Capitolo XXXVII

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«Continuo a essere dell'idea che stiamo per fare una cazzata colossale» disse Anya. Lei e Bass non si erano allontanati troppo dalla locanda, dopo la chiusura. Stavano passeggiando a passo di lumaca in direzione della zona residenziale in cui abitavano.

Kamila aveva detto che avrebbe dormito nel bosco; da quando Daniel era tornato dalla Svizzera, o meglio, dalla Francia, lei non aveva più dormito da lui. Se lo raggiungeva alla baita a Merano era solo per fare sesso, poi, distrutta dentro e fuori, andava via. E dopo il discorso a cuore aperto sostenuto con Alex, non le era sembrato nemmeno più il caso di invadere casa Sartori. Più precisamente la camera di Alex. Soprattutto nelle condizioni in cui la riduceva Daniel.

Bass, attraverso il vetro della porta sul retro della cucina, l'aveva vista imboccare il sentiero che collegava la locanda al bosco di faggi alle spalle. Significava che non avrebbe passato la notte con Daniel.

Inoltre, Alex era andato via poco dopo Kamila dicendo di sentirsi a pezzi. Voleva dire che il fratello con la mania del controllo era fuori dai piedi e l'elemento del gruppo a cui erano interessati era da solo e poco distante.

«È una cazzata colossale sicuramente» confermò Bass, «ma è l'occasione perfetta, quella che aspettavamo da dieci giorni.»

Anya venne scossa da un fremito. Forse aveva sbagliato a uscire con dei pantaloncini così corti, anche se facente parte del piano. «Lo so, ma...»

Bass arrestò di colpo il proprio cammino e si piazzò davanti alla ragazza. Il pietrisco stridette sotto la suola delle Nike. «Ma?» Sfilò una Camel dal pacchetto e la accompagnò alle labbra.

Anya attese che Bass la accendesse, prima di rispondere: «Ho una cattiva sensazione, paura che possa andare storto qualcosa».

«Ecco, hai detto una cosa giusta: hai paura. Che è ben diverso dal brutto presentimento che pensi di avere. Rilassati, sarà tutto finito prima ancora che tu te ne accorga. Kamila è vicinissima. Anzi, smettiamola di parlarne» e allungò lo sguardo oltre le spalle di Anya, dietro le quali la Locanda dei Sartori era diventata piccola al pari di una mano aperta. «Abbiamo imparato a voler bene a Kamila, e presumo che lei ricambi l'affetto, anche se a modo suo. Ma questo non cambia ciò che è: una psicopatica. Se ci stesse seguendo e ascoltando?» Si chinò per mordicchiarle affettuosamente il mento e la prese per mano.

Ripresa la marcia, Anya borbottò: «Devo essere proprio sincera? Spero ci stia seguendo e che mandi a puttane il piano».

Bass la guardò in tralice, ma non fece in tempo a fiatare una sillaba, poiché l'esca perfetta si palesò loro attraverso un chiassoso cicaleccio. Intrecciò le proprie falangi a quelle di Anya e strinse la presa.

Lei sollevò il braccio libero verso l'alto e lo lasciò ricadere lungo il fianco. «Un gruppetto di ragazzini ubriachi? Ma sei serio?»

«Sono perfetti» sussurrò lui, senza staccare lo sguardo indagatore dal trio di minorenni di sesso maschile impegnati ad ascoltare musica dal cellulare e fumare erba su una delle due panchine in marmo della piazzetta alla sinistra dei demoni. «E anche il luogo è perfetto.» Tranquillo e isolato, vicino alla taverna e quindi al bosco dove Kamila si era stabilita per la notte.

Quella piazzetta era davvero troppo piccola, ma rigogliosa di cespugli verdeggianti e di profumati glicini in fiore. Tuttavia, nessuno la frequentava perché isolata e poco illuminata, ad eccezione, appunto, di chi aveva la mera intenzione di appartarsi, per pomiciare o sballarsi.

Anya era agitata e il battito troppo veloce del suo cuore fece irrigidire Bass. «Non... non dobbiamo farlo per forza.»

«Vuoi che Kamila resti a Sitone ancora un po', oppure no?»

Immunda et Maledictus - Gli EléctaNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ