di poter raggiungere un tronco d'albero utile a ripararsi, le prese di striscio il fianco prima, e la coscia destra dopo.

Immunda et Maledictus - Gli EléctaWhere stories live. Discover now