Capitolo XXI

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Kamila ce la mise tutta per allontanarsi il più possibile da Sorrento

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Kamila ce la mise tutta per allontanarsi il più possibile da Sorrento. Per allontanarsi il più possibile da Alexander Sartori.

Nei suoi primi sedici anni di vita, poche volte aveva agito in maniera riflessiva e, dopo la morte di Magda, suo unico punto di riferimento, quel poco di lucidità era andata a farsi benedire.
Quella notte non si era smentita e stava continuando a commettere un errore dopo l'altro. Invece di rilassare i nervi e nascondersi fra i vicoli per fargli perdere le sue tracce, Kamila fuggì a perdifiato senza preoccuparsi di disseminare il tanfo dello zolfo, senza una meta premeditata, ritrovandosi casualmente a sfrecciare fra gli alberi di ulivo in mezzo alle campagne.

Riuscì ad allontanarsi giusto di una manciata di chilometri prima che le 'batterie' si esaurissero. Solo innalzare una cupola invisibile attorno al parco - e soprattutto mantenerla attiva per diverso tempo - le era costata una fatica immane; la fuga le aveva risucchiato le ultime energie, era distrutta, assonnata. Inciampò e cadde rovinosamente, ruzzolando sul terreno arido e marmoreo che da diverso tempo non veniva dissodato. Risollevatasi a carponi, con un lembo di felpa si ripulì alla meglio il volto lercio di polvere e tossì.

Uno scricchiolio poco distante la fece trasalire. Rigida come un ciocco di legno, voltò il capo, ritrovandosi due fanali puntati addosso. Un miagolio e, a seguire, le fusa di una gatta calico, permisero alla demone di rilassarsi, per modo di dire. La gatta si strusciò contro il suo gomito in cerca di attenzioni e Kami, dopo aver sospirato, la accarezzò.

«Adesso però vai...»
L'animale, che nel frattempo aveva cominciato a leccarsi le zampe anteriori con cui poi carezzava le vibrisse, la guardò e, in disaccordo, non si mosse. «Vai!» ribadì perentoria, indicandole un punto indefinito in mezzo a quel lugubre buio.

La micia quindi balzò all'indietro e saettò via nella direzione opposta, probabilmente verso casa, dato che aveva tutta l'aria di essere addomesticata.

In diciannove anni, Kamila aveva ucciso animali solo per nutrirsi e difendersi. Ai gatti, però, non aveva mai torto neppure un pelo. In primis perché erano le uniche bestie a trovarla pressoché indifferente: non le ringhiavano contro, né mugolavano con la coda fra le gambe; dall'altro lato, lei riteneva loro animali superiori, egoisti e approfittatori. Quando li trovava in branco, le veniva spontaneo pensare - ironicamente - che si stessero organizzando per conquistare il mondo. Insomma, li vedeva come creature infernali, nonché suoi simili, e per quello li aveva sempre graziati.

Si liberò del grosso zaino e strisciò ai piedi di un ulivo secolare. Sentiva freddo, ma non possedeva forze sufficienti neppure per appiccare un fuocherello. Non avrebbe dovuto fermarsi, ma a cosa sarebbe servito continuare a fuggire? Aveva sbagliato completamente i modi, e ora Alex la stava tallonando. Poteva distinguere la potenza del suo effluvio avanzare indisturbato; tempo qualche secondo e l'avrebbe raggiunta. Secondi preziosi, per lei, per riprendere fiato. Si impegnò a regolarizzare il respiro e recuperare almeno una piccola percentuale di energia.

Immunda et Maledictus - Gli EléctaWhere stories live. Discover now